L’isola dei femminielli, ultima opera di Aldo Simeone ed edita da Fazi editore (Collana Le strade), è la narrazione della persecuzione vissuta dagli omosessuali nel periodo fascista. Attraverso la storia di Aldo, ventenne fiorentino e dei suoi compagni di sventura, colpevoli come lui solo di essere definiti “diversi” dal regime, si snoda la descrizione di una pagina della storia fascista di cui si parla ancora troppo poco.
Aldo Simeone, l’autore de L’isola dei femminielli è nato a Pisa nel 1982; ha una laurea in Lettere e un dottorato in Studi italianistici. Il suo libro d’esordio è stato Per chi è la notte (Fazi, 2019). Ambientato anch’esso nel periodo della Seconda guerra mondiale, è stato molto apprezzato dalla critica.
L’isola dei femminielli, la sinossi
Siamo alle isole Tremiti, nel periodo fascista. A San Domino, una delle sue isole, vivono i “confinati”, definiti perlopiù “pederasti” dal regime fascista: uomini provenienti da varie parti d’Italia (soprattutto dalla Sicilia) che sono stati condannati al confino dal regime fascista perché omosessuali, nonché detentori di un “vizio abominevole” che poteva ledere la virilità del maschio italiano. Il protagonista è Aldo, un ventenne di Firenze condannato anch’egli a trascorrere forse i suoi giorni migliori in una caserma in condizioni igieniche precarie insieme ad altri sventurati come lui. Non c’è riscaldamento, a parte un camino per cui non hanno legna a sufficienza, i confinati vivono in un limbo di malessere, sia fisico che mentale, in un territorio ostile nei loro confronti: gli abitanti delle isole infatti li disprezzano perché omosessuali e non consentono loro di avere un lavoro. Pertanto sono costretti a vivere di stenti per un periodo di tempo indefinito senza avere diritto ad un processo. Molti sono i nomi che riecheggiano nella camerata e sono perlopiù soprannomi come: la Leonessa, la Stinchina (che sarebbe l’organo genitale femminile in dialetto siciliano), la Fisichella. Ognuno con la sua storia, con la sua caratteristica peculiare: c’è chi soffre di epilessia, chi ha gravi problemi di salute, chi addirittura è sospettato di pedofilia, che non ha nulla a che fare con l’omosessualità, come il Professore. Nel corso della narrazione si parla di un omicidio avvenuto in Sicilia prima del confino e per il quale alcuni di loro saranno costretti a scontare una pena in carcere.
L’isola dei femminielli è uno spaccato di quanto accadde alle persone omosessuali nel periodo fascista, prima della guerra. Se tra il 1927 e il 1940 ci furono trentacinque casi di omosessuali mandati al confino, tra il 1938 e il 1939 ci fu un inasprimento con sessantacinque pederasti confinati. Quando poi scoppiò la guerra gli omosessuali furono arruolati e quindi richiamati dal confino. La narrazione de L’isola dei femminielli è fluida e coinvolgente, con la scelta di un linguaggio volutamente adeguato per l’epoca, forbito ed accurato nel lessico. La storia narrata si basa su fatti realmente avvenuti, i buchi presenti sono riempiti da eventi romanzati.
«Di tutta l’esperienza del confino, quello fu per Aldo il momento più confuso. Sfocato, come nei sogni: la coscienza di un fatto che non si riesce a spiegare, di cui s’ignorano le cause e le conseguenze. Sicché mesi dopo, a ogni primo risveglio, gli capitò spesso di credersi ancora a San Domino, confinato per sempre.»
Fonte immagine: sito web Fazi editore