“Come i Wanderers vinsero la Coppa d’Inghilterra“, opera scritta dall’autore James Lloyd Carr, è edito dalla Fazi Editore per la collana “Le Strade“.
I Wanderers di James Lloyd Carr e la bellezza del sogno
Il caso ha voluto che mettessi mano a questa recensione proprio nelle stesse ore in cui il mondo intero, e la città di Napoli in particolare modo, venivano a conoscenza e facevano i conti con la notizia di Maurizio Sarri, padre spirituale del Sarrismo – termine che è entrato a tal punto nell’immaginario comune da divenire parte del Vocabolario Treccani – nuovo allenatore della Fc Juventus.
Non è questo il luogo, né vorremmo lo fosse, dove discutere le scelte del mister, noi siamo qui per parlare esclusivamente del libro di Carr, ma non può, chi scrive, fare a meno di notare la divertente similitudine tra questa storia su carta e quella umana.
Basta la prefazione del libro per capire in che tipo di lettura ci stiamo imbattendo e già allora bisogna far una scelta. I sognatori, quelli che fino al triplice fischio ci credono, proseguiranno la lettura, mentre coloro che sanno già tutto, che non si lasciano mai toccare dalla vita poiché la conoscono a menadito e nulla li stupisce, potrebbero voler smettere di leggere.
Bisogna avere un certo tipo di personalità, di approccio all’esistenza per poter leggere, leggere veramente “Come i Wanderers vinsero la Coppa d’Inghilterra”. Perché la storia di questa squadra, di questa cittadina, di questi uomini è qualcosa per cui tutti coloro che hanno un sogno hanno lottato almeno una volta. Se si è desiderato qualcosa, ma lo si è desiderato veramente, ardentemente allora si divoreranno la pagine, le si bruceranno come si vorrebbero bruciare le tappe della propria vita che ci separano dal nostro agognato obiettivo.
Bisogna credere che l’ambizione sia la chiave per ogni successo, bisogna sinceramente pensare che Davide, con la tunichetta e la fionda, possa abbattare il gigante Golia solo grazie alla sua mente, al suo talento, alla sua voglia. Allora si potrà credere a Mr.Fangoss, a Mr. Kossuth e a questa strampalata, imbarazzante, impossibilità alla vittoria, alla squadra di “dreamers”, come li chiamerebbero loro, e alla loro straordinaria storia. Al di là di tutto, al di là del vero o del falso, forse è stato solo una buona lettura, un divertente racconto da fare agli amici al bar, ma solo chi c’è stato e l’ha visto può capire, sapere e dire quanto è stato bello e quanto si sono persi quello che non c’erano. Quindi, al di là del giusto o sbagliato, degli uomini e delle icone, i ragazzi degli Steeple Sinderby Wanderers continueranno a esistere e a giocare il loro calcio impossibile fin quando ci sarà un uomo, anche soltanto uno, che si staglierà solo contro il mondo intero se esso dimenticherà la vera motivazione per cui ogni cosa, dal calcio alla vita, dovrebbe essere fatta: la bellezza.