È prevista per questo mese di ottobre la pubblicazione di “Alice nel tè e quel che non accadde”, opera d’esordio dell’autrice, blogger e life coach napoletana Maria Perillo. Il libro, edito da Gruppo Albatros Il Filo, si presenta come una sorta di sequel del celebre romanzo di Lewis Carroll. Con la prefazione della critica letteraria Livia De Pietro e le illustrazioni dell’artista Neirus, il racconto promette un viaggio in un mondo fantastico dal tempo indefinito, ricco di allegorie, che conduce alla scoperta, ma soprattutto alla riscoperta della “meraviglia”.
Abbiamo intervistato Maria Perillo per conoscere qualcosa in più di lei e per capire come, da un classico senza tempo come “Alice nel Paese delle meraviglie”, sia nata un’idea così innovativa e quali sono i messaggi in essa contenuti.
L’intervista a Maria Perillo
“Alice nel tè e quel che non accadde”, un libro spiccatamente originale, già nel titolo: perché proprio il personaggio fiabesco di Alice?
Alice è il personaggio a cui più mi sono ispirata nel corso della mia vita. A volte, per gioco, dico che è ‘emarginata’; a differenza di tutte le principesse che popolano fiabe e racconti, Alice ha scopi diversi nella vita, per questo motivo, sembra far poco sfoggio di sé negli store, accanto alle principesse in tiro. Alice è curiosa, ha il coraggio di osare e sa trascinare gli altri oltre ciò che sanno.
Maria Perillo, una scrittrice di origine napoletana, che si definisce innanzitutto curiosa: se dovesse definire la curiosità, quali parole userebbe?
La curiosità è un’esigenza, è un impulso con cui veniamo tutti al mondo. Una dote che va allenata e che ci spinge a scoprire sempre cose nuove, capire il perché, conoscere, soprattutto, noi stessi.
La sua Alice fa ritorno nel Paese delle meraviglie, ma ora è cresciuta, non è più la ragazzina ingenua di un tempo, ora si accorge che tutto ciò che sembrava meraviglioso non lo è più, ha perso il suo incanto: quanto c’è dell’Alice di questo racconto in Maria Perillo?
Il racconto è inizialmente nato per gioco, mi divertivo a creare parallelismi tra me, i miei amici e le vicende di Alice. Un giorno, ho deciso di scrivere tutto ciò su cui avevo giocato. Alice nel tè è stato scritto prima a mano. C’è tanto di me in tutti i personaggi che affrontano la vicenda. Ognuno ha un aspetto diverso della mia personalità che ho sperimentato.
La protagonista, però, decide di reagire a questa delusione, provando a far rivivere quella meraviglia insieme ai suoi amici: secondo lei, come si può reagire alla perdita dell’incanto in ciò che ci circonda? Come prova lei a rendere ogni giorno la realtà capace di sorprenderla?
Questo è il fulcro del mio racconto, il messaggio che voglio far arrivare al lettore. La felicità è una scelta coraggiosa che parte dalla conoscenza di se stessi. Ci si può mettere in cammino per mezzo dello studio, dello sport, della spiritualità, della religione o delle moderne scienze che studiano l’uomo; l’importante è conoscere se stessi, partire da sé per cambiare la propria vita senza aspettare che sia qualcosa fuori di noi a cambiarlo.
Quando nasce la sua passione per la scrittura? Cosa significa per lei scrivere?
La passione per la scrittura è nata con me, ho iniziato alle scuole medie; avevo, ed ho ancora, l’abitudine di scrivere un diario ogni anno. Da ragazzina lo facevo per sfogo poi ho iniziato a farlo per necessità. Crescendo, ho compreso che per mezzo della scrittura potevo creare e conoscere il mondo. Ora fa parte di me.
La stesura di questo libro si avvale della copertina e delle illustrazioni di Salvatore Sorrentino, in arte Neirus, artista figurativo contemporaneo: quanto è stata importante questa collaborazione? Pensate di essere riusciti entrambi ad esprimere ciò che volevate trasmettere, naturalmente ciascuno nel suo ambito?
La collaborazione con Neirus è stata importantissima, è un artista speciale, ha un dono e sa come trasmetterlo, come ripeto spesso; sono innamorata della sua arte. Nessun altro avrebbe potuto conferire ulteriore magia alla mia Alice! Quello che entrambi volevamo trasmettere era la curiosità e la scoperta di quel mondo invisibile che ci circonda, quanto all’esprimerci, non abbiamo ancora finito, lavoriamo a numerosi progetti che metteremo in pratica.
La filastrocca che precede l’uscita del testo parla della magia nata dall’incontro tra la sua scrittura e l’arte di Neirus; inoltre è una sorta di invito a leggere il racconto e a farsi condurre dalla “bimba” nel mondo della meraviglia: se dovesse dare un titolo a questa filastrocca?
Ci abbiamo pensato spesso. La creatura del mio libro, quella a cui Neirus ha dato un volto, è frutto di una sua opera d’arte “Alice – the mistery of the woods”. Il dipinto è a casa con me, lo guardo tutti i giorni e mi sono interrogata spesso sul nome che potevamo dare alla filastrocca iniziale, partendo dal libro e dalla copertina… In conclusione, la cosa più naturale, sarebbe dare alla filastrocca il semplice titolo di Alice. Ormai, il solo nome, conduce, inevitabilmente, al Paese delle meraviglie a cui voglio condurre i miei lettori.