Le avventure di Telemaco | Fénelon | Recensione

Le avventure di Telemaco di Fénelon

Opera

Le avventure di Telemaco (Les aventures de Télémaque) è un romanzo pedagogico di Fénelon, pubblicato nel 1699. Egli aveva un ruolo molto importante e godeva di grande autorità nel regno in quanto arcivescovo e soprattutto istitutore (insegnante, educatore) del Delfino di Francia, il nipote del re erede al trono. Negli anni ’90 del Seicento Fénelon iniziò a scrivere Le avventure di Telemaco, noto anche col nome di Ad usum Delphini, cioè finalizzato all’istruzione del Delfino di Francia, doveva sia insegnare che divertire.

In realtà, il gusto di fine ‘600 e inizio ‘700 presenta una strana combinazione: da una parte c’è una tendenza razionalista tipicamente classicista, dall’altra invece c’è una sorta di nuovo meraviglioso. Se fino al ‘600 il meraviglioso nella letteratura era sempre appartenuto a due ambiti cioè quello pagano (Re Artù) e quello cristiano (La Gerusalemme liberata), a questi due se ne aggiunge uno nuovo che comincia a diventare molto amato in questi anni, cioè il meraviglioso moderno. Questo si ispira in qualche modo al meraviglioso antico ma cerca di trovare una nuova e tutta sua caratteristica. Ad esempio, il famoso romanzo filosofico di Cyrano de Bergerac è addirittura ambientato nel cosmo, in una totalmente dimensione diversa dal solito. Fénelon vive questa disputa, prima di tutto rifiutando l’etichetta di romanzo a favore della definizione di “una narrazione favolosa sotto forma di poema eroico come quelli di Omero e di Virgilio” cercando quindi di riportare questo genere all’epica greca e latina.

Trama e caratteristiche

La prima caratteristica di Le avventure di Telemaco, e la più importante, è la lingua: essendo Fénelon una delle persone più colte e autorevoli di Francia, la lingua in cui scrive è uno dei modelli più alti della prosa francese. Quindi, con quest’opera, detta le caratteristiche e la forma che deve avere la lingua francese, in quanto la nascita dell’Académie Française nel 1685 aveva dato il via a un’opera di purificazione del francese, ancora pieno di latinismi e italianismi; basti pensare al fatto che divenne una lingua così purificata, con difficoltà minime di fraintendimenti, che divenne la lingua della diplomazia, cosa che aiutava la Francia nell’affermare il suo potere nel quadro europeo. In effetti, la lingua parlata oggi in Francia è proprio quella che si è imposta nel Seicento. Fénelon potrebbe essere considerato il padre del francese, così come Manzoni è considerato il padre della lingua italiana.

La trama de Le avventure di Telemaco è molto complessa, perché ricalca la complessità dei romanzi greci, richiamando sia il modello di Omero che quello virgiliano. Fénelon inizia da dove Omero si è interrotto, per cui si rifà al personaggio di Telemaco, figlio di Ulisse, perché rappresenta l’archetipo del figlio piuttosto che dell’eroe. Ulisse è l’eroe, Telemaco deve diventare eroe, è scritto nel suo destino però sta ancora apprendendo per cui rispecchia l’erede al trono, che era il destinatario originale dell’opera. Telemaco è accompagnato da Mentore, che si scopre essere la dea Atena. Nel rapporto tra i due è riprodotta la relazione tra il precettore e l’allievo: la voce del vecchio è spesso didattica, ma il suo insegnamento è basato sulla dolcezza e sulla forza persuasiva della parola. Telemaco naviga alla ricerca del padre nel Mar Mediterraneo popolato da dei, ninfe, mostri, giganti, amici e nemici di Ulisse. Trascorre anche del tempo sull’isola di Calipso, dove quest’ultima, così come si innamorò del padre, si innamora anche del figlio.

Come il poema eroico, anche Le avventure di Telemaco inizia in medias res, agganciandosi al quarto libro dell’Odissea, dove termina l’apparizione di Telemaco. È presente, inoltre, anche un aggancio al modello di Virgilio perché la passione di Calipso per Telemaco, ricorda quella di Didone per Enea, raccontata nel quarto libro dell’Eneide: per colpa di Venere, Enea deve allontanarsi da Cartagine e abbandonare la regina Didone e lo stesso accade a Telemaco che è costretto a lasciare Calipso per colpa di Venere. Il modello virgiliano non è utile soltanto a ricostruire questa storia d’amore, ma anche perché era un modello didattico. In effetti, Virgilio scrive l’Eneide in età Augustea per dare dignità divina alla nascita di Roma, fondata a partire da Enea, che era figlio di Venere. Fénelon, riprendendo questo modello vuole dare importanza all’aspetto didattico ma anche al nazionalismo attraverso la lingua.

Questo romanzo ebbe un successo enorme, infatti già nel ‘700 era obbligatoriamente letto a scuola. Si tratta quindi di un romanzo didattico, ad usum Delphini, che poi diventerà il romanzo letto da tutti gli studenti di Francia. È importante anche ricordare che l’opera è una critica implicita al re assolutista Luigi XIV, pertanto ha contribuito a porre le basi del pensiero filosofico illuminista.

Immagine di copertina – fonte: Wikimedia Commons

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