Il saggio Figura di Erich Auerbach, critico e filologo tedesco, è uno dei punti di riferimento fondamentali per lo studio e interpretazione della Divina Commedia, in particolar modo per l’interpretazione di diversi personaggi. Questo saggio è stato pubblicato nella rivista Archivum Romanicum nel 1938, successivamente ripubblicato nel 1944 insieme ad altri saggi. Auerbach qui sostiene che la figura è un elemento chiave e fondamentale nella comprensione e interpretazione delle opere letterarie, in questo caso della Divina Commedia, e che la figura sia legata a un ambiente storico e concreto.
Figura di Auerbach: una breve analisi del saggio
Il saggio Figura di Auerbach parte da un excursus storico sull’uso del termine figura negli autori latini, partendo da Terenzio fino a Quintiliano: il concetto e uso del termine passa da «formazione plastica» fino a «figura retorica» nelle opere di Quintiliano. Viene usato anche nel mondo cristiano ma con una interpretazione diversa: qui, figura, è un termine che viene usato per riferirsi a un qualcosa di reale, di storico e che indica eventualmente qualcos’altro che accadrà, ovvero l’adempimento. Questo tipo di visione, se prendiamo d’esempio Adamo identificato anche come la «figura di Cristo», vede nelle persone e nei fatti delle profezie reali, “storicamente accadute”. Auerbach inoltre ritiene che la figura di Adamo sia fondamentale per la comprensione dei personaggi nella letteratura, poiché Adamo è stato rappresentato in un modo abbastanza complesso, da cui gli autori eventualmente si sono ispirati per la creazione dei propri personaggi.
Tuttavia, bisogna fare una puntualizzazione necessaria: non bisogna confondere il significato di “figura” di Auerbach con quello di “simbolo”, poiché la figura è un elemento reale e storico, concreto che anticipa o annuncia un’altra cosa, altrettanto reale definito adempimento. Adamo, in quanto figura di Cristo, lo anticipa (adempimento) e stessa cosa per Eva, figura invece della Chiesa. Il simbolo invece si lega al mondo astratto, non è reale, è un elemento della finzione che vuole significare altre cose reali.
Come viene interpretato nella Divina Commedia?
Il concetto di figura di Auerbach si declina secondo i diversi personaggi della Divina Commedia, vediamo alcuni esempi:
- Catone Uticense: posto da Dante come custode del Purgatorio, per Auerbach è una figura, o meglio l’adempimento di quello reale;
- Virgilio: nella Divina Commedia è sia poeta che guida, ancora una volta questa figura è l’adempimento del reale e storico Virgilio;
- Beatrice: insieme a Virgilio, è la guida che mostra a Dante ciò che accade nei 3 regni, sempre legato al concetto di realtà. Per Dante, Beatrice è la figura o incarnazione della rivelazione divina, quindi adempimento;
È chiaro che il concetto di figura di Auerbach pone le basi per una corretta interpretazione della Divina Commedia, ma non solo. Ogni personaggio storico o mitologico nel poema ha un ruolo ben preciso: deve significare qualcosa legato alla realtà storica o mitica che Dante conosce. Questo rapporto si traduce precisamente in quello di figura e adempimento: qualcosa di reale e storico, che ne anticipa un altro. Proprio per questo, nello studio della Divina Commedia non è possibile slegare i personaggi dalla loro esistenza storico-terrena, altrimenti verrà tolta un’interpretazione chiave non solo del personaggio, ma dell’intero poema.
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