Il mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese | Recensione

Il mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese | Recensione

Il mare non bagna Napoli della scrittrice italiana Anna Maria Ortese è una raccolta di racconti pubblicata nel 1953. Nel libro la celebre autrice, vincitrice del Premio Strega per il romanzo Poveri e Semplici, descrive una Napoli la cui bellezza resta immutata, nonostante la sofferenza dilagante. L’obiettivo principale della Ortese, sin dai primi racconti, è quella di mostrare al lettore la realtà dei vari quartieri di Napoli in disfacimento, rendendo la città ancora più maestosa e affascinante. Nel 1953  la raccolta ha vinto il Premio Speciale Viareggio per la narrativa.

Perché leggere Il mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese?

Il mare non bagna Napoli è una descrizione approfondita riguardante le varie dinamiche sociali che caratterizzano la città di Napoli e che vedono, al contempo, il disgregarsi delle istituzioni e di un’ampia fetta di popolazione che ancora oggi è soggetta ad un’economia di sussistenza. Il fascino di questo libro è da individuare già in un titolo che vuole sconfessare la realtà dei fatti, in modo tale da poter offrire una diversa versione delle cose al lettore. Questo profondo senso di spaesamento trasmesso nel titolo diventerà poi la cifra stilistica di Anna Maria Ortese. L’opera si compone di sei racconti che, nel 1994, verranno rieditati dall’Editore Adelphi. Leggendo Il Mare non bagna Napoli risulta chiaro come l’ispirazione dell’autrice sia nata vivendo in modo quanto più diretto possibile la città: passeggiando per strada, guardandosi attentamente attorno, affacciandosi con fascinazione e curiosità nei cosiddetti bassi napoletani e nei cortili. In seguito a questa approfondita indagine su Napoli, Anna Maria Ortese decide di mettere per iscritto ciò che ha visto e ascoltato, proiettando il proprio sguardo spaesato sul tessuto sociale della città di Napoli. Non bisogna sottovalutare, poi, che la Ortese non è napoletana ma arriva per la prima volta in questa città durante una particolare fase storica, ossia quella che precede la prima guerra mondiale, restando completamente affascinata dal luogo e dai suoi abitanti. Il forte senso di spaesamento che percepiamo, tra un racconto e l’altro, è dovuto anche al fatto che l’intera raccolta è ambientata in una Napoli che si ritrova alle prese con l’inizio della seconda guerra mondiale, dunque il ritratto che emerge dalla scrittura di Anna Maria Ortese è quello di una città che deve ancora riscattarsi dagli orrori e dalla potenza distruttiva della guerra.

Anna Maria Ortese e il rapporto con Napoli

Il mare non bagna Napoli costò ad Anna Maria Ortese una particolare ostilità da parte della città di Napoli, in quanto il libro sembrava andare contro la città partenopea e in particolare contro gli intellettuali napoletani del suo tempo, considerando che l’ultimo racconto della raccolta, intitolato Il silenzio della ragione, era dedicato a loro. Questi ultimi vengono descritti dall’autrice romana come uomini molto chiusi nel loro status di intellettuali, rinunciando così a quello che poteva essere il loro ruolo nei confronti della società. L’ostilità e le varie inimicizie portarono la celebre scrittrice a dover lasciare Napoli definitivamente, dopo esserci vissuta per circa vent’anni. Eppure leggendo Il mare non bagna Napoli, per il lettore risulta evidente che la città viene usata dalla Ortese più come un mezzo che un fine. Napoli ha rappresentato per l’autrice lo strumento adatto per poter approfondire meglio quel senso di spaesamento non solo di una città ma di un’Italia intera che si accingeva ad affrontare il secondo conflitto mondiale. L’intenzione dell’autrice, dunque, non era quella di descrivere la Napoli colorata e gioiosa ritratta sulle cartoline, ma di raccontare la città in modo totalmente disincantato e crudo. A distanza di anni dalla sua pubblicazione, leggere Il mare non bagna Napoli diventa una considerevole opportunità per conoscere una città priva di compiacimenti e lontana dagli stereotipi che fanno rima con pizza e mandolino.

Fonte immagine: archivio personale

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