Un piglio vivace, alla mano, da divoratore del mondo. Così si presenta Francesco Nicodemo quando gli propongo un immaginario salottino letterario in cui confrontarci. Autore del saggio Disinformazia. La comunicazione al tempo dei social media, edito da Marsilio Editori, e perito di comunicazione a Palazzo Chigi, con quattro chiacchiere mi presenta, senza mettere in vetrina, il suo campionario di idee e esperienze.
Gli chiedo, innanzitutto, cosa lo ha spinto a occuparsi di comunicazione. Mi rivela subito che è stata proprio la curiosità a spingerlo in questo settore, l’ansia di dover leggere la realtà e di doverla comunicare. Ha incontrato persone lungo il suo iter che gli hanno dato fiducia, che lo hanno fatto lavorare sodo in un campo in continua evoluzione.
Immediatamente fa trapelare la sua passione per la scrittura. Occupandosi di comunicazione politica ha potuto produrre molti contributi scritti. Aveva un blog, scrive su diverse testate giornalistiche, sui social network, ha uno spazio su Medium. Un vero e proprio animale sociale, al passo con i tempi ma anche capace di sorvolare sulla realtà per indagarla meglio. Francesco Nicodemo descrive con autentica devozione il suo lavoro, che lo porta a studiare e aggiornarsi di continuo. Un curioso che, nel suo campo, ha ragione di esserlo e di nutrirsi di fenomeni sempre nuovi.
La parte che preferisce è il dialogo, il confronto. È un grande conoscitore dell’uomo, e lo si nota dalla sua voglia di coinvolgere, di capire cosa la gente pensa realmente. Non si distrae mai, sa che la chiave è prestare attenzione a tutto. La fonte di forza e motivo di perpetuo miglioramento è da sempre la sua famiglia.
Dove si colloca Disinformazia nel mondo di Francesco Nicodemo?
Passo a chiedergli qualcosa del suo libro, Disinformazia. La comunicazione al tempo dei social media. Mi interessa sapere come si inserisce la scrittura di un saggio sulla socialità e la comunicazione in un’epoca come la nostra, in cui tutto sembra in crisi.
“Ogni epoca ha i suoi valori predominanti e di solito c’è chi rimpiange quelli persi. Credo che ci sia un’evoluzione continua e che sia necessario adattarsi ai tempi e alle nuove esigenze che emergono. Non si va necessariamente verso un sistema di valori migliore o peggiore, di base sono un ottimista ma se posso esprimere un auspicio, è quello di coltivare maggiormente il senso di comunità, lo stare assieme, il confrontarsi e il condividere. Anche in Disinformazia parlo di questo aspetto. Il discorso parte dalle dinamiche della rete ma sottolineo come sia online che offline, la dimensione collettiva sia indispensabile ad affrontare le sfide che ci attendono anche perché a grandi linee sono le medesime per tutti, il destino è comune.”
Sottolinea che scrivere un libro è stato diverso da tutto il resto, perché è come mettere ordine tra le idee. Ha messo al mondo Disinformazia raccogliendo suggestioni lette e sviluppate nel corso del tempo.
Il salottino letterario si tinge della policromia dell’arte. Da alcuni tweets di Francesco Nicodemo avevo desunto la sua passione artistica. Lui si dichiara perennemente attento a ciò che suscita emozioni e quindi alla costante ricerca di arte.
“L’arte offre una lettura non banale della realtà, è il filtro attraverso cui l’autore la vede e la interpreta, ma il modo in cui noi percepiamo quell’opera suscita in noi sensazioni personali. L’arte crea un dialogo che va oltre il tempo e lo spazio tra autore e spettatore, è un modo per dilatare il tempo, per riflettere, per rallentare i ritmi e forse, mai come in questo periodo, se ne sente il bisogno.”
Il suo lavoro e la sua personalità, dunque, lo rendono uno spirito eclettico, sensibile a ogni suggestione. Si dice un amante delle discipline umanistiche, ma come si deduce anche da Disinformazia, ha anche fiducia nella scienza, consapevole del fatto che si viva meglio di anni fa.
“Facciamo un esempio. Oggi si parla molto di fake news e disinformazione ma invece di limitarci a quantificare il fenomeno, proviamo a chiederci: perché le persone credono a notizie false o inesatte? Probabilmente perché c’è sfiducia nei confronti delle Istituzioni e dei corpi intermedi. Come si può governare questa tendenza? Con il confronto, con il dialogo e allenando il pensiero critico e cosa, se non le discipline umanistiche, possono servire allo scopo?”
Mi tolgo un’ultima curiosità prima di lasciare, a malincuore, questo piacevole salotto letterario. Gli chiedo di tramutarsi in Cassandra e di azzardare una profezia per il futuro. Secondo lui, le principali perplessità economiche che si nutrono oggi sono un prodotto della globalizzazione, che più di essere di per sé un fenomeno negativo è stato gestito e governato con poca preparazione. Spera che si riesca a conciliarlo con innovazioni tecnologiche, Welfare State e tutela dei lavoratori.
Ma il perno del nostro futuro come umanità, consiste in altro.
“Dobbiamo prenderci cura delle persone, delle loro rivendicazioni” dice con calore.
“Questo discorso coinvolge anche aspetti morali perché l’insoddisfazione, l’indifferenza e ciò che ne deriva partono da qui. Non voglio fare supposizioni di carattere sociologico, mi limito a dire che la mancanza di fiducia nelle Istituzioni, nei corpi intermedi, nella politica può nascere dalle mancate risposte date negli anni alle istanze delle persone. Probabilmente i prossimi anni saranno caratterizzati da tentativi e ipotesi per risolvere questo dilemma.”
Ringraziamo di cuore Francesco Nicodemo per la gentilezza e la disponibilità offerte.
Francesco Nicodemo, i libri
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