Il barone rampante. Italo Calvino | Recensione

Il Barone Rampante

Il “Barone rampante”. Un analisi della trilogia “I nostri antenati”

Un romanzo di formazione che ci insegna a essere liberi

Se le due storie analizzate in precedenza (“Il cavaliere inesistente” e “Il visconte dimezzato”) si configurano per essere contigue tra loro, il “Barone rampante” irrompe nella narrazione con tutta la sua carica ribelle e adolescenziale, caratterizzato da uno slancio vitale e attivistico in totale contrasto con una certa passività che anima Agilulfo e Medardo. Queste caratteristiche rendono centrale il personaggio di Cosimo, il quale risulta essere probabilmente  il più importante di tutta la trilogia e quello in cui Calvino non condensa solo la sua poetica, ma una parte consistente della sua personalità e delle sue idee.
Nel romanzo il baroncino Cosimo  decide, fin dalle prime pagine del libro, di fuggire dai comuni modi di vita di una società simil-cortese in cui è obbligato a vivere, per rifugiarsi sugli alberi, guadagnandosi il titolo di “barone rampante“.
Calvino, sfrutta la sua storia per legare al tema dell’esilio e della formazione identitaria,  un’altra nozione di importanza immensa e da sempre travisata dalla società postmoderna: la libertà.
La vicenda  inizia da un rifiuto. Cosimo non accetta la sua situazione e decide di cambiare il suo destino. Egli vuole soltanto sentirsi libero di vivere secondo i propri principi. Il giovane baroncino abbandona così la terra, per rifugiarsi sugli alberi, in una condizione di esilio permanente, senza però distaccarsi mai completamente dalla società, e anzi proprio grazie a questa nuova prospettiva dall’alto, riuscirà a comprenderla ancora più a fondo.

Il “Barone rampante”: come porre fine all’esilio della postmodernità

Cosimo fa volontariamente un passo indietro nella società, ma anche nell’umanità. Egli compie un gesto di recupero delle proprie radici, in una direzione quasi rousseauiana, “regredendo” al grado di selvaggio.
La scelta rivoluzionaria di Cosimo rappresenta l’anima della missione della Trilogia.

“Il barone rampante” si fa portavoce della ribellione a una forma statica di vita, improntata all’attesa di qualcosa che sarà, e che rimarrà per sempre in divenire. Staccandosi da una realtà inquinata dalla mentalità del benessere, Cosimo prova a creare invece una sua personale visione della vita, basata su ciò che lo rende felice. Il suo viaggio di formazione avverrà prima con l’affermazione della sua individualità, poi con il recupero di una forma genuina di rapporto con l’altro e con la comunità.  Le sue parole si fanno inno della distruzione del modo di vivere postmoderno, di come porre fine all’esilio individuale.

Capì questo: che le associazioni rendono l’uomo più forte e mettono in risalto le doti migliori delle singole persone, e danno la gioia che raramente si ha stando da soli”. 

La figura dell’intellettuale secondo Calvino

Il contatto diretto con l’altro arricchisce profondamente l’animo del baroncino, che da un semplice mangiagelati diviene contadino, attivista, politico, brigante, letterato e ragazzo di strada. Parte di qualcosa di più grande di lui, che lo arricchisce e allo stesso tempo viene arricchita dalla sua azione, che viene a configurarsi soprattutto attraverso l’impegno sincero e attivo  profuso dal giovane. Cosimo, appassionato lettore di tutto lo scibile umano, cultore delle arti, delle scienze e della politica, rappresenta nel progetto calviniano la figura ideale dell’intellettuale novecentesco. La fuga dalla terra, gli ha permesso di assumere un’altra prospettiva, ne ha ampliato gli orizzonti, ma non lo ha escluso dalla società, nella quale un intellettuale, secondo lo scrittore ligure, deve essere sempre partecipe, una forza attiva, suscitatore di idee, ma anche guida.
“Il barone rampante” diviene così  immagine della storia di un intellettuale illuminista, che osserva il mondo da una posizione privilegiata, e poi prova a operare.  Uno scrittore di Utopie, che mira a costituire una società mitica, la Repubblica di Arborea, dove tutti sono felici e in cui l’ultimo atto eroico di Cosimo  è ancora una volta l’esilio.   Il vero eroe epico diventa quindi l’intellettuale, il quale accetta di porre titanicamente il peso
dell’esilio sulle proprie spalle, in virtù della felicità altrui, indicando alle persone il loro posto nel mondo.

Cosa vuol dire recuperare “I nostri antenati”

I tre romanzi de “I nostri antenati” mostrano attraverso i propri personaggi una carica umana esemplare, così viva da aver conferito alla Trilogia un carattere di vivacità esplosiva che potenzialmente è inesauribile,  in quanto inesauribili sono i modi di riscrivere  la nostra identità. Calvino ci rende partecipi alle vicende esistenziali che tutti noi  viviamo nel corso della nostra vita, ampliando l’orizzonte del suo realismo e conferendogli quasi una sfumatura creaturale. Lo scrittore vuole che si guardi alla trilogia come a un reportage di vicende sul come realizzarsi come esseri umani, attraverso tre grandi approcci alla libertà. “Siete padroni di interpretare come volete queste storie”, con queste parole Calvino da il via al gioco della lettura, dei significati e dei significanti, dei campi semantici che talvolta si sovrappongono, perdono di senso e ne acquistano di nuovo. Le parole si fanno metafora della società, luogo per codificare la realtà, descriverla e poi cambiarla. Simboli liquidi in costante movimento ai quali con libertà possiamo dare la connotazione che più preferiamo.
La trilogia è una grande promessa, un’opera che può permetterci di ritrovare la rotta che abbiamo ormai perso,  che ci aiuta a riacquistare la consapevolezza di noi stessi, della nostra dimensione terrena e spirituale. La lettura de “I nostri antenati”  promette un viaggio attraverso un passato araldico e fiabesco che può aiutarci a recuperare le radici dell’essenza umana contemporanea, mettendo fine al vagabondaggio e all’esilio.

“Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane.” (Italo Calvino-Il visconte dimezzato)

Fonte Immagine Copertina: Flickr

A proposito di Giuseppe Musella

Laureato in mediazione linguistica e culturale presso l'Orientale di Napoli. Amo tutto ciò che riguarda la letteratura. Appassionato di musica, anime, serie tv e storia. Visceralmente legato a Napoli.

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