Il sentiero dei figli orfani, un libro di Giovanni Capurso

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Il sentiero dei figli orfani è il nuovo romanzo di Giovanni Capurso edito da alter ego edizioni

 

In un’estate afosa agli inizi degli anni Novanta, Savino, un pre-adolescente curioso, si affaccia alle prime difficoltà della vita percorrendo i sentieri in salita del suo piccolo paese San Fele, in Lucania. Il giovane conoscerà più da vicino la realtà delle persone che lo circondano: vite e crucci che prima, a causa della sua spensieratezza infantile, gli erano nettamente sconosciute.

Savino scruterà il carattere nostalgico di suo padre Michele, la simpatia di suo zio Gaetano, la bontà della madre Carmela, e i duelli con suo fratello Aldo. Suo fedele compagno d’avventure sarà invece il coetaneo Radu detto “Anguilla”. A rompere gli equilibri a tratti noiosi della quotidianità di Savino sarà l’arrivo di un forestiero di nome Adamo, e di una ragazza di nome Miriam, rivelatasi la sua prima infatuazione.

Tutte le vicende de Il sentiero dei figli orfani si svolgono nei primi anni Novanta a San Fele un paese vicino Potenza. Il rapporto con il luogo rurale sarà il collante tra Savino, la sua famiglia, e i nuovi arrivati. In certi passi l’aria della radura, la freschezza delle cascate e il profumo terroso dei raccolti sembra quasi oltrepassare la carta stampata e arrivare nelle narici del lettore. Ciò rende il romanzo un dipinto autentico di una realtà di paese, sempre più lontana per usi, costumi e modi di vivere dalle grandi città.

Il concetto di morte fa il suo ingresso all’interno della narrazione quasi in punta di piedi. La sua comunicazione sarà schietta e rapida, ma il modo in cui viene presentata è propriamente quella che si filtra tra la realtà dei fatti e gli occhi di un ragazzo giovane. La morte non appare mai come una punizione divina, seppur non risparmi i vivi da nostalgia e dolore, ma quasi come un passaggio naturale che prima o poi tocca l’esistenza di tutti.

Savino vedrà quindi la morte in faccia, quasi letteralmente parlando, ma dopo, come qualsiasi suo coetaneo, avrà la prontezza di riprendere la sua vita, a rimostranza di essere al cospetto di un protagonista giovanissimo.

Come in ogni piccolo paese che si rispetti, le famiglie hanno sempre un soprannome. Anche in questo romanzo l’usanza non viene meno. La famiglia di Savino, infatti, per tutti è la famiglia “trentadue”, nome nato dal frutto di un errore linguistico avvenuto molto tempo prima, e portatosi avanti nel tempo, quasi come un secondo nome che possa far rivalere l’integrità e l’orgoglio della famiglia stessa.

Non mancano frasi dialettali, appositamente spiegate a fine rigo. L’uso di frasi di gergo comune immerge il lettore in una realtà sconosciuta ed immensa, come può essere l’intricata rete di cose, eventi e persone, che si avvicendano in un paese.

Ciò nonostante in diversi capitoli, appositamente numerati, il linguaggio è ricercato e alto. Il romanzo di conseguenza arriva diretto sia al lettore medio che a quello più esperto.

Lungo tutta la narrazione non manca lo sfondo politico, che in questo caso spinge il lettore nel periodo dell’ “anonima sequestri”, fenomeno a stampo mafioso che destò non poca preoccupazione nelle persone.

A differenza di molti romanzi in cui il lato introspettivo delle vicende evidenzia spesso problematiche familiari ed inquietudini personali più o meno gravi, in Il sentiero dei figli orfani, c’è il racconto benevolo di una storia d’amore tra i genitori del protagonista.

I due infatti non daranno mai voce a litigi e tafferugli, ma attraverso gli occhi di Savino, saremo spettatori di un matrimonio felice e semplice, di una moglie amorevole e di un marito che non risparmia effusioni affettuose. Ciò rende questo romanzo diverso da molti altri, capace di diffondere un senso di calore e benessere, diverso dal tormento interiore che restituiscono diversi altri autori.

Anche Savino sarà il simbolo di un rapporto sano e benevolo con i suoi genitori, in particolare con suo padre. I loro giri in bici non vogliono proporsi come un cliché familiare, quanto piuttosto come un momento di vita reale, dove un padre in sella ad una bici fa un giro con suo figlio per il paese.

Di diversa natura sarà il rapporto con suo fratello Aldo. Come in ogni famiglia che si rispetti, la conflittualità tra fratelli di diversa età farà il suo ingresso in scena. Sarà il maggiore dei due, più volte a sbeffeggiare e umiliare il minore. Savino si limiterà a tratti ad invidiarlo e ad allontanarlo. Conflittualità che a lungo andare sarà solo un vecchio ricordo.

Per ogni adolescente c’è sempre un buon amico, in questo caso Savino, passa tutto il suo tempo con Radu, detto Anguilla: un coetaneo  di nazionalità straniera che a poco a poco diverrà il compagno di giochi preferito. I due saranno esploratori ed avventurieri, spedizionieri e investigatori. Talvolta lontani, ma solo per vicissitudini di vita e cambiamenti interiori.

Per i due ragazzi, ma soprattutto per Savino, due arrivi in paese saranno importanti. Adamo, un uomo misterioso in compagnia del suo cane detto “il segretario” sarà infatti per lui di grande attrattiva. La casa dell’uomo diverrà il suo rifugio, il suo campo da giochi, lo scopo delle sue commissioni familiari e il luogo dove sentirsi un po’ più grande con due gocce di vino in un bicchiere.

Per tutto il tempo intorno alla figura dell’uomo aleggerà una sorta di mistero. Esso arriverà al culmine quando il giovane troverà nella sua abitazione uno strano oggetto di entità ambigua. Egli sarà per Savino, seppur per poco tempo, un amico, una guida saggia, e anche un dispensatore di buoni consigli.

Un altro arrivo che coglierà di sorpresa il protagonista sarà quello di Miriam, una coetanea che gli creerà non pochi turbamenti. Sarà infatti la sua prima cotta, il primo bacio, e il frutto delle prime pulsioni sessuali. A riprova che il giovane sta lasciando l’età di mezzo per avvicinarsi ad un’età adulta. Con la ragazza compirà numerose escursioni, sarà vittima di gelosia, complice le scelte di suo fratello Aldo, e anche il “messaggero” perfetto per il suo futuro.

Infatti tra i due personaggi arrivati in paese ci saranno reti intricate di coincidenze e assonanze. Legame che si spiegherà solo verso la fine, quando ogni mistero si farà chiaro.

Un punto di forza del personaggio femminile è senz’altro l’intraprendenza. Miriam non sarà mai la preda dei fratelli Trentadue, quanto piuttosto la cacciatrice perfetta. Non incarna il ruolo della ragazza fragile che si lascia coinvolgere da cose che non desidera. Sarà spesso Miriam a creare le situazioni che vuole e ad ottenere le cose che brama.

Il sentiero dei figli orfani non annoia e non delude: ha pagine di mistero, alta tensione, riflessioni e domande. Il romanzo di Capurso, dal titolo emblematico conquista ed affascina senza lasciare punti oscuri.

FONTE IMMAGINE: alterego

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