Il mantello dell’invisibilità di Ge Fei | Recensione

il mantello dell'invisibilità di Ge Fei

Il mantello dell’invisibilità è un romanzo di Ge Fei che attiene al genere letterario del comic novel e che, tra toni umoristici e disincantati, ha lo scopo di rilevare la falsità e l’ipocrisia dell’architettonica società capitalistica del mondo contemporaneo con riferimenti chiari ed evidenti alla realtà cinese. Si evidenzia così la tendenza letteraria in cui si inserisce Ge Fei, scrittore che, a partire dagli anni Ottanta, contrae gli sforzi tendinei della sua penna all’inseguimento di una visione della realtà profondamente inospitale per qualunque essere umano.

La trama de Il mantello dell’invisibilità di Ge Fei

Il protagonista de Il mantello dell’invisibilità è il signor Cui, un appassionato fruitore di musica classica e un capacissimo tecnico di apparecchiature per la riproduzione musicale, che vive comparendo ai nostri occhi con un’inettitudine esasperata. Morta la madre, che gli profetizza che la donna giusta per ogni uomo è nascosta da qualche parte nel mondo ma gli resta comunque destinata, Cui è privato degli affetti fondamentali: la sorella cinica insieme al marito desidera di sbarazzarsi della sua presenza presso l’appartamento dove ora risiede, dopo che Cui – precedentemente sposato con Yufen – ha lasciato alla ex moglie la casa da lui acquistata per permetterle di continuare la sua vita insieme a un altro uomo. Cui persiste nella vita economica dove sono sovrani il capitalismo tirannico e il soldo nemico costruendo amplificatori di eccellenza per uomini estremamente ricchi, ma privi di qualsiasi competenza per apprezzare il lavoro di Cui, del quale si fingono intenditori. La sensibilità del lettore de Il mantello dell’invisibilità deve rintracciare in questo organismo letterario dai confini netti l’insoddisfazione e il disprezzo che Cui nutre nei confronti dei suoi clienti, che sono a tutti gli effetti i padroni delle sue poche risorse economiche. L’occasione di svolta per la narrazione è l’incontro con un malavitoso cinese che desidera per sé la costruzione del migliore amplificatore possibile. Questo personaggio conduce Cui attraverso l’esperienza di una Cina dall’aspetto contrariato e oscuro: quello della malavita e della “mala gente“, quello dell’oscurità e della deturpazione fino all’incontro con una donna dall’aspetto sfigurato. 

Viaggi attraverso l’opera  Il mantello dell’invisibilità

Se da un lato abbiamo sottolineato i toni umoristici de Il mantello dell’invisibilità di Ge Fei, dall’altro ci siamo accorti di essere entrati a far parte di un mondo semi-sconosciuto, alterato innanzitutto dalle distanze fisiologiche ma anche culturali tra l’Ovest e l’Est del mondo. Se per via del fenomeno geografico della globalizzazione il mondo tendeva a diventare tutto europeo prima e tutto americano dopo, dobbiamo tuttavia specificare che una vera e propria osmosi con il mondo a Est, e dunque con i paesi asiatici, non è mai stata totalmente penetrante e che le avvisaglie di un futuro cambiamento e di un contatto più diretto (soprattutto del mondo culturale) sono recentissime. Siamo per lo più a digiuno di conoscenza per quanto riguarda le condizioni di vita in una Cina che sembra sempre economicamente più aggressiva e dove un sentimento di competizione si avverte tra uomo e uomo dello stesso paese e della stessa nazione. Ge Fei vuole raccontare il disincanto, l’ipocrisia intellettuale di chi è disposto a pagare moltissimo per un impianto musicale di cui è incapace di apprezzare il valore se non per mezzo del denaro che è costato. Ge Fei è al centro di un contesto urbano che affianca i ricchi borghesi agli operai distrutti dalla fame e ai malavitosi in cerca di notorietà. Cui è di fronte ai mostri occhi disattenti un perfetto imbecille: perde la moglie e l’appartamento che aveva acquistato perché lo regala a lei, crede al pagamento posticipato di un malavitoso e non riesce a costruirsi una vita indipendente. La verità de Il mantello dell’invisibilità è però un’altra: Cui è semplicemente la lente del microscopio che ci permette di indagare con profondità la superficie della società che vive. Per renderci conto effettivamente del contrasto e per apprezzare il “disincanto” in tutta la sua avversione e in tutta la sua negatività avevamo bisogno di un uomo “ingenuo” che ci trasportasse attraverso la sua vita in un viaggio attraverso la Cina, stratificata da molti anni di storia. Ci chiediamo se Cui sia davvero un ingenuo, se sia questo il ruolo che il genio di Ge Fei abbia voluto affidargli e ci assale il sospetto che non sia così, che qualcosa nel passaggio dalla scrittura ideogrammatica a quella alfabetica de Il mantello dell’invisibilità sia stato irrimediabilmente perduto. Cui ci sembra ingenuo perché semplicemente è colui che non è stato corrotto dal sistema famelico, vorace e divoratore in cui continua a ragionare secondo il suo patrimonio di valori. Colui che non combacia con il mondo da cui proviene ci appare strano, ci appare in questo caso “stupido”, ma questo è forse la lezione di Ge Fei: dimostrare quanto il capitalismo abbia corrotto persino noi, i lettori di un romanzo del nuovo Catai, i fruitori del “regno di mezzo”, i consumatori di Levi’s, McDonald’s e “mochi” nello stesso medesimo tempo, nel medesimo spazio-sotto lo stesso mantello dell’invisibilità.

Fonte copertina: Fazi Editori

A proposito di Arianna Orlando

Classe 1995, diplomata presso il Liceo Classico di Ischia, attualmente studente presso la Facoltà di Lettere all’Università di Napoli Federico II, coltiva da sempre l'interesse per la scrittura e coniuga alla curiosità verso gli aspetti più eterogenei della cultura umana contemporanea, un profondissimo e intenso amore verso l’antichità. Collabora con una testata giornalistica locale, è coinvolta in attività e progetti culturali a favore della valorizzazione del territorio e coordina con altri le attività social-mediatiche delle pagine di una Pro Loco ischitana.

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