La bella estate di Cesare Pavese | Recensione

La bella estate è il titolo di una raccolta di romanzi brevi del celebre scrittore italiano Cesare Pavese pubblicata nel 1949. Il volume è composto da tre testi: La bella estate, Il diavolo sulle colline e Tre donne sole. Con questa raccolta Pavese si aggiudica il Premio Strega nel 1950. Il primo dei tre romanzi, ossia La bella estate, è un volume che racconta in modo delicato e profondo il desiderio di una giovane ragazza di diventare donna. Si tratta, dunque, della narrazione di un percorso di vita alle prese con la scoperta, l’esplorazione e l’emozione di voler entrare a pieno nel mondo degli adulti.

La trama

La protagonista di La bella Estate è Ginia, una ragazza torinese di sedici anni che vive con il fratello Severino e che lavora come sarta. Ginia conduce una vita spensierata e allegra. La situazione cambia quando conosce Amelia, una ragazza più grande che lavora come modella per un circolo di pittori e che trascina Ginia nell’ambiente bohémien della città. Nella conoscenza con Amelia possiamo notare il modo totalmente ingenuo e inesperto con cui la giovane Ginia si approccia alla vita innamorandosi di Guido, uno dei pittori del circolo e diventando la sua amante. All’inizio della vicenda, che assume aspetti erotici oltre amorosi, la ragazza è felice e convinta di aver trovato l’amore e la bella estate tanto attesa, ma ben presto si rende conto che in realtà Guido non è particolarmente interessato alla sua compagnia. Ginia, nonostante soffra molto per l’indifferenza che avverte da parte del giovane, continua a concederglisi sessualmente, nonostante questo comportamento accresca la sua frustrazione e il suo senso di profonda angoscia e solitudine. Un giorno Guido propone alla ragazza di posare nuda per i suoi dipinti, senza avvertirla che da dietro una tenda la sta osservando anche Rodrigues che è un artista, amico di Guido. Ad un certo punto Rodrigues fa capolino nella stanza dal suo nascondiglio, e Ginia, umiliata e intimidita, scappa immediatamente, riuscendo però a sentire Guido che la definisce, rivolto all’amico e ad Amelia, «una scema». La Bella estate è da intendere come una fase di vita ricca di sogni della sedicenne Ginia che, tuttavia, sembra concludersi in maniera troppo repentina. La giovane, infatti, delusa e addolorata vive questa fase con una profonda disillusione nei confronti del mondo che la circonda ma continua, comunque, a mantenere un rapporto con la spigliata Amelia, vedendo in lei una guida per il mondo reale, ormai privo di tutte le tipiche illusioni e fantasie giovanili che avevano caratterizzato il modo di vivere di Ginia.

La scoperta di sé

Scritto nel 1940, La bella estate, nelle parole di Pavese, ha a che vedere con «la storia di una verginità che si difende», o meglio, è il racconto di un’innocenza che la protagonista è portata, inevitabilmente, a perdere sulla base di una naturale e necessaria fase evolutiva della vita. L’ambientazione cittadina, che trasporta il lettore in una Torino fredda e quasi crepuscolare, rimanda al doloroso passaggio di maturazione vissuto dalla giovane protagonista a causa del suo amore inappagato, fatto di attese e tristi illusioni, destinato a consumarsi con la stessa fretta improvvisa con la quale l’estate volge al termine. La scoperta dei sensi, ma anche delle tentazioni alle quali va incontro Ginia, viene approfondita dall’autore con una delicatezza ed eleganza più unica che rara, prestando un’attenzione particolare alla difficile transizione della ragazza verso il mondo della maturità e della consapevolezza. L’amarezza e il dolore profondo provato dalla protagonista riescono in modo equilibrato a farsi spazio tra le pagine del romanzo, giungendo principalmente a quella che per Ginia diventerà, a tutti gli effetti, la scoperta di sé. Per far sì che la ragazza, tuttavia, raggiunga a pieno questa scoperta di sé, è importante anche osservare che l’intenzione di Cesare Pavese non è quella di esplorare la fase transitoria dall’adolescenza alla maturità, partendo dalla base di un semplice desiderio erotico della protagonista. Per l’autore la sfera sensuale e affettiva prosegue di pari passo con quella intellettuale, suggerendo al lettore che il desiderio nutrito da Ginia, che la porterà poi davvero a scoprirsi, è soprattutto di tipo intellettuale, oltre che sessuale.

Fonte immagine: Einaudi editore

A proposito di Carmen Landi

Vedi tutti gli articoli di Carmen Landi

Commenta