Il colore del silenzio, di Jan Skácel | Recensione

Recensione dell’antologia poetica “Il colore del silenzio” di Jan Skácel

Recensione dell’antologia poetica Il colore del silenzio di Jan Skácel a cura di Annalisa Cosentino, con la postfazione del poeta polacco Miloslaw Mikolajewski

Ogni antologia poetica lascia l’amaro in bocca. Una selezione di brani di fatta male, costruita in maniera arbitraria, senza capo né coda rischia di confondere il lettore, di non fargli cogliere l’essenza della poesia; mentre le antologie fatte bene, quelle che coerentemente seguono il percorso poetico dell’autore non riescono mai a convincerci del tutto che nell’incompletezza si riesca a capire fino in fondo il suo messaggio. L’antologia poetica Il colore del silenzio di Jan Skácel a cura di Annalisa Cosentino  appartiene piuttosto a quest’ultimo gruppo. Il libro, uscito ormai quasi 20 anni fa edito da Metauro Edizioni, dà infatti per la prima volta al lettore italiano una visione complessiva dell’opera dello scrittore ceco. In esso sono presenti poesie tratte dalle sue dodici raccolte scritte dal 1957 al 1989.  L’antologia che ci accompagna pian piano nel mondo del poeta nasce dalla convinzione che alcuni tratti salienti, tematici e compositivi, della poetica di Jan Skácel fossero già maturi ed evidenti nella prima raccolta poetica Kolik příležitosti má růže (Quanti occasioni ha una rosa). D’altronde la sua prima opera vede la luce solamente nel 1957, quando il poeta, all’età di 35 anni, è già maturo.

Il poeta moravo

Nato il 7 febbraio 1922 a Vnorovy, in Moravia, e morto nel 1989, Jan Skácel è uno dei poeti cechi più autorevoli e una delle voci europee più intense del secondo dopoguerra. Visse gran parte della sua vita a Brno, dove diresse la rivista di cultura e letteratura “Host do domu”.  La sua opera è quasi sconosciuta oltre i confini della Repubblica Ceca e della Slovacchia, dove invece viene sempre citato con il dovuto rispetto. Ciò avviene soprattutto quando, oltre al meritato rispetto nei confronti della sua opera, i lettori apprezzano le qualità morali dello scrittore. Negli anni Settanta, dopo la Primavera di Praga, l’opera di Jan Skácel venne bandita dal partito comunista Cecoslovacco e il poeta, invece di fuggire all‘estero, decise di vivere in un esilio interno, pubblicando solo clandestinamente le proprie opere in patria e facendo uscire articoli su riviste pubblicate da intellettuali cechi emigranti.

Il colore del silenzio

Nella raccolta poetica di Jan Skácel Il colore del silenzio temi della sua poesia sono quasi martellanti, ritornano e ritornano continuamente. La sua evoluzione poetica è molto simile a una centrifuga che, cercando di scappare, torna sempre sugli stessi argomenti. Il nome dato sapientemente all’antologia mette in luce i due aspetti fondamentali della scrittura del poeta: il silenzio e il colore. Il silenzio è sempre presente in ogni poesia di Skácel, ogni pagina dell’antologia è perlopiù bianca, piena di “non detto”. E anche quando viene tematizzato il silenzio con parole poetica, esso assume un carattere materiale, lo si può toccare, come una pagina appunto. I colori del suo silenzio sono legati ai paesaggi moravi, spesso imbiancati d’inverno. Ma anche quando la poesia è legata a un luogo, a un momento preciso, conserva in Skácel la magia dell’universalità, è comprensibile e lampante per tutti, ecco perché anche il lettore italiano può facilmente immedesimarsi.

Fonte dell’immagine in evidenza: Flickr

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