Il 21 gennaio 2025 la casa editrice Rizzoli ha ripubblicato il saggio intitolato Il secolo breve di Eric Hobsbawm, un capolavoro dello storico inglese. Il libro, sin dalla sua uscita nel 1994, è riconosciuto come uno dei testi fondamentali per la comprensione del XX secolo.
L’autore e il suo rapporto con il marxismo
Eric J. Hobsbawm è considerato uno degli storici contemporanei più importanti di sempre. Oltre che grande intellettuale, Hobsbawm è stato anche un fervente militante politico. Infatti, lo storico, da sempre un convinto marxista, è stato iscritto al partito comunista britannico fino al suo scioglimento. Inoltre, ha tenuto innumerevoli conferenze e scritto numerosi libri sulla figura di Marx e sul ruolo storico e sociale del marxismo. Nel suo libro Intervista sul nuovo secolo, Hobsbawm ha affermato: «Marx mi fornì la consapevolezza che essa [la storia N.d.R.] è uno strumento senza del quale non possiamo capire che cosa succede nel mondo.»
Il suo approccio storiografico si rivela ancora oggi estremamente originale: la sovrastruttura storica, politica e culturale può essere analizzata solo e soltanto a partire dalle contraddizioni intrinseche della struttura alla base, cioè del sistema economico capitalistico. La lente storica marxista consente, quindi, di scandagliare a fondo gli eventi del Novecento, partendo proprio dalla matrice economica; il lettore è in grado di comprendere dialetticamente gli episodi narrati nel testo, sia che essi siano culturali, politici o vere e proprie guerre.
Il “secolo breve”: che cos’è l’espressione a cui si riferisce il titolo di Il secolo breve di Eric Hobsbawm?
Hobsbawm afferma che il “secolo breve” ha la struttura di un sandwich storico. Si divide infatti in tre grandi parti: l’età della catastrofe, che va dal 1914 sino ai postumi della seconda guerra mondiale; l’età dell’oro, che va dall’inizio della Guerra fredda sino ai primi anni ’70 e la frana, che termina nel 1991 con il collasso dell’Unione Sovietica.
Il “secolo breve” è stato sicuramente un periodo violento, se non forse il secolo più sanguinoso della storia. Dal 1914 in poi, le guerre furono indubbiamente guerre di massa. I paesi europei furono in grado di smobilitare nella Grande guerra elevate percentuali della popolazione maschile. La guerra, infatti, era ormai «la più grande impresa economica, coscientemente organizzata e diretta, che l’uomo avesse mai conosciuto.»
A partire dal 1917 la Russia diventò la patria del socialismo: con lo slogan “Pane, pace, libertà” i bolscevichi furono i protagonisti di una delle rivoluzioni mondiali in grado di sconvolgere il mondo e la storia. In Italia, la perdita della Grande Guerra, la crisi economica e, soprattutto, politica portarono Mussolini alla presidenza del consiglio. In Germania, successivamente al collasso della repubblica di Weimar, Hitler fu nominato a capo del governo. Il “secolo breve” è infatti riconosciuto dall’autore come il secolo delle grande ideologie: il fascismo e il comunismo. Quest’ultimo riveste un ruolo fondamentale per l’autore, il quale afferma che «l marxismo offriva accanto alla speranza millenaristica, la garanzia di una dottrina che si proclamava scientifica e l’idea della inevitabilità storica; la Rivoluzione d’Ottobre offrì allora la prova che la palingenesi era iniziata.»
Il Novecento è stato attraversato da una delle più letali crisi economiche della storia: la crisi del ’29. Essa, assieme al dilagare del comunismo in Occidente, hanno costretto il capitalismo occidentale a mutare forma e ad «abbandonare la fede assoluta nei principi del liberalismo ortodosso.»
Tra i diversi temi trattati da Hobsbawm ritroviamo una fase storica spesso dimenticata dagli storici occidentali: la fase di decolonizzazione dei paesi del terzo mondo. Egli dedica diversi capitoli ai valorosi rivoluzionari arabi, latinoamericani e africani, e a grandi popoli che hanno avuto il coraggio di liberarsi dal giogo coloniale. Infine, l’autore si concentra anche sul ruolo dell’arte, della moda, del cinema e dei costumi; tracciandone, in alcuni capitoli, l’evoluzione soprattutto in riferimento alla progressiva globalizzazione e americanizzazione del mondo.
Comprendere il Novecento per affrontare la contemporaneità: Il secolo breve di Eric Hobsbawm nel XXI secolo
Il saggio, discernendo a fondo gli eventi del XX secolo, è capace di offrire ai lettori strumenti per comprendere il secolo nel quale stiamo vivendo. L’ascesa di nuovi fascismi, la diffusione di epidemie e lo scoppio di guerre in tutto il mondo suonano la campana a morto alla tesi di Fukuyama di Fine della storia. Siamo in una fase di crisi storica in cui, per citare Hobsbawm: «Non sappiamo dove stiamo andando. Sappiamo solo che la storia ci ha portato a questo punto e […] sappiamo anche perché. Comunque, una cosa è chiara. Se l’umanità deve avere un futuro nel quale riconoscersi, non potrà averlo prolungando il passato o il presente. Se cerchiamo di costruire il terzo millennio su questa base, falliremo. E il prezzo del fallimento, vale a dire l’alternativa a una società mutata, è il buio.»
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