Gioventù senza Dio di Ödön von Horváth | Recensione

Gioventù senza Dio di Ö. von Horváth | Recensione

Gioventù senza Dio (Jugend ohne Gott) è un romanzo scritto da Ödön  von Horváth, pubblicato nel 1937. Il romanzo esplora temi come l’importanza della morale, la disumanizzazione promossa dal regime nazista e come quest’ultima stesse forgiando le nuove generazioni.

La trama di Gioventù senza Dio 

Anni ’30, Germania. Un professore di storia e geografia in una scuola media di paese si ritrova a fronteggiare gli effetti della propaganda del regime nazionalsocialista, che ha plagiato i suoi alunni. È ciò che preannuncia Gioventù senza Dio di Ödön von Horváth, un romanzo dove i ragazzi, ormai indottrinati, non esitano a esporre in un compito in classe pensieri sulla superiorità dei bianchi e sull’idea che la vita dei neri sia meno importante. Di fronte a questa disumanizzazione, il professore affronta una dura lotta interiore: da un lato vorrebbe salvare e redimere questi ragazzi, dall’altro sa che esporsi e fare affermazioni controverse rispetto a quanto affermato dal regime potrebbe costargli la vita. Il fulcro centrale della storia si svolge durante un corso di addestramento premilitare, dove si consuma una tragedia: N., uno dei ragazzi, viene trovato morto. Da qui parte un processo che coinvolge Z., la sua fidanzata Eva, e T. Nel frattempo, il professore, con l’aiuto del collega Julius Caesar, cercherà di scoprire il vero colpevole.

Recensione

Gioventù senza Dio di Ödön  von Horváth è una potente critica alla società del tempo, responsabile della brutalità di questi ragazzi, incapaci di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Il vero problema è alla radice: in una delle prime scene, il padre di N. si presenta furioso ad un colloquio con il professore, minacciando di non fare mai più affermazioni simili a quelle espresse in merito al compito di N., in cui il ragazzo aveva scritto che la vita dei neri non aveva lo stesso valore di quella dei bianchi. In Gioventù senza Dio di Ödön von Horváth il campo di addestramento diventa per questi giovani il luogo in cui si troveranno faccia a faccia con i risultati del regime, un indottrinamento che li ha resi forti della loro presunta superiorità, sicuri di sé, ma incapaci di gestire le accuse che si scambieranno. T., ad esempio, non reggerà la pressione del professore che lo incalza a confessare l’omicidio e si suiciderà. Eva, invece, incarna la ribellione al sistema: in un contesto in cui le donne sono relegate ai margini, lei rappresenta la libertà di spirito. La costante esposizione alla crudeltà e all’ingiustizia costringe il protagonista a confrontarsi con la questione dell’esistenza del male.

In Gioventù senza Dio di Ödön  von Horváth l’elemento fede è centrale ai fini della comprensione, il professore ribadisce più volte di essersi allontanato da Dio dopo gli eventi della Prima Guerra Mondiale e spesso, nel suo flusso di coscienza, intrattiene conversazioni con lui, interrogandosi su come sia possibile continuare a credere nella benevolenza divina in un mondo così corrotto. Con il suo coinvolgimento nelle indagini, il protagonista decide di opporsi al regime non solo come atto politico, ma anche come atto morale e spirituale. In Gioventù senza Dio di Ödön von Horváth il suo rapporto con Dio si manifesta attraverso la ricerca di verità e giustizia, nel tentativo di riaffermare la propria fede. Più volte il professore si riferisce ai ragazzi paragonandoli a dei pesci, metafora della condizione degli individui sotto il regime totalitario: come pesci in un acquario, gli studenti, e più in generale la società, sono intrappolati in un sistema che limita la loro libertà e le loro possibilità di crescita personale, privandoli del libero arbitrio. Alla fine, il professore trova il coraggio in un silenzioso atto di ribellione, lasciando il paese per andare in missione cattolica in Africa, per insegnare ai neri.

Fonte immagine: Castelvecchi editore

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