“I due volti del Tempo: su caso e sincronicità” è l’ultimo saggio di Alessandro Orlandi, edito per la Stamperia del Valentino nella Collana di Studi Tradizionali I Polifemi. L’autore, insegnate e matematico, da sempre appassionato di simbologia e storia delle religioni, ha già pubblicato vari testi al riguardo. Il nuovo saggio si propone di indagare il principio di sincronicità attraverso un excursus che è anche un viaggio temporale nella storia passata, indagando il concetto di tempo nelle varie culture ed epoche sia da un punto di vista spirituale, indagando il rapporto tra magia e religione, nonché i vari sistemi divinatori esistenti, per arrivare al concetto di tempo per le scienze.
I due volti del Tempo: caso e sincronicità tra magia e religione
Gli esseri umani tendono a vedere nelle vicende che segnano le loro vite (nascita, morte, l’incontro con la persona amata, la vincita a una lotteria…) l’azione di una forza superiore: la forza del Fato e del Destino, una “coincidenza significativa”.
Il punto di partenza dell’analisi di Alessandro Orlandi è proprio in concetto di coincidenza. L’indagine coinvolge i vari campi del sapere, dalla psicoanalisi alla fisica, per arrivare alle arti divinatorie e alla magia nonché alla storia delle religioni orientali e occidentali. L’autore cerca di spiegare il concetto di sincronicità introdotto da Jung accanto a quello di causalità volto a comprendere quegli eventi che non sono riconducibili al principio di causa-effetto ed essendo irriproducibili, non sono presi in considerazione dalle scienze. A tutti è capitato di trovarsi, almeno una volta nella vita, di fronte ad una situazione stranamente atipica alla quale viene attribuita una pregnanza particolare; il fattore emotivo, spiega l’Orlandi, è sicuramente fondamentale in queste situazioni; ognuno assume di fronte ad un dato evento un atteggiamento differente; l’uomo, in quanto essere razionale, tende a voler spiegare ogni situazione, a conferire a quel dato evento un’importanza più o meno rilevante e simbolica. Indagando tale concezione l’autore mette in evidenza il legame che sussiste tra magia e religioni nella comune necessità di spiegare determinati eventi attraverso l’intervento divino nella realtà. Nelle religioni, in particolare, tale incontro è propiziato da riti che uniscono i due piani, come per il symbolon greco che consisteva nella riunificazione di due pezzi di terracotta che permettevano di riconoscere il viaggiatore che tornava in patria al quale veniva consegnato alla partenza un pezzo di terracotta, l’unico che coincidesse con quello rimasto in patria. Il simbolo è quindi il punto di coincidenza tra visibile e invisibile.
La volontà da parte dell’uomo di comprendere il significato di tali simboli o coincidenze significative è dimostrata dall’esistenza di differenti sistemi divinatori quali l’I Ching cinese, alla base del confucianesimo e della filosofia del wu-wei di Lao-Tzu e del taoismo. Secondo tale sistema, l’opposizione dell’uomo alle leggi dell’universo, frutto dell’ignoranza e tipico dell’Ignobile, condurrebbe alla sciagura. Il nobile è invece colui che si adegua al tempo, come se fosse in grado di ascoltare una musica non accessibile all’ignobile. Il secondo sistema divinatorio preso in considerazione è quello dei tarocchi: il termine deriverebbe dall’egiziano antico tarrog: “il sentiero Reale della vita”. La diffusione in Italia avviene in particolare nelle corti, dove i tarocchi assumono il nome di Trionfi.
“Nell’interpretare le lame dei Tarocchi si possono assecondare speranze e timori del consultante, o approfittare della sua fiducia facendo leva sui suoi desideri e timori, o fare uso della semplice fantasia, leggendovi vuote proiezioni.”
Ultimo sistema divinatorio indagato è l’Astrologia. Le stelle sono da sempre un punto di riferimento per l’orientamento dell’uomo sulla terra nonché nella propria vita e infatti tale sistema ha origini antichissime. Le costellazioni non rappresenterebbero solo una mappa per l’uomo, bensì esercitano dei veri e propri influssi sulle inclinazioni nonché sulle decisioni di ciascuno.
“Messa al bando dal concilio di Trento tra il 1545 e il 1563, confutata dalle teorie copernicane, l’Astrologia continuò ad essere praticata anche dagli scienziati, ad esempio da Keplero (che si manteneva anche redigendo oroscopi) e da Isaac Newton e nel XX secolo venne utilizzata come strumento terapeutico da psicanalisti come Carl G. Jung e Ernst Bernhard.”
Ma tale sistema divinatorio consiste, secondo gli studi dell’autore, nel mettere in relazione l’io dell’uomo con il divino, attraverso il “contatto con i proprio Dei interiori”.
Il tempo della scienza…
“Nel suo libro sulla Sincronicità Jung, d’accordo con il premio Nobel per la fisica Wolfgang Pauli, definì la Sincronicità come un princìpio non causale, che collega tra loro due eventi per via del contesto in cui appaiono contemporaneamente, che rafforza il significato di entrambi agli occhi di chi li percepisce.”
Ciò che viene messo in rilievo è l’aspetto psicologico, fondamentale per comprendere il concetto di sincronicità. Il percorso dell’autore ripercorre le maggiori scoperte scientifiche in relazione al tempo, mettendo in evidenza come tale nozione subisca un graduale processo di indeterminazione e relativizzazione (Heisenberg e Einsein), mettendo in crisi le concezioni precedenti di staticità relative al tempo; l’analisi dettagliata e totale dell’autore mette comunque in rilievo la persistenza della componente oggettiva del tempo della fisica, rispetto a quella soggettiva della psiche.
…e quello dello spirito.
L’indagine dell’autore sul tempo non esclude dunque nessun campo, arrivando anche a quello della spiritualità. A partire da Paltone e alla sua distinzione in krόnos e l’aiόn, il tempo della terra, della mutevolezza e della caducità e quello del Cielo dell’eternità e dell’ipostasi, in lotta tra di loro per impadronirsi dell’uomo, si arriva alle dottrine induiste e buddhiste, anch’esse scindibili in una natura ciclica e terrena e in una trascendente. Infine l’analisi si concentra su quelle occidentali, partendo da sant’Agostino e le sue concezioni di passato come memoria e futuro come attesa. La ciclicità orientale si oppone alla linearità occidentale, nella quale l’incontro col divino si realizza però solo nel suo rapporto con l’altezza e nella sua dimensione di verticalità.
Ed è proprio in questo incontro tra la dimensione verticale e quella orizzontale che si realizza il concetto di sincronicità; quell’incontro che per le religioni occidentali è incontro col divino. Tale principio si presta dunque alla spiegazione di fenomeni altrimenti considerati paranormali e inspiegabili da parte della scienza; le illuminazioni dei mistici per i quali gli uomini comuni sono ciechi, e dove il coinvolgimento emotivo è sicuramente un fattore predominante.
Al termine della sua indagine sui due volti del tempo, l’autore ci propone alcuni casi personali di eventi sincronici o coincidenze significative: un libro che cade dall’alto e dà risposte a quesiti attesi per anni o una telefonata rivelatrice che sembra essere del tutto casuale. Esiste dunque un daimon che dirige il nostro destino? Nessuna risposta definitiva a questa domanda; interessante però come la curiosità di un uomo di scienza coinvolga anche il campo “dell’inspiegabile” e forse l’indagine sulle differenti e innumerevoli risposte degli uomini nelle varie epoche ci riporta al punto di partenza, per farci comprendere, forse, che il senso dell’indagine è continuare a porsi degli interrogativi.
Fonte immagine: ufficio stampa.