Il romanzo d’avventura “Huck Finn nel West” (titolo originale “Huck Out West“, pubblicato negli USA nel 2017) edito in Italia da NN editore (uscito lo scorso marzo e tradotto da Riccardo Duranti), è l’ultimo libro di Robert Coover, uno dei padri della letteratura americana, nonché ipotetico seguito alle storie di Tom Sawyer.
Robert Coover, ancora poco conosciuto in Italia, è stato per più di trent’anni docente alla Brown University ed ha fondato l’International Writers Project, un programma a favore di scrittori perseguitati per le loro idee ed opere. Tra gli altri romanzi di Robert Coover ricordiamo “The Origins of the Brunists” per il quale ha ricevuto il William Faulkner Foundation First Novel Award.
“Huck Finn nel West” – la sinossi
Huckleberry Finn e Tom Sawyer sono cresciuti: in questo romanzo Robert Coover immagina come la storia avrebbe potuto continuare, soprattutto per Huck che adesso è il protagonista della vicenda. “Huck Finn nel West” è infatti il racconto della sua storia a cui fa da sfondo l’evolversi di vent’anni di storia americana, da prima della guerra civile, per passare alla corsa all’oro, fino allo sterminio dei Pellirosse e all’Indipendenza. Attraverso Huck, Robert Coover ci descrive una storia americana alternativa a quella che abbiamo imparato sui libri, una sua versione “scorretta”. Ciò che colpisce è il linguaggio, volutamente “semplice”, per certi versi “sgrammaticato” intenzionalmente: Robert Coover adotta questo tipo di linguaggio per descrivere meglio il personaggio, Huck Finn, che non è colto e anche i personaggi con cui interagisce sono così. Questa caratteristica rende un po’ complessa la lettura e ci vuole un po’ ad entrare nella narrazione e a capire il protagonista. Leggere questo romanzo significa entrare nei saloon del vecchio West, dove gli scontri con i nativi sono all’ordine del giorno.
Huck Finn, dopo aver lasciato Tom, inizia a vivere una serie di avventure, si innamora, fa amicizia con i nativi, inizia a domare i cavalli e ad amarli, capisce l’ingiustizia della schiavitù.
“Per un periodo, ho perfino vissuto con una donna Crow, fino a quando lei non ce l’ha fatta più a sopportarmi. Era stata presa prigioniera nel corso di una razzia dei Lakota e se l’erano lavorata un po’ prima di appiopparmela, probabilmente per farmi uno scherzo. Kiwi il naso non ce l’aveva per gnente ed era brutta perlomeno la metà di me; era parecchio imprevedibile, non tanto in quanto selvaggia, ma proprio perché era una donna, una specie la cui natura va al di là del mio fraintendimento. I Lakota mi avevano dato pure un cavallo, pure questo per farmi uno scherzo tipo Kiwi, mi sa, perché nessuno riusciva a stargli in groppa, però mi ha portato in una meravigliosa avventura e sono rimasto con lui tutto il tempo e da allora non ci siamo quasi mai separati“.
Consigliato per chi ama i romanzi d’avventura.
“Si può solo vivere, per quel che si può, nel modo più feroce possibile”
Fonte immagine: Ufficio Stampa