Il mio anno di riposo e oblio, di Ottessa Moshfegh | Recensione

Il mio anno di riposo e oblio, di Ottessa Moshfegh

Il mio anno di riposo e oblio: la trama
Siamo a New York, tra la fine degli anni novanta e l’inizio degli anni duemila, dove seguiamo la vita di una protagonista senza nome che per 240 pagine fa di tutto per non raccontarci nessun tipo storia. 

Le premesse de Il mio anno di riposo e oblio si basano sul desiderio della protagonista di dormire per un intero anno della propria vita. Il suo obiettivo è un sonno indotto dal consumo di farmaci, tranquillo e senza sogni, che le permetta alla fine di sentirsi ristorata e forte di una nuova energia.
Ma quali sono le motivazioni di una scelta tanto bizzarra? La protagonista de Il mio anno di riposo e oblio, dopotutto, quella che potremmo definire una privilegiata: una ragazza ricca e di bell’aspetto -magra, bionda e carina, come lei stessa si descrive nel corso del romanzo – ma è anche una persona irrimediabilmente sola. 
La nostra eroina esprime in maniera caotica il suo rifiuto per la vita senza dare al lettore una vera e propria giustificazione, ma sparpagliando qua e là informazioni che siamo indotti ad addurre come causa del suo bisogno di riposo e della sua necessità di condannarsi ad uno stato di non-vita. Ci racconta con toni indecifrabili della morte dei suoi genitori, della sua ultima relazione tossica che è finita male e, infine, della sua amica Reva, con cui ha un rapporto di amore e odio. 
Reva è forse l’unico personaggio presente all’interno del romanzo dall’inizio alla fine, ed è un po’ l’alter ego della protagonista, da cui è fortemente disprezzata: descritta come insignificante, quasi rozza, e infinitamente attaccata alla vita nella sua materialità.
La vita della protagonista è appesantita dal trauma della perdita, ma anche dalla presenza costante e ingombrante di Reva, contrariata dalla scelta radicale dell’amica e che tenta in tutti i modi di dissuaderla dall’anno di riposo a cui si è condannata.
Con una scrittura graffiante, provocatoria ma anche insolitamente tenera, Ottessa Moshfegh riesce, con Il mio anno di riposo e oblio, a darci numerosi spunti di riflessioni su cosa significhi realmente essere in vita, spingendoci a domandarci se dormire sia davvero l’antidoto contro il dolore, e se ci permetta, come pensa la sua protagonista pur non verbalizzandolo mai concretamente, di trovare una pace dal tormento non ben definito che scaturisce da traumi che non vogliono essere elaborati.

Sull’autrice
Ottessa Moshfegh è una scrittrice americana, originaria di Boston. Pubblicata in Italia dalla casa editrice Feltrinelli e vincitrice di numerosi premi.
Il mio anno di riposo e oblio è stato classificato dal The Washington Post e dal New York Times come uno dei libri più belli del 2018.

Per Feltrinelli ha pubblicato la raccolta di racconti Nostalgia di un altro mondo (2017) e La morte in mano (2020).

Fonte immagine: Feltrinelli Editore

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