Una notte a New York di Christy Hall. Recensione della magnetica prova d’esordio alla regia

Una notte a New York di Christy Hall. Recensione della magnetica prova d’esordio alla regia

Una notte a New York di Christy Hall costituisce un sorprendente e magnifico esordio alla regia. Sceneggiatrice, regista e produttrice, Christy Hall sbalordisce per il piglio e l’audacia di questo suo debutto sul grande schermo.

Inizialmente concepito e destinato al teatro, Una notte a New York diviene una meravigliosa pellicola cinematografica, un grande regalo sapientemente e brillantemente confezionato dalla Hall.

Distribuito in Italia il 19 dicembre 2024, Una notte a New York è un film circoscritto in un’ampolla limitata nel tempo e nello spazio (circa 1 ora e 40 minuti la sua durata, e interamente ambientato in un taxi), ma dotato di uno spessore emotivo e riflessivo elevato, tanto da sorprendere per la sua forza comunicativa, che si basa su pochissimi strumenti. Le riprese hanno contato sedici giorni, e le scene (o meglio l’intero film) in taxi sono state girate in realtà su un palcoscenico con schermi LED, atti a riprodurre in digitale gli ambienti esterni, come la splendida, magica e illuminatissima Manhattan.

Il fiore all’occhiello è dato dai protagonisti: la magnetica, e anche co-produttrice del film, Dakota Johnson – che nella pellicola è semplicemente “la ragazza” -, e il più che convincente Sean Penn, Clark il tassista, a cui Dakota ha fatto recapitare una copia della sceneggiatura, convincendolo a partecipare al progetto.

La magia e la verità di Una notte a New York è tutta nella semplicità, anche della stessa trama: una ragazza, che prende un taxi dall’aeroporto JFK, intrattiene una conversazione con il suo tassista, partendo da argomenti di routine per sfociare in delicate tematiche, personalissime, sulle relazioni, i segreti e la loro vita.

Una notte a New York. Trama

Una ragazza (Dakota Johnson) atterra al JFK Airport di New York da un viaggio in Oklahoma, dove fa visita alla sorellastra. Sale sul taxi di Clark (Sean Penn), direzione Manhattan. Dopo le prime consuete chiacchiere su argomenti frivoli e divertenti, i due scivoleranno a poco a poco in una conversazione di profonda sincerità reciproca, svelando ciascuno cose mai rivelate prima a nessuno. Un incidente nel corso del tragitto rallenta il ritorno a casa della ragazza, concedendo a entrambi ulteriore tempo per aprirsi e conoscersi, giungendo, come un gioco, a sfidarsi a chi avrebbe svelato la verità più intima e la storia personale più interessante. Relazioni, infanzia, sesso, passato e presente. Tutto converge in 1ora e 40 minuti nel ristrettissimo spazio di un taxi, tra volante e sedile posteriore. Una semplice corsa in taxi, che diviene per entrambi una preziosissima e fortunata occasione di intima e inattesa riflessione, vomitando fuori ciascuno le proprie fragilità, sia spudoratamente che seraficamente.

Una notte a New York. Recensione

Una notte a New York di Christy Hall è interamente affidato alla sola parola. Manca persino la consueta colonna sonora, che dalla visione di un film generalmente non si smette di canticchiare per un bel po’. Non esiste canzone – solo una sottile musica quasi alla fine, affidata a Dickon Hinchliffe -, non esistono inquadrature diverse da quel taxi, dagli sguardi dei protagonisti (che rivelano quanto sanno sulla vita e sull’amore, sui rapporti) – se non le brevi diapositive della città che non dorme mai, che scorrono velocemente insieme al veicolo. Esistono il taxi giallo, la ragazza e Clark il tassista. Ecco qui contenuto il miracolo della narrazione e la brillante riuscita di questa pellicola, affidata all’interpretazione impeccabile dei due talentuosi interpreti, Dakota e Sean. E questo sfruttando al massimo il minimo che la regia e gli attori hanno a diposizione. Uno spazio ristretto intorno agli sguardi, al tamburellare delle dita di Clark sul volante, all’indice portato tra i denti per la tensione dovuta alla conversazione via chat tra la ragazza e quello che sembra essere il suo uomo. Un piccolo spazio, dove il sacro e autentico valore della conversazione raggiunge picchi sinceri e audaci, pur trattandosi di due persone completamente e reciprocamente sconosciute, anzi, soprattutto per questo.

Dakota Johnson è magnetica, con il suo sguardo, il suo serafico tentativo di rimanere inizialmente scollata dalla densità che inizia a prendere la sua conversazione con Clark. La sua è una performance fatta di difese, ora in allerta ora abbassate, mostrando una genuina vulnerabilità emotiva, attenzione, sagacia e bellezza.

