Pubblicato per Garzanti Editore il 24 giugno 2021, La stupidità strategica è un saggio di Giorgio Nardone, psicologo, psicoterapeuta, divulgatore italiano e fondatore del Centro di terapia strategica.
A tutti può capitare di scivolare nella stupidità, non siamo immuni ad essa e può succedere a chiunque qualche volta nella propria vita. Il problema sorge quando la stupidità strategica diventa una costante, talmente paralizzante che è come se fosse l’unica cosa che si conosce. Questo saggio vuole analizzare psicologicamente tutti quei profili che si lasciano abbindolare dalla stupidità strategica e come questa influenzi gli atteggiamenti di tutti i giorni. Giorgio Nardone, infatti, analizza i meccanismi della stupidità e ci consiglia degli antidoti per salvaguardarci da essa.
Precauzioni per l’uso
Al giorno d’oggi, il termine stupidità viene usato in modo errato: infatti, non è semplicemente il corrispondente di incapace o imbecille, bensì, ha a che fare con lo stupore: l’essere bloccati da ciò che sorprende, meraviglia, incanta. Possiamo definire stupido colui che resta immobile nella propria visione del mondo, incapace di cambiare punto di vista perché completamente ingannato dallo stupore. Giorgio Nardone, in questo saggio, ci illustra la stupidità di tratto, quella persistente, che contrappone alla stupidità di stato, nella quale si può cadere occasionalmente durante la propria esistenza.
La stupidità strategica: i tratti essenziali
Strategicamente stupidi non si nasce, si diventa. È chiaro che noi costruiamo noi stessi solo dopo aver fatto specifiche esperienze: dopo aver proseguito un percorso di studio, ad esempio, o dopo essere entrati in contatto con certi luoghi o certe persone. Tutto ciò contribuisce a farci crescere, a farci comprendere al meglio il mondo che ci circonda, a capire meglio noi stessi. Alcune esperienze rispetto ad altre possono renderci degli stupidi strategici, cioè assolutamente sicuri delle nostre idee e che queste siano giuste e corrette.
Lo strategicamente stupido è serenamente privo di dubbi. Chiunque può mettere in discussione il pensiero dello stupido strategico, ma quest’ultimo continuerà convinto per la sua strada. Ci crede talmente tanto che, anche mostrandogli prove che evidenziano i suoi errori, queste non gli faranno assolutamente cambiare idea.
La stupidità strategica riduce la sofferenza. Per riassumere questa argomentazione è giusto riprendere l’analogia usata dallo stesso Giorgio Nardone: «Lo struzzo mette la testa sotto la sabbia per non vedere il leone che lo sta per sbranare». La stupidità strategica, di fatto, funge da tempio protettivo delle proprie incertezze.
Colui che è strategicamente stupido è incapace di reale empatia e compassione. Essendo convinto delle proprie idee, privo di dubbi e non aperto ad accettare altri punti di vista, lo stupido strategico non penserà di mettersi nei panni dell’altro per capire la sua visione. Lo stupido strategico non prova a mettersi in discussione perché questo implicherebbe far cadere quel palazzo di certezze che si è creato intorno.
Lo stupido strategico non dialoga, proclama. Tutto ciò che uscirà dalle labbra dello stupido strategico, un po’ perché non riesce ad immedesimarsi nell’altro, un po’ perché è assolutamente convinto di ciò che pensa, sembrerà propagandistico (non a caso uno stupido strategico potrebbe essere un leader politico o un totalitarista).
I profili della stupidità strategica
Sono undici gli stupidi strategici che Giorgio Nardone analizza accuratamente nel saggio La stupidità strategica. Vediamone soltanto alcuni insieme:
- Incompetente saccente: colui che esprime ripetutamente la sua opinione, senza che nessuno gliel’abbia chiesta, non curante se sia consolidata o meno.
- Presuntuoso snob: è convinto di sapere più degli altri e meglio degli altri, per questo è legittimato dall’esporre le proprie idee, talvolta errate, su un argomento in particolare.
- Beato ignorante: nonostante provi astio verso la cultura e l’istruzione, è fiero della propria ignoranza e continuerà a farneticare.
- Ideologo inamovibile: accecato da un’ideologia, religiosa o politica, non accetta idee che arrivano fuori dalla sua cerchia di pensiero.
- Fanatico fervente: è colui che fa di una passione una vera e propria ossessione, parlerà solo e soltanto di essa.
Gli antidoti alla stupidità strategica
Non abbiamo scampo alla stupidità strategica, è un virus – prodotto dall’uomo stesso – a cui nessuno è immune. Ma esistono degli antidoti che ci possono proteggere da essa. Citando lo stesso Giorgio Nardone, gli essere umani cercano costantemente delle certezze per evitare l’angoscia esistenziale e sono pronti ad autoingannarsi. Viene meno la saggezza e la verità e si preferisce trovare conforto in quello che ci dà sicurezza, anche se questo significa credere nel falso.
Come si può evitare la stupidità strategica? Bisogna coltivare la flessibilità mentale, orientarsi verso diversi punti di vista senza prendere posizione e imparare dagli errori per migliorare i propri comportamenti. Questo approccio, però, si scontra con tre prerogative:
- Prerogativa biologica, che ha a che fare, come detto in precedenza, con il nostro trovare consolazione nelle incertezze, queste ci danno sollievo anche se sono degli autoinganni.
- Prerogativa esistenziale, che fa in modo che un comportamento attuato in un certo momento diventi ripetitivo e quasi automatico dinanzi occasioni diverse.
- Prerogativa psico-esperienziale, che ha che fare con i nostri sentimenti, tutto ciò che possiamo controllare fino ad un certo punto e che possono prendere il sopravvento facendoci reagire in un modo rispetto ad un altro.
Conclusioni
La stupidità strategica di Giorgio Nardone è una bella lettura: è intrigante scoprire cosa si nasconde dietro la psiche dell’essere umano, anche in un tema come la stupidità che potrebbe sembrare banale o scontato all’inizio, ma, dopo aver concluso l’intero saggio, si capisce che non lo è affatto.
Immagine in evidenza: Garzanti Editore