Il volto dell’inganno, recensione del romanzo di Vincenzo Capretto, edito da Dialoghi Edizioni.
La trama de Il volto dell’inganno
L’apparente tranquillità della famiglia Mariani è sconvolta dall’arrivo della tata Greta Kuznetsova. Dietro un pallido sorriso si nasconde una donna cupa e misteriosa che inizia ad avere comportamenti sempre più strani. Nulla sarà come prima, anzitutto per Beatrice, la padrona di casa, una splendida donna viziata che proverà a essere mamma e moglie modello, ma le sue continue frustrazioni la porteranno a cedere al suo lato oscuro. In quel vortice di pulsioni inarrestabili finisce anche il marito Alessandro, dirigente di una casa farmaceutica, che pur di raggiungere i suoi obiettivi di carriera appare disposto a tutto.
La storia parte fin da subito con un ritmo frenetico, che con una sorta di sbalzi temporali, racconta fin dall’inizio la trama intricata di una vicenda che pare molto più drammatica di come sembra.
La prima cosa che salta all’occhio del lettore, è senz’altro l’ambientazione. Villa Mariani, pregna di dettagli lussuosi e squarci incantevoli, sembra possedere le sembianze di un gioiello che trattiene nel suo interno l’ombra di malvagi e segreti piani. Il lusso del marmo di carrara, i costosi champagne, le belle macchine e le bracciate in piscina, rendono l’ambientazione un piacere per gli occhi e la mente, diventando simbolo grafico di bellezza e potere.
I personaggi principali, sono senz’altro i coniugi Mariani. Beatrice ed Alessandro, incarnano in maniera perfetta un matrimonio infelice, alla cui base si erge una pila di denaro. Tuttavia, accostata alla loro infelicità, c’è senz’altro, la parvenza di una vita normale e allegra, dettaglio tipicamente contingentato di chi non intende fare dietro front a favore di una vita meno agiata.
I due coniugi, rappresentano in modo semplificativo, due stereotipi tuttavia interessanti.
Beatrice sembra possedere tutto, ciò nonostante, la sua vita è appesa ad un filo tra la noia e la voglia di stravolgere tutti i piani. È una donna bella e forte, seppur offuscata dal potere e dal lavoro di suo marito. Il suo arrivismo, si evince in ogni riga della narrazione, in frasi ed esternazioni tipiche di chi vive la sua vita guardando dall’alto in basso i suoi interlocutori. La donna si serve di domestici e agi, cose che in realtà non le appartengono, e desidera in ogni momento della sua giornata, di sentirsi nuovamente donna, attraverso le carinerie altrui. Grazie al personaggio di Beatrice, ci ritroveremo ad affrontare due argomenti essenziali: il sesso e la maternità.
Il sesso per Beatrice è valvola di sfogo, leva di desideri e potere, è uno champagne che va bevuto senza mezze misure. La narrazione di tali passi, non è mai volgare, e si snoda tra l’eleganza di un dettaglio taciuto e la potenza di una parola ad alta voce. Beatrice passa dal suo status di angelo del focolaio, all’essere un amante coraggiosa, persino capace di deviare le sue scelte, a favore di un piano più grande. Anche la maternità, è un argomento che tocca da vicino la donna e quelli che la circondano. Attraverso il suo personaggio, il lettore, potrà indagare da vicino il turbinio e la dannazione di chi in qualche maniera si sente costretta a mettere al mondo un figlio, e quando tale imposizione, in qualche maniera fallisce, ecco che insorge la delusione, soprattutto coniugale. Beatrice risulta quindi essere, una macchina imperfetta, incapace di fare le cose nel giusto modo, così come le altre donne scelgono di fare, ritrovando riflessioni e pagine intense, dove il senso di colpa e la rabbia scatenante fanno da padrone.
