L’animale femmina di Emanuela Canepa è il primo romanzo della bibliotecaria, romana d’origine e padovana d’adozione. È edito da Einaudi e ha raggiunto un grande successo, oltre al conseguimento, assegnato all’unanimità, del Premio Calvino 2017.
Il romanzo è un’indagine, profonda, dell’animo umano, apparentemente suddivisa in una classificazione di genere ma così unita nella sua fragilità. L’enorme pregio è infatti quello di poter seguire l’evoluzione di una ragazza che tenta di diventare donna e che, per farlo, è costretta a minare le certezze di una semplicità al maschile.
L’animale femmina di Emanuela Canepa: di prigionia in prigionia
Rosita Mulè è una ragazza di ventisei anni, costretta a migrare dalla provincia di Caserta a Padova, per realizzare il suo sogno: diventare medico. Nella sua terra natìa era perennemente ostacolata dalle premure e dalle eccessive attenzioni di una donna di vecchio stampo, la madre, convinta che la sua istruzione fosse solo una perdita di tempo.
Il distacco non avviene senza dolore e ogni giorno Rosita ne porta il peso come un senso di colpa. D’altronde il resto della sua vita non va certamente come sperava: è al settimo anno di università, indietro con gli esami, incastrata in un lavoro full-time senza prospettive e possibilità di dedicare tempo allo studio e in una relazione senza sbocchi, con un uomo sposato.
Tutto sembra cambiare, nel punto di maggiore crisi della sua vita, quando è sul punto di mollare tutto. Dopo un gesto di disinteressato altruismo entra nella vita di Rosita un settantenne molto particolare. All’inizio cerca di convincersi che questa opportunità sia una benedizione, ignara del fatto di starsi infilando in una nuova gabbia, seppur dalle sbarre dorate.
L’animale femmina di Emanuela Canepa è la dimostrazione che uomini e donne, quando si tratta di sentimenti, sono un unicum. Probabilmente cambia il modo di processare gli eventi, ma all’amore, all’orgoglio, alla gelosia, alla paura e all’impazienza non si comanda. È la dimostrazione che gli stereotipi esistono ma non è detto che ogni individuo ne sia la rappresentazione vivente: ognuno è fatto di molteplici sfumature e deve solo scoprire fin dove arrivano i propri limiti. E superarli.
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