Sean Penn è meraviglioso, straordinario e più che convincente nella sensibilità e saggezza della sua interpretazione. Clark comunica con la ragazza sfoderando con lei anche una certa dose di presunzione nel riconoscere ormai – anche per il mestiere che svolge e sulla base di esperienze personali – determinati stereotipi comportamentali. E mentre lo fa, mentre la scruta, consiglia e osserva, sembra riuscire a colpire nel segno, sebbene lei voglia apparire incrollabilmente sicura. Sean Penn è in grado di conferire al suo personaggio un fascino tra il grezzo e una stravagante cavalleria.

Già sceneggiatrice di It ends with us, Christy Hall si cimenta brillantemente in questa talentuosa prova d’esordio alla regia, puntando all’essenza della narrazione: via i fronzoli, via contorni narrativi atti ad allungare la pellicola, via ulteriori inquadrature, via tutto, tranne la parola, il potentissimo e quasi unico strumento di cui la Hall si serve per arrivare al pubblico, alternata solo dagli sguardi e dalle emozioni che lasciano trapelare i due protagonisti e soli attori del film.

Una notte a New York è la storia di un incontro straordinario dentro e fuori dall’ordinario, puntando il focus su un’importantissima riflessione: l’incontro con un estraneo può essere provvidenziale, miracoloso, una cura, riuscendo anche dove la stessa psicoterapia potrebbe fallire. Infatti, sebbene possa apparire come una scomoda verità, è indubbio che sia possibile aprire la propria vulnerabilità più facilmente ad uno sconosciuto, che non a chi si conosce bene e si ama, a cui invece si tende a nascondere ciò che il cuore prova davvero, il dolore e il peso di dover affrontare determinate scelte e decisioni.

Una notte a New York di Christy Hall. Il magnetismo del dialogo

Serrato, immediato, essenziale, sincero, commovente, intimo, tenero, fragile, potente, Una notte a New York di Christy Hall non è un semplice e consueto film. Una notte a New York rappresenta un viaggio fisico ed emotivo che supera i confini dello schermo, divenendo un piccolo prezioso spaccato di vita. Una scatola che vomita fuori la sua sorpresa, la fragilità dell’essere umani, la vulnerabilità e il viscerale desiderio di liberarsi dalle “corde” e dalle trappole della vita, di “continuare a respirare per rimanere a galla”.

I consigli e la voce di Clark avvolgono come una calda coperta. I timori e il senso d’oppressione provati dalla ragazza straripano dalla commozione dei suoi occhi, e noi vibriamo inevitabilmente con lei. Quello tra la ragazza e Clark è un dialogo disarmante, verace, sincero fino ai limiti della sconsideratezza. Un dialogo che diviene essenza, possibilità, solo grazie ad una componente imprescindibile per tale riuscita: l’ascolto autentico e disinteressato, un grande potere, troppo spesso sottovalutato o bistrattato dall’egoismo e dall’egocentrismo. È proprio la capacità di saper ascoltare l’altro che consente alla verità e al desiderio di abbandono e comprensione di germogliare, direttamente da dentro, da se stessi, senza attendere che qualcuno, forzatamente, debba estorcerli ed esigerli. Un dono dunque contenuto in potenza in se stessi, ma capace di attivarsi solo grazie a determinati approcci relazionali, quelli che inaspettatamente inducono a sentirsi liberi di essere davvero liberi, fragili, vulnerabili e per niente incrollabili.

E Christy Hall vuole presentarci questo spaccato di vita ancora così umano, così autentico, antecedente all’irruzione delle macchine a guida automatica pronte a sostituire i romantici taxi gialli nell’era in cui il desiderio di umanità, di calore umano, risulta quanto mai necessario e urgente. E così la Hall vuole mostrarci che creature empatiche, emotive e sincere possano di tanto in tanto ancora aggirarsi nella fredda e distaccata società della solitudine. Magnifico pensare a come una trentenne possa concedersi a una chiacchierata audace e anche piccante a tratti con un tassista sessantenne assolutamente sconosciuto. I limiti vengono superati, i convenevoli spariscono, il flusso dei discorsi prende l’interessante piega della schiettezza, fino a confluire in un’entusiasmante guerra dei sessi. E non importa chi dei due abbia ragione. Ciò che conta è la potenza della reciproca profondità emotiva, la capacità di redenzione e il tentativo di uscire dal proprio disagio, senso di impotenza e fallimento, che sovente spezzano il respiro, proiettando ordinariamente l’essere a un’esistenza in completa apnea.

Una notte a New York di Christy Hall è il film che non ci si aspetta, quello che fa sorprendere a ritrovarsi con lo sguardo umido di fronte a una tale potenza comunicativa ed espressiva, contando su un’estrema semplicità.

Ormai è anche difficile trovarlo proiettato nelle sale cinematografiche, essendo stato distribuito il 19 dicembre 2024. Tuttavia può essere considerato quasi un film di nicchia, tanto che, pur terminando la distribuzione, può ricomparire in qualche sala o cinema d’essai. Nel caso, non perdete occasione per lasciarvi trafiggere da questa commovente prova d’esordio cinematografica!

Foto di: YouTube

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