Dall’altra parte, c’è Alessandro, uno dei maschi Alpha del romanzo. L’uomo è un impavido stacanovista, incapace di mettere in pausa gli impegni lavorativi a favore dei bisogni emotivi e familiari. Esso è un despota, quasi un generale che dirige le situazioni familiari dando voce libera al cervello e poco al cuore. Lavorando in un importante società farmaceutica (JiRo), grazie a lui, il lettore, potrà imbattersi nell’adrenalinico giro d’affari, talvolta losco e tenebroso. Saranno molti i momenti, dove l’uomo, sarà il protagonista indiscusso di vessazioni e giudizi gratuiti a danno di sua moglie. Solo verso la fine, ogni sua gesto, riuscirà ad avere un senso.
A fare da collante tra i due coniugi, è senz’altro Leonardo, il figlio della coppia. Il bambino, non avrà molto spazio all’interno della narrazione, complice forse la sua giovane età. Tuttavia, si evince, il suo essere scontroso e malinconico, in un cantico infinito, dove la sua vita appare senza pace e risoluzioni, ma sempre in “viaggio”. Grazie al suo personaggio, potremmo imbatterci in quello che risulterà essere il più iconico ed interessante: la tata Greta Kuznetsova. La donna ucraina, farà uno strano ingresso in casa Mariani, dimostrando fin da subito l’amore smisurato per il bambino e la voglia di rivalsa.
Greta, la mina vagante dai capelli rossi, rappresenteranno un punto di forza per tutto il romanzo. I suoi gesti inconsulti, le sue manie notturne, le mezze frasi, e i silenzi macabri, saranno la base adrenalinica di molte azioni successive. Greta è imprevedibile e scostante, chiacchierona e silenziosa. Nei suoi gesti di autolesionismo, il lettore potrà imbattersi in un mondo oscuro, fatto di vecchie foto e valige, in un passato troppo ingombrante per essere tenuto in un rettangolo di pelle e ganci. Grazie alla donna ucraina, sarà possibile assistere a momenti di alta tensione, dove il sangue si mescolerà all’amore, in un gioco di intrighi e bugie, dove solo alla fine si scoprirà la verità. Pur essendo la “mano armata” del romanzo, risulterà essere uno dei personaggi più piacevoli della storia, seppur alquanto dark.
Saranno molti i personaggi “secondari” ne Il volto dell’inganno, che risulteranno essere però fatali per lo svolgimento e la fine della storia stessa. Ricardo, il gobbo, El monjo, Sara e ovviamente Luca, l’amico di infanzia dei due, non saranno sterili nomi incapaci di riempire la scena, tutt’altro, ognuno di essi, sarà il pezzo mancante di una storia alquanto intricata.
Punto forte del romanzo, sono senz’altro i dialoghi, in uno scambio di frasi coincise e potenti, dove le emozioni si snodano in più punti, con un pathos e una luce senza pari.
Verso la fine, saranno molti i colpi di scena adrenalinici, dove champagne letali e blackout improvvisi porteranno a strani omicidi, spargimenti di sangue e voli in giardino. In un gioco senza pari, dove la misteriosa “nitroformina” sembrerà essere la moneta di scambio di ogni vita.
In un rapporto conflittuale, fitto di segreti, villa Mariani, sembra essere il punto focale di vite misteriose, tranciate in più punti, seguendo un ritmo frenetico a bordo di un’auto segreta, i cui passeggeri sbalordiranno definitivamente il lettore.
La scrittura di Capretto ne Il volto dell’inganno è avvolgente e ipnotica, capace di catturare dal primo all’ultimo secondo l’attenzione altrui. Ogni pagina, curata con sapienza e originalità, appassiona ed incanta. Esso è una sorta di thriller mentale, dove i pezzi del puzzle, prenderanno forma soltanto alla fine.
Il volto dell’inganno è il libro giusto per gli amanti del thriller, senza escludere chi ama i misteri, le passioni, gli intrighi e i sogni a mezzanotte che mettono al mondo una storia, come nel caso del suo autore.
Un gioiello d’inchiostro, con tutte le carte in regola per raggiungere un domani il grande schermo.
Foto by: Ufficio Stampa
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