La supplente: il romanzo sulla scuola di Cristina Frascà

La supplente

Recensione di “La supplente”, il romanzo di Cristina Frascà. Gioie e dolori del precariato scolastico

Esce per Garzanti a settembre 2021 il romanzo di Cristina Frascà sul mondo della scuola, La supplente, un romanzo che, con ironia e leggerezza, affronta l’annoso tema del precariato scolastico. Ma chi sono  precari? Un esercito di uomini e donne che ogni anno, privi di alcuna stabilità, attraversano la penisola da Sud a Nord (più raramente il contrario) nella speranza di un incarico annuale, che li veda impiegati in scuole pubbliche da settembre a giugno, fino al termine delle lezioni e, solo nei casi più fortunati, includa anche il pagamento delle mensilità di luglio e agosto. Dati OCSE dimostrano che la classe docente italiana è, mediamente, piuttosto anziana (fenomeno comprensibile, se si considera che mediamente si entra in ruolo dopo anni di precariato ed un tempo i concorsi ed i percorsi abilitanti erano banditi più spesso che oggi), più precaria e meno retribuita, e lo è di certo in rapporto alla classe docente degli altri paesi europei.
La retorica dell’insegnamento come vocazione e la continua mortificazione della classe docente ha, di fatto, contribuito a ridurre la percezione collettiva che si tratti di una professione, disincentivando i giovani dall’intraprendere una professione malpagata e talvolta poco gratificante e scoraggiando quelli che, nonostante tutto, scelgono d’intraprenderla, tra mille difficoltà, trasferimenti e continui cambi di regia al Ministero.

La protagonista del romanzo è Anna Tosetti, una trentenne che ha ottenuto il suo primo incarico annuale come docente di italiano e storia in un istituto professionale alberghiero: è una docente precaria che, come tanti, deve barcamenarsi tra graduatorie, punteggi e lezioni private, di latino e di pianoforte, che le garantiscono la sopravvivenza nei periodi in cui non riesce a lavorare come docente. 
L’eroina di Cristina Frascà – docente di lettere come la sua protagonista – è un’irresistibile Bridget Jones italiana: buffa, innamorata, bella ed inconsapevole, in lotta da sempre con qualche chilo di più, Anna Tosetti affronta il suo primo incarico annuale con un’entusiasmo di bambina che non lascia spazio allo scoramento di fronte a quella che le è stata presentata come la classe più difficile della scuola, una terza popolata da ragazzi dai soprannomi che fin da subito ne chiariscono le inclinazioni, lontanissime dalle aspettative di Anna, che già s’immaginava nell’intento di iniziare giovani menti alla bellezza della poesia, come il professor Keating ne L’attimo fuggente.

La giovane docente, tuttavia, non si perde d’animo e riesce comunque a trovare, nella poesia, la chiave per comunicare con quella classe difficile ma brillante: sono le parole eterne di Omero a creare un ponte di collegamento, grazie al quale la classe riesce a ricreare uno spettacolo teatrale ispirato all’Odissea, curandone ogni aspetto, dai testi delle canzoni alla scenografia.
I ragazzi difficili si rivelano, pian piano, normali adolescenti, del tutto simili agli altri nelle difficoltà, nella scoperta dell’amore e dell’amicizia, in sé stessi e nell’altro, vissuti, a quell’età, con un entusiasmo e un’urgenza impari, adolescenti che vanno ascoltati, prima ancora che giudicati mediante un freddo voto numerico, riuscendo ad imparare da loro molto più di quanto si aspettasse di poter fare, su sé stessa e su questo lavoro così delicato. Cristina Frascà ha donato una voce propria ad ognuno di loro, affinché sia il lettore, come un bravo insegnante, ad ascoltarla.

Al centro del romanzo, tuttavia, non vi è soltanto la scuola ed i suoi problemi: la crescita della protagonista avviene grazie all’incontro con l’altro, non soltanto la sua classe, ma anche Sasha, il medico russo che si è trasferito nel suo palazzo, la famiglia con il suo carico di aspettative, gli amici di sempre, Marta e Riccardo, ed i nuovi amici.
Un anno di formazione, prima ancora che di lavoro, che rende Anna Tosetti una donna diversa dall’esordio del romanzo: più sicura, più coraggiosa, più audace, più adulta. Una donna che ha compreso, finalmente, quanta bellezza ci sia nell’imperfezione. 

Indubbiamente romanzato ma non retorico, l’esordio di Cristina Frascà è un romanzo divertente, che si avvale di uno stile fresco e leggero che lo rende una piacevole lettura, che ben si presterebbe ad un adattamento televisivo. Un romanzo sulla scuola, sui sogni, sull’importanza di ascoltare ed ascoltarsi.

 

 

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Laureata in Filologia Moderna alla Federico II, docente di Lettere e vera e propria lettrice compulsiva, coltivo da sempre una passione smodata per la parola scritta.

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