Lolita di Vladimir Nabokov | Analisi

Lolita di Vladimir Nabokov

Lolita di Vladimir Nabokov è un romanzo pubblicato nel 1955, che entra poi a far parte della letteratura classica. Il romanzo fu oggetto di forte critica pubblica per i suoi temi scandalosi e per la trattazione in forma, cosiddetta, erotica di vicende legate a disturbi psicologici e feticismo. La scrittura di Nabokov è, inoltre, ricordata per la proposta di temi “ibridi”, mescolanza tra quelli russi e quelli europei, ricordando, inoltre, che l’autore durante la sua infanzia riceve un’educazione trilingue (russo, inglese e francese).  

Trama di Lolita di Vladimir Nabokov

La storia del romanzo Lolita di Vladimir Nabokov verte su Humbert Humbert, un professore di letteratura francese che, dopo il fallimento del suo matrimonio, decide di cambiare casa. Si trasferisce in New England, dove trova Charlotte, vedova che vive da sola con sua figlia Dolores, la quale non riesce ad instaurare un buon rapporto con la madre. Poiché la vedova affittava alcune delle stanze in casa, Humbert inizia a soggiornare lì per qualche tempo. Successivamente però, Humbert Humbert decide di sposare Charlotte, per evitare di dover lasciare eventualmente la casa e finire così per allontanarsi da ciò che davvero lo teneva legato lì: Dolores. Da qui ha inizio la sua storia con la ragazzina, che ha dodici anni e che lui soprannomina Lolita. A seguito di un incidente in cui la madre della bambina perde la vita, Humbert prende in affido Lolita e intraprende con lei un viaggio per il paese, durante il quale il loro rapporto già nato dentro casa, si intensifica.  

Analisi di Lolita 

Lolita di Vladimir Nabokov è un viaggio introspettivo, alla scoperta e, se possibile, comprensione di ciò che accade nella mente dell’uomo che è colpito da particolari pensieri e ossessioni. Non è difficile capire perché, all’epoca in cui uscì, fu oggetto di così tante critiche: Lolita era troppo esplicito per la morale del tempo. Non esplicito nell’erotismo, il quale è presente, ma coperto da note ironiche e auto commiserative, ma nel riuscire a descrivere situazioni scomode che erano un tabù anche perché legate alla sfera sessuale. In effetti, nonostante i critici dell’epoca lo definissero un romanzo scabroso, non vi sono descrizioni evidenti o riferimenti ad azioni sessuali specifiche. Questo perché, secondo un’attenta analisi del romanzo, ciò non era l’obbiettivo dello scrittore. 

Humbert Humbert parla al lettore dalla sua cella, nella prigione in cui è stato rinchiuso perché colpevole di omicidio (al quale si aggiunge ovviamente la molestia a danni della minore). La storia ci perviene quindi sotto forma di diario, in cui il condannato decide di essere onesto e raccontare la sua vita dal suo punto di vista, quello di una persona malata. Per tutto il racconto, il professore mantiene un atteggiamento di autocommiserazione, una continua richiesta velata di perdono. Raccontando ciò che di male aveva fatto negli ultimi anni della sua vita prima della prigione, Humbert voleva provare a redimersi riconoscendo egli stesso di essere malato, e di non esser riuscito ad ammetterlo durante le sue visite dallo psichiatra. Il professore, infatti, ci racconta come prima di conoscere Lolita era già stato accusato di molestie e di pedofilia, spiegandoci che questa cosa ebbe inizio quando era già un ragazzino. Lo stesso libro si apre con un racconto sulla sua infanzia e poi adolescenza, in cui sentiva già il bisogno di avvicinarsi alle più piccole. Lolita di Vladimir Nabokov vuole quindi essere prima di tutto un mezzo di spiegazione, quasi scientifica, di ciò che accade nella mente di un pedofilo, mostrandolo al mondo non come persona da condannare a priori, ma come persona che, come tutti quelli affetti da disturbi psichici, va compresa e aiutata. Proprio per questo, Nabokov ha subìto ulteriori critiche, venendo visto egli stesso come un uomo perverso, suscitando l’indignazione della gente.  

Essendo le vicende raccontate dal punto di vista del professore, molte delle azioni e risposte di Lolita sono filtrate, venendo percepite diversamente da quelle che effettivamente erano. La Lolita di Vladimir Nabokov è una ragazzina che, nonostante mantenga l’aspetto di una bambina, allo stesso tempo dimostra di essere più grande delle sue coetanee. Questo sicuramente contribuisce ad alimentare la fiamma dell’ossessione in Humbert Humbert, che fa di tutto pur di non perdere la “ninfetta” di cui si è perdutamente innamorato. Lolita, dal canto suo, non mantiene le dovute distanze da questo sconosciuto signore che adesso vive in casa sua; al contrario, percependo le attenzioni della madre (con la quale aveva un rapporto turbolento) per il professore, è come se iniziasse un gioco in cui vince chi riesce a contendersi il nuovo arrivato. Ciò che è certo, è che Lolita è propensa ad un tipo di esperienze alla quale una ragazzina di dodici anni non dovrebbe essere, ma che vengono pur sempre viste come un gioco, e che nascono dalla voglia di ribellarsi alle imposizioni della madre.  

Quest’ultima rimane vittima di un incidente, proprio nel momento in cui scopre che Humbert (diventato a quel punto suo marito) aveva una specie di relazione malsana con la figlia. A seguito della sua morte, il professore decide di mentire a Dolores, non dicendole cosa era accaduto, e portandola con sé in un viaggio on the road in cui la relazione prende risvolti diversi, più intensi. È in questi momenti che si vede come Lolita, rendendosi conto che la mancanza della madre era sospetta, inizia a svegliarsi dal sogno in cui stava vivendo, rendendosi effettivamente conto che il “padre” stava facendo qualcosa di malato e sbagliato. Il fatto che Lolita di Vladimir Nabokov non abbia un finale felice, ci fa comprendere la posizione dell’autore nei confronti di tutta questa faccenda: il malato non riconosce in tempo di avere bisogno di aiuto, continua per la sua strada fino a quando perde se stesso e commette più di un crimine (omicidio di colui che gli porta via l’amore), aspettando poi che la giustizia faccia il suo corso.  

Fonte immagine in evidenza: Libreria Kennedy

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