Pubblicato in Italia da Giunti Editore, Il colore del nostro cielo è lo splendido romanzo che ha segnato l’esordio letterario della scrittrice indiana Amita Trasi.
Mukta è una bellissima bambina indiana dalla pelle color del miele e dagli occhi verdi splendenti come due gemme preziose e, proprio grazie a queste sue particolarità che non passano certo inosservate, nel villaggio in cui vive, così come è stato per sua madre e per sua nonna prima di lei, avrà l’onore di diventare una devadasi ossia una serva della Dea. Tuttavia, se in un lontano passato esserlo era una fortuna, questo compito ha in seguito assunto lo spiacevole significato di entrare a far parte della schiera di prostitute di cui gli uomini del villaggio si servono per soddisfare il proprio piacere. Nonostante la nonna di Mukta, andando contro la volontà della madre che arriverà a perdere la vita per proteggere la figlioletta innocente da questo atroce e orribile destino, la venda a una donna che si occupa di “reclutare” le future schiave, la bambina riuscirà a mettersi in salvo grazie all’intervento di un uomo che la porterà lontano a vivere con sua moglie e sua figlia Tara. Tra le due, malgrado la differenza di casta, si instaurerà un rapporto di sincera amicizia osteggiato, tuttavia, dalla madre di Tara che non sopporta la presenza di Mukta nella propria casa. In seguito a un attentato in cui la donna perde la vita dopo essere uscita per sbrigare delle faccende di cui avrebbe dovuto occuparsi la ragazzina, Tara arriva a tal punto a odiarla da chiedere a un teppista di rapirla. Passano undici lunghi anni dalla notte in cui Mukta è stata portata via da uno sconosciuto e Tara, da allora, non ha avuto più pace. Per questo motivo è partita dagli Stati Uniti, dove si era trasferita con il padre, per tornare in India con l’intenzione di ritrovare l’amica perduta alla quale, col tempo, scoprirà di essere legata più di quanto avrebbe mai potuto neanche lontanamente immaginare.
Il colore del nostro cielo di Amita Trasi: la purezza dell’amicizia sincera
L’India è uno dei tanti Paesi dove essere donna equivale a una condanna. Lo sa bene l’autrice Amita Trasi – impegnata a collaborare con diverse organizzazioni umanitarie per contrastare il fenomeno della tratta di esseri umani – e lo sanno bene le due protagoniste, in particolar modo Mukta che, come tante, troppe, sue coetanee, prova sulla sua pelle cosa significhi appartenere al “sesso debole”.
Eppure, nonostante le privazioni, gli abusi, l’indifferenza e le crudeltà patite, Mukta si aggrappa con tutte le sue forze a quell’unica speranza che le consente di non lasciarsi andare, soccombendovi, a un destino che altri hanno disegnato per lei: la piccola, ma seppur possibile, eventualità di ricongiungersi con l’amica Tara. E, come lei, anche quest’ultima non demorde malgrado il tempo passato, lo sconforto, le poche possibilità di ritrovarla, sostentata dalla forza di quell’amicizia pura che le lega l’una all’altra al di là degli anni, al di là delle differenze, al di là degli altri.
Il colore del nostro cielo di Amita Trasi è un romanzo forte, sorprendentemente vero e, per questo, impareggiabile dove a prevalere sui tanti colori di un’India variopinta ma al contempo oscura è un sentimento incolore, l’amicizia, cui non interessa altro se non ciò che è custodito nei cuori delle persone che lo provano.