L’accordo dell’acqua (Edizioni Dialoghi) è l’ultimo lavoro poetico di Federica Russo, giovane scrittrice partenopea, classe ’93. La sua raccolta, tessuta col filo del dolore e del ricordo, ripercorre e mette a nudo un’anima consumata eppure fresca, che intraprende agile il cammino della rinascita e del ricominciamento.
Federica Russo tra amore, ricordo, morte e ricominciamento
«Come la memoria dell’acqua/ fantascienza gentile/ ad ogni cambiamento/ resta il meglio,/ se è vero che può ricordare».
Giovane eppure potentissima, nel suo L’accordo dell’acqua, Federica Russo prende spunto da una particolare teoria secondo cui l’acqua ha la capacità di ricordare, conservare memoria, e sempre rimanere leggera. È quello che succede anche a lei, l’autrice, che si contrae e si contorce nei suoi versi sinuosamente come l’acqua, impregnandoli dei suoi ricordi, ravvivandoli della sua energia, percorrendo a ritroso le ombre della sua memoria breve, ma anche intensa.
Il suo spirito è irruente e dichiara subito: «Vivere la vita/ senza poter vivere/ è una cella senza sbarre/ e io / preferisco correre/ come una pazza», la sua mano è rivoluzionaria, la sua penna scrive poesie agitate di Amore e Morte, mette in rima e fa combaciare liberamente versi che scandiscono “paure ridicole”, confessando l’instabilità di un’anima in bilico tra sanità e malattia, rotta in due dalla paura e dal coraggio di amare, costantemente minacciato da quella che Federica Russo chiama paralisi emotiva.
La Morte ha un’influenza prepotente che infligge come castigo a tutta la prima parte della raccolta: come in preda a una malattia mentale, declinando un ragionamento senza logica, quasi ad auto-diagnosticarsi una patologia cronica, Federica Russo vede le emozioni sprigionarsi e scivolare via dalle sue mani, quindi dalla sua poesia, riempiendola di un senso di morte inoppugnabile; il cuore ora e ormai, batte solo al ritmo della mano infelice. L’autrice sembra più di tutto atterrita dalla paura della ineluttabilità della morte: «Non voglio morire, non voglio veder morire» e ancora: «Vorrei essere morta quando dovrò morire».
Ma non esistono “paure ridicole”, l’animo è giovane e il dolore è sempre giusto, mai demistificabile, non si può sminuire. Quello stesso dolore imprigiona una voglia di vivere che Federica Russo libera verso la fine de L’accordo dell’ Acqua, recuperando, come si recupera per rivelazione improvvisa un oggetto prezioso che sembrava non servire più a nulla, l’Amore e la sua spinta vitale.
L’Amore viene ripreso ancora una volta attraverso il ricordo, il ricordo di “due sconosciute che una volta si amavano”. Logorato da una storia finita, Federica Russo non vuole punire l’Amore facendolo soccombere al suo dolore viziato, ma cerca di salvarlo e ascoltarlo: «Il mio amore sa parlare, il mio amore è Donna». Fatto Suo, il sentimento amoroso diventa lei stessa, Federica Russo sa comunicare: svelarsi nella sua fragilità è scoprirsi nella sua più silenziosa e prepotente forza. È lei stessa Donna, lei è la sua poesia: semplice, chiara, immediata e scattante, dai toni sfumati tra ricercati e sferzanti.
«È arrivato il momento di fare il conto di quello che ho vinto e che ho perso. Torna a galla sulla superficie dell’acqua ogni pezzo che pensavo fosse andato disperso, diverso.»
L’accordo dell’acqua di Federica Russo è perciò il diario di un’anima che si svela impunemente, abbagliandoci del suo dolore e acquietandoci con il suo irrequieto desiderio di vivere, e di fare poesia.
«La fine del mondo è solo l’inizio».
Fonte immagine di copertina: Ufficio Stampa