È indubbio che l’uomo Tommaso Aniello d’Amalfi abbia trasceso la realtà storica divenendo universalmente conosciuto come Masaniello. Questo soprannome del giovane pescatore sembra quasi essere diventato il nome di un mito ai giorni nostri, e che tale doveva sembrare ai suoi contemporanei. Ed è su tale importanza che riflette Carmela Politi Cenere nel suo ultimo romanzo L’ombra di Masaniello vaga per Piazza del Mercato (Napoli, Graus Editore, 2016). L’autrice, per altro presidentessa del Premio Letterario Internazionale Emily Dickinson, ha dedicato già diversi libri alla realtà napoletana (ad esempio Città nel caos, sempre edito da Graus Editore).
L’ombra di Masaniello di Carmela Politi Cenere
Ne L’ombra di Masaniello vaga per Piazza del Mercato, Politi Cenere riflette sulla figura del pescatore, che, rispetto a Pulcinella, altro “patrono” napoletano ben più anziano, traendo forse origine dalle antichissime commedie Atellane, è entrato più di recente, ma a buon diritto, nell’immaginario partenopeo come simbolo di lotta contro soprusi sofferti dai più deboli e nemico delle disparità sociali.
Andando con ordine, il romanzo presenta quella che si può definire una cornice degli eventi narrati: la storia dei due protagonisti, i giornalisti Anna Luce ed Alfonso, che decidono di sposarsi e di celebrare le nozze nella Chiesa del Carmine. Quindi si palesa il fulcro del romanzo, in quanto nella detta chiesa giace la cripta proprio di Masaniello, la cui figura, umana e simbolica, viene raccontata con grande animo dall’anziana Maestra di Alfonso, messa al corrente delle nozze.
Da tutto questo, la maestra trae lo spunto per narrare dei casi di Masaniello, a partire dalla sua giovinezza, dal matrimonio con la bella Bernardina Pisa, alla nomina di Capitano del Popolo in occasione della rivolta nel luglio del 1647, fino all’assassinio e l’entrata nel pantheon delle leggende.
Ciò che emerge è, infatti, un duplice aspetto della figura di Masaniello: quello umano, che contribuisce a renderlo vicino e totalmente immerso nei problemi di povertà del popolo, e quello storico, che mette in luce quelli che furono i motivi della ribellione del popolo e dell’esasperazione del pescatore: «viva il re di Spagna, mora il malgoverno». In entrambi i casi, l’autrice si avvale di molti testi che contribuiscono a rendere più viva la figura di Masaniello.
Uno stile ricercato, tendente alla bellezza nella descrizione delle meraviglie napoletane e delle fisionomie dei personaggi. Quella stessa bellezza che, come scriveva Dostoevskij, “salverà il mondo”. Assume, quindi, grande importanza la scelta della parola al fine di non renderla mai casuale nel discorso. Non pare errato affermare ciò alla luce delle numerose descrizioni della desolazione che spesso Napoli affianca alle sue incommensurabili bellezze; una desolazione che però, attraverso gli occhi limpidi dei protagonisti, assume quasi un valore di transizione in quanto da questa, grazie proprio all’intervento di anime sublimi quali Masaniello, può trasformarsi da caos in armonia.
L’ombra di Masaniello vaga per Piazza del Mercato si configura, in ultimo, ed in maniera preponderante, come una riflessione di Carmela Politi Cenere sulla realtà sