Ieri è uscito per Fazi Editore Il guardiano della collina dei ciliegi, il nuovo romanzo di Franco Faggiani, già autore de La manutenzione dei sensi, una delle opere narrative più apprezzate del 2018 da critica e pubblico, che ha ottenuto anche diversi premi.
Il guardiano della collina dei ciliegi è ispirato ad una storia vera, quella di Shizo Kanakuri, il maratoneta olimpico giapponese che, dopo una serie di peripezie e avventure straordinarie, ottenne il tempo eccezionale di gara di 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti e 20 secondi.
Non si tratta tuttavia di una biografia, ma di un romanzo che prende solo spunto da alcuni degli eventi principali della vita del maratoneta.
L’autore ha così chiarito la genesi del suo nuovo lavoro:
«Qualche anno fa mi sono occupato di una ‘strana’ rivista legata alla corsa. Strana nel formato, nelle immagini – rigorosamente in bianco e nero – nei contenuti e nelle finalità (l’editore riversava i guadagni in opere di solidarietà). Per un numero di quella rivista scrissi un articolo sulle maratone olimpiche. Così, per un primo approccio, andai a “sfogliare” Google per avere qualche notizia generale, e quando arrivai alla classifica della maratona dei Giochi di Stoccolma 1912 vidi che al posto del tempo finale di un atleta giapponese, Shizo Kanakuri, avevano messo un punto interrogativo. Allora andai a cercare in un’altra ‘fonte’ e notai che, nella stessa classifica, il tempo indicato per Shizo era espresso in anni, mesi e giorni e non in ore e minuti. Pensai a una castroneria del redattore, a uno scherzo del computer, a un copia e incolla venuto male. Invece no, era proprio così».
«Come mai? Come erano andate le cose? Chi era questo atleta sconosciuto nato alla fine del ‘800 apparso nel firmamento dello sport con luce intermittente, come una stella lontana? – si è chiesto Faggiani. Così, ha proseguito, “partendo da questi intriganti ma vaghi frammenti ho iniziato ad approfondire, a cercare altre ‘tessere’ della vita di Shizo, con l’intento di mettere insieme un puzzle sportivo interessante o, perlomeno insolito».
Non potendo attingere ad una grande documentazione riguardo la storia di Shizo Kanakuri – in quanto nei primi del Novecento l’informazione era scarna e i Giochi Olimpici erano più un fatto politico e mondano che sportivo – lo scrittore milanese ha messo in moto la fantasia dando vita ad una narrazione commovente, intensa e delicata che merita davvero di essere letta e metabolizzata.
La storia di Shizo: da maratoneta a guardiano della collina dei ciliegi
Shizo Kanakuri nasce nel 1891, nel villaggio di Tamana, nel Sud del Giappone. Figlio di un funzionario economico imperiale e di una commerciante di tessuti e spezie, trascorre gran parte dell’adolescenza quasi sempre da solo. La cosa che lo rende più felice è correre tra i boschi e le montagne. L’altra sua grande passione è la botanica. Vorrebbe diventare un esperto di erbe medicinali, piante e spezie, ma il padre si oppone e lo iscrive, a sua insaputa, ai corsi di Economia della Tokyo Teikoku Daigaku, l’Università imperiale, come si chiamava allora. Così, all’età di 17 anni, Shizo è costretto a lasciare la sua solitaria casa sulle colline di Tamana per raggiungere la capitale dell’Impero.
All’università conosce il signor Jigoro Kano (futuro fondatore del judo), che praticava molti sport occidentali e, contemporaneamente, studiava le antiche regole delle arti marziali. È proprio il signor Kano a notare la sua abilità nella corsa, la sua andatura veloce e il suo scatto da colibrì. Kano quindi propone a Shizo di farsi affiancare da un allenatore – uno studente anziano che aveva soggiornato a lungo in America – affinchè lo aiutasse ad affinare il suo stile, a rendere la sua falcata più efficace.
Così, grazie al sostegno dell’Università di Tokyo e agli allenamenti con Jigoro Kano, e per volere dell’imperatore Mutsuhito – desideroso di rinforzare i rapporti diplomatici con l’Occidente – Shizo viene chiamato a rappresentare il Giappone alla quinta edizione dei Giochi Olimpici, tenutasi a Stoccolma, in Svezia, nel 1912.
Tuttavia, il sogno olimpico di Shizo Kanakuri “si frantuma al primo urto con la realtà”: dopo aver affrontato un lungo viaggio per raggiungere Stoccolma, una volta in gara, Shizo – dato come favorito e in buona posizione nella maratona – a meno di sette chilometri dal traguardo, manca il suo obiettivo. Per ragioni oscure anche a lui stesso, infatti, si ritira e sparisce nel nulla dandosi alla fuga.
Da qui l’inizio di una serie di avventure che lo condurranno a vivere tante vite diverse. La vergogna e il disonore per aver deluso le aspettative dell’imperatore lo portano dapprima a nascondersi e poi a trovare la pace come guardiano di una collina di ciliegi nell’isola di Hokkaido (la più settentrionale dell’arcipelago giapponese), a Rausu per la precisione.
Il viaggio esistenziale di Franco Faggiani
Con un abile intreccio tra realtà e fantasia, il giornalista e scrittore Franco Faggiani descrive il percorso di espiazione e conoscenza di un uomo che, dopo aver perso tutto, ritrova se stesso riuscendo a riallacciarsi con il proprio destino e a saldare i conti con il passato.
Il risultato è un romanzo di indubbia bellezza che coinvolge ed emoziona. La storia narrata dallo scrittore milanese non è solo una storia di sport, ma qualcosa di più profondo. È un viaggio esistenziale; il cammino di un uomo verso il compimento di sé, a cui si giunge passando necessariamente attraverso la sperimentazione della transitorietà e della fragilità dell’esistere che oscilla perennemente tra dubbi e certezze, fugacità e solidità, smarrimento e ritrovamento di sé. L’essere umano è un passeggero collocato tra limiti e possibilità, alla continua ricerca del proprio approdo. E tanti sono i viaggi che il protagonista di questa vicenda si trova ad affrontare prima di raggiungere la meta; viaggi lunghi e avventurosi per via dei mezzi di cui si poteva disporre nella prima metà del 1900. Il viaggio dunque usato come metafora della vita. Una vita, quella di Shizo, travagliata, “fatta di solitudine, di onore perduto e poi riscattato, di famiglie e di un Paese – il Giappone di allora – in bilico tra antiche usanze e sviluppo, tra medioevo e era industriale”.
Altra grande protagonista del romanzo di Faggiani è la natura selvaggia e affascinante del Giappone. Il guardiano della collina dei ciliegi merita di essere letto fosse anche solo per la descrizione minuziosa e attraente che lo scrittore fa dei paesaggi che fanno da sfondo alla storia di Shizo Kanakuri. Una grande abilità di scrittura quella di Faggiani che riesce letteralmente a catapultare il lettore nella storia: ad alcune scene sembra di assistere in prima persona.
Un lavoro ben fatto, curato e studiato nei dettagli, che consigliamo vivamente di leggere.
[fonte foto: fazieditore.it]