Il giro dell’oca di Erri De Luca | Recensione

Il giro dell'oca (Erri De Luca) | Recensione

Il giro dell’oca di Erri De Luca diviene protagonista di un articolo. Erri De Luca, noto scrittore napoletano, nato a Napoli nel 1950, nell’ultimo decennio è stato molto prolifico, tant’è che possiamo stabilire il fatto che  abbia pubblicato in media due libri all’anno. “Il giro dell’oca” è un romanzo pubblicato nel 2018 dalla Feltrinelli. Il titolo rimanda al gioco dell’oca, un gioco da tavolo in cui bisogna muoversi lungo un percorso a spirale costituito da 63 caselle e il vincitore è stabilito unicamente dalla sorte dei dadi lanciati.
Il gioco ha probabilmente origini molto antiche, ma a cosa vuole alludere l’autore con questo titolo? Ha qui sicuramente un significato allegorico, che rimanda agli ostacoli che si interpongono tra noi e il nostro cammino nella vita. In questa recensione Il giro dell’oca di Erri De Luca sarà analizzato proprio allo scopo di comprenderne il significato e la scelta importante tanto da inserirla a titolo di libro.
Il romanzo è dedicato al figlio che il narratore non ha mai avuto, dato che la donna con cui lo concepì decise di abortire. Il narratore si trova davanti al camino a leggere la fiaba “Pinocchio”, chiaro rimando alle storie che vengono lette dai propri genitori ai figli ancora bambini. A questo figlio mai avuto il protagonista legge la favola e racconta della sua vita in un monologo, come fa un vero e proprio padre. Il monologo diventa poi un dialogo immaginario tra padre e figlio, in cui Erri De Luca sembra quasi voler condividere con noi lettori un momento intimo e una riflessione sulle parole. 

 
Il giro dell’oca di Erri De Luca: lo stile

In questa recensione de Il giro dell’oca di Erri De Luca analizzeremo principalmente lo stile dell’autore: nella Premessa al libro, Erri De Luca paragona i suoi righi ai battiti di ciglia. Noi battiamo le ciglia molte volte in un solo minuto, ma la vista non s’interrompe, perché colleghiamo ogni immagine in successione. Allo stesso modo dobbiamo pensare ai righi di questo libro: uniti e in successione, non vi è un’interruzione, tutto scorre fluidamente. Il linguaggio dell’autore è molto semplice, ma ricco di metafore che evocano diverse immagini della vita solitaria e montana del narratore.  
Erri De Luca inizia il suo libro con un monologo dedicato al figlio che non ha potuto veder luce. Il giro dell’oca di Erri De Luca si fa portavoce della solitudine in cui vive il narratore: quest’ultimo si crea spesso una voce nella mente per poter parlare a qualcuno. Inizia a leggere “Pinocchio” e si paragona al falegname che si è creato un figlio di legno per poter diventarne padre, così come lui stesso adesso si è creato un figlio con le parole scritte sulle pagine di un libro, anch’esso, prodotto di un albero tagliato, per poter fargli da figura paterna. 
La figura del bambino diventa poi adulta e il padre inizia a raccontargli della donna con cui l’ha concepito e che ha deciso di abortire senza consultarlo. Gli racconta poi di suo padre, nonno del bambino, un uomo cieco che in eredità non ha lasciato nulla ai propri figli. Anche lo scrittore non lascia eredità al proprio figlio, perché non può, siccome non ha avuto luce. Il giro dell’oca appare il romanzo di Erri De Luca più vicino ai ricordi familiari, soprattutto, nella differenza di pensiero con il suo stesso padre, che non riesce a vedere “oltre” come fa, invece, il figlio.

