La pazienza del sasso: il nuovo romanzo di Carmela Scotti

Carmela Scotti

La pazienza del sasso è il nuovo libro di Carmela Scotti, edito per Garzanti editore.

L’autrice, diplomata in pittura e fotografia all’Accademia di Belle Arti di Palermo, si trasferisce poi a Roma e a Milano. Oggi vive in Brianza e collabora con i settimanali «Cronaca Vera» e «Tu Style». L’imperfetta, il suo romanzo d’esordio, è stato finalista al prestigioso premio Calvino. Chiedi al cielo è il suo secondo libro. 

Il nuovo romanzo di Carmela Scotti è un viaggio, allo stesso tempo reale e introspettivo, di una donna, Argia, che si vede costretta a tornare in quel paese dal quale è più volte fuggita; come spesso avviene, è la morte il pettine che porta alla luce ogni nodo. Il ritorno è necessario per riavvolgere il nastro, ripartire dall’inizio, da dove tutto ha avuto origine perché è altrimenti impossibile muoversi in avanti. E il ritorno implica necessariamente fare i conti con un passato di frustrazione, di macerie e di violenza sottile come un vento gelido ma calmo, che anticipa l’uragano, e che lascia dietro di sé solo sofferenza. 

La pazienza del sasso di Carmela Scotti: l’intreccio 

Il viaggio prende le mosse da una fine; la morte della sorella Dervia porta via con sé una parte di Argia, lasciandole solo un bagaglio di rimorsi e rimpianti. E così dare degna sepoltura alla sorella implica portare alla luce un passato che a malapena si era riusciti a seppellire e che ora ribolle come lava per tornare alla luce. Ogni tappa del viaggio che l’autrice percorre per tornare in Sicilia è accompagnata da un passo indietro; a partire proprio da quando la nascita della sorella minore della protagonista causa un terremoto nell’emotività e nella stabilità di una figlia unica ormai spodestata e deprivata dell’affetto e delle attenzioni esclusive. Da quel momento il nido diventa prigione, e man mano la catena di rancori e risentimenti coinvolge tutti i membri della famiglia; ognuno rivolge la sua rabbia e la sua frustrazione verso qualcun altro, sempre però navigando sott’acqua. Nulla emerge apparentemente, fino a quando un incidente domestico spezza i sogni della madre, e come in un turbinio tutto viene risucchiato in un vortice di disperazione e angoscia. L’abbandono, la fuga è la costante, che in ognuno prende sembianze e connotazioni peculiari. Nessuno riesce a sottrarsene. 

Le conseguenze della distruzione del nido familiare saranno imponenti per entrambe le bambine, l’una Argia, dipendente dall’affetto di una madre fantasma che non la vedeva neanche in vita, e l’altra, Dervia, da quello di una sorella che la respinge, vedendo incarnarsi in lei la causa di tutti i suoi mali.  

Una vera e propria genealogia del dolore e di come la sofferenza sbocci e maturi in seno a una bambina che null’altro avrebbe desiderato se non il calore di un grembo materno. La prima deprivazione è quella che non abbandonerà mai la protagonista de La pazienza del sasso, che paziente e silenziosa attacca la sua preda quando meno se l’aspetta, sottraendole ciò che le è mancato, macchiandosi di una colpa che vuole essere un riempire i vuoti, ma che finisce per creare voragini. 

Quando l’amore primo di una madre e di un padre è stato carente o del tutto assente, l’amore diventa qualcosa di inaccessibile o una conquista che bisogna ogni giorno mostrare di meritare. 

E fare i conti con la fine implica il ridestare fantasmi lontani, ombre nascoste che il non detto imprigiona, fino a quando scalpitano troppo ed è insopportabile tacere. Così le parole sono l’unica via d’uscita; l’ammissione di colpevolezza infrange tutte le protezioni e insieme riporta a galla le mancanze, i traumi accumulati, quelli cancellati, e l’odio covato per anni si schiude e può finalmente liberarsi insieme al dolore. Negli occhi di Lucio, suo figlio, Argia rivede quelli di Dervia; non riesce a guardarli fino in fondo. Lucio accompagna la protagonista nel viaggio verso casa insieme a Nicola, un amico che condivide con la protagonista l’infanzia e un passato non meno fitto di ombre. 

Tutte le menzogne nelle quali si era trincerata pur di sopravvivere hanno condotto all’annientamento.

Solo l’incontro con una madre chioccia che ha dato tutto, pure la sua innocenza, per suo figlio sono un balsamo per le ferite di Argia e forse una chiave per la sua redenzione. 

Tutti, infondo, portiamo i segni delle macerie che ci lasciamo alle spalle. E fare pace con i propri fantasmi è l’unica strada verso la guarigione.

Un romanzo appassionante e costellato di segreti, di reticenza, di colpa, di un dolore soffocante e penetrante, un veritiero faccia a faccia con i propri limiti, le proprie insidie e deflagrazioni, e insieme un’offerta di pace per tutti coloro che si sentono perduti, smarriti, fuori posto. 

 

Fonte immagine: Garzanti editore. 

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Studio Filologia Moderna all'università degli studi di Napoli "Federico II". Scrivo per immergermi totalmente nella realtà, e leggo per vederci chiaro.

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