Il ristorante segreto di Parigi, di Lily Graham | Recensione

Il ristorante segreto di Parigi | Recensione

Parigi. Un ristorante. Un segreto. Sono questi i termini-chiave che compongono Il ristorante segreto di Parigi, il nuovo romanzo di Lily Graham pubblicato in Italia da Newton Compton Editori

Lily Graham è un’autrice inglese di best-seller ormai tradotta in varie lingue e nota al grande pubblico. La sua penna è agile: sa scrivere e de-scrivere. Non delude il suo nuovo romanzo, Il ristorante segreto di Parigi, pubblicato in Gran Bretagna nel 2022 e appena uscito in Italia, tradotto da Francesca Campisi e giustamente presentato tra le novità della nuova stagione degli editori Newton Compton.

Il Ristorante segreto di Parigi: trama e recensione 

Due sono le porte che si aprono a metà a mo’ di sliding doors nei riguardi della realtà. Due sono le storie che la raccontano, con il pregio di inventarla, senza però fare torti alla Storia. Una realtà lontana, rispetto alla quale passano più di quarant’anni. È il 1943 a fare da sfondo alla prima delle due storie contenute nel romanzo Il ristorante segreto di Parigi di Lily Graham.
Ed è il 1987 a segnare l’inizio della seconda. Due sono anche le protagoniste delle due storie. Nonna e nipote. La nonna, Marianne, proprietaria di un piccolo ristorante nella città stremata dalla disperazione durante l’occupazione nazista, e la nipote, Sabine, che quella nonna ristoratrice non l’ha mai conosciuta, ma inaspettatamente ne riceve in eredità il ristorante. 

Era davvero una traditrice? O forse la verità è un’altra?

Suona così la domanda che è un tutt’uno, benché composta da due interrogativi. Chi era Marianne? Come poteva il suo ristorante essere una enclave antinazista se erano proprio gli ufficiali nazisti i suoi più assidui frequentatori? E Marianne, come poteva servirli ogni giorno con un sorriso smagliante se in realtà li detestava e avrebbe desiderato avvelenarli tutti quanti?  Una mattina, però, il ristorante non apre. I profumi che sempre provengono dalla cucina quel giorno non vanno né vengono da nessuna parte. La musica che sempre ne allietava le giornate stavolta non suona nessuna nota spensierata, visto che le due porte del ristorante sono sbarrate.  Soltanto un messaggio sta appeso al di là del vetro, ed il contenuto è crudo e raccapricciante: “Collaborazionista e assassina”. Era questo Marianne? Era solo una farsa il suo ristorante? Sono questi gli interrogativi che spingono Sabine, più di quarant’anni dopo, alla ricerca dell’identità di sua nonna. Una nonna che non ha mai conosciuto, a cui non la lega nessun rapporto d’affetto, ma da cui ha ricevuto in eredità ciò che aveva di più caro, un luogo che al suo interno nasconde un segreto. Un passaporto con una foto di Marianne da giovane, che però ha un nome diverso. È così che la nipote comincia a domandarsi chi sia davvero stata quella donna avvolta da un così grande mistero, scomparsa da Parigi quel mattino del 1943 lasciandosi una storia avventurosa alle spalle. 

Lily Graham scrive e descrive molto bene l’atmosfera dell’epoca, affrontando con il dovuto savoir faire le tematiche allora all’ordine del giorno quali il collaborazionismo e il tradimento. Senza sacrificare le numerose e complesse emozioni che le pagine de Il ristorante segreto di Parigi mette in scena, la penna di Lily Graham crea una storia di famiglia che attraversa la storia stessa e rende protagonista assoluta la città che ha assistito ad ogni episodio rendendone segreti i dettagli. 
Un romanzo che in qualche tratto ricorda un altro titolo pubblicato da Newton Compton, L’atelier segreto di Parigi di Juliet Blackwell, laddove a regnare in città e a sporcarla è in entrambi  l’occupazione nazista. O un altro romanzo della stessa autrice, Il segreto della libraia di Parigi, anch’esso ambientato in tempo di guerra. Romanzi capaci di fare immergere i lettori in una Parigi dove i passi dei soldati nazisti sull’acciottolato delle strade riecheggiano pericolosamente e l’aria è piena di sussurri e sospetti. In questo aspetto il nuovo testo della Graham non è da meno.

Il ristorante segreto di Parigi è un romanzo che emoziona, e come tale ne va incoraggiata la lettura. Marianne e Sabine sono due personaggi credibili, una nonna coraggiosa e una nipote testarda, entrambe intenzionate a non limitarsi alle apparenze, ma ferme nel voler andare fino in fondo nel rispetto delle proprie idee. Due storie che si rincorrono l’un l’altra avendo in comune la magia della Ville Lumière vissuta in epoche diverse ma non per questo meno magica. Due porte quelle del ristorante di Marianne e due pupille quelle degli occhi di Sabine che guardano una foto e non si fermano dinanzi a quel che racconta un passaporto. Perché la storia stessa passa e spesso si ripete, se non c’è chi non si accontenta e va alla ricerca della verità. 

Fonte Immagine: Copertina del romanzo “Il ristorante segreto di Parigi”, Ufficio Stampa Newton Compton 

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A proposito di Giulia Longo

Napolide di Napoli, Laurea in Filosofia "Federico II", PhD al "Søren Kierkegaard Research Centre" di Copenaghen. Traduttrice ed interprete danese/italiano. Amo scrivere e pensare (soprattutto in riva al mare); le mie passioni sono il cinema, l'arte e la filosofia. Abito tra Napoli e Copenaghen. Spazio dalla mafia alla poesia.

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