I temi principali de Il giro dell’oca di Erri De Luca

Evidenziamo con questa recensione Il giro dell’oca di Erri De Luca e i suoi temi principali affrontanti nel libro.
Il tempo: è un termine che deriva dal verbo “rubare” e quindi l’autore si autodenuncia per aver rubato questo tempo, ma il tempo può essere rubato da chiunque, perché scorre ininterrottamente. L’unico momento in cui pare fermarsi è quando immagina di poter stringere la mano al figlio.
Il contrasto tra epoca moderna ed epoca antica: lo scrittore afferma di appartenere a quest’ultima, poiché piange spesso e per molti motivi, mentre nell’epoca moderna gli occhi restano asciutti senza troppo sforzo.
 
La paternità: ammette di aver creato la compagnia del figlio e questa basta per potersi sentire padre. Tutte le donne che ha avuto non hanno mai voluto un figlio da lui, l’unica sua consolazione sono le parole, che lo aiutano a prepararsi alla difficoltà degli ostacoli della vita.  
I numeri sono, come si intende dal titolo, fondamentali in questo testo: sua nonna è nata nel 1900, sua madre nel 1925, lui nel 1950, quindi, nel 1975 sarebbe dovuto nascere suo figlio, vista la cadenza di nascite ogni 25 anni, ma così non è stato, neanche nel 2000. 
L’infanzia: il ricordo dell’odore di naftalina del tappeto nella sua camera e il padre che gli mostrava spesso un libro di dipinti per poi fargli delle domande sulle figure sono alcune delle immagini dei felici ricordi dell’autore da bambino.
Proprio i libri sono un altro tema principale per l’autore: i libri volano e parlano. Quando la madre morì, infatti, un libro cadde dallo scaffale: era un libro di poesie di Keats, di cui una recitava che la cosa più intensa è la morte. I libri, inoltre, tenevano compagnia la madre quando aveva paura del suono dell’allarme dei bombardamenti: probabilmente è lei che ha trasmesso questo amore per i libri al figlio. 
La morte: lui ha sempre compagnia dei morti, oltre a quella del figlio, anche quella della madre che lo guarda mentre gioca a solitario e ci fa comprendere quanto sia solo.  
La libertà e la natura: si sente fortunato a non aver mai portato suo figlio al circo o allo zoo, vere e proprie sottomissioni della natura, vincoli alla libertà.  
La guerra: vincolo alla libertà era anche la guerra in Bosnia, perché fu costretto ad andarci. Le bombe distruggevano tutto, le città crollavano. Come reazione alla crudeltà umana, la natura si ribellava con inondazioni, come accadde con il Danubio.  
Da come possiamo notare con questa recensione, Il giro dell’oca di Erri De Luca è un romanzo ricco di tematiche strettamente collegate tra loro e piene di rimandi l’una all’altra. Sono tematiche che sono ben presenti in quasi tutti i romanzi scritti da Erri De Luca, ma come parere personale, si può ben dire che questo sia quello con temi più intimi legati all’infanzia e al ricordo del passato, anche sofferto, dell’autore.

 

Il Gioco dell’Oca

Il Gioco dell’Oca ha un punto centrale nell’opera e viene citato proprio nelle ultime pagine, ma qual è il nesso tra il gioco e il titolo del libro? Ne Il giro dell’oca di Erri De Luca, l’autore, nel dialogo immaginario col figlio, paragona il proprio corpo al gioco di percorso a spirale e lui ne è la pedina. Il lancio del dado è proprio la libertà di scelta nella propria vita. Come la pista del gioco dell’oca, anche la Terra è prestabilita, la si può solo percorrere e non inventare. La colpa di ciò che ci accade e dei nostri ostacoli non va data al dado in sé, ma proprio alla nostra scelta di lanciare il dado per la prima volta. Tutto ciò che ci accade è dato, quindi, dalle nostre scelte.
Ma perché il gioco dell’oca diventa il giro dell’oca? Erri De Luca, in modo semplice e scorrevole, in poche pagine, ma ricche di immagini suggestive, ci convince del fatto che le decisioni che prendiamo nella nostra vita ritornano ciclicamente e le incontriamo nel futuro come, piuttosto che un gioco, un vero e proprio giro che percorriamo ogni volta lanciando i nostri dadi.  

Fonte Immagine: copertina del libro (archivio personale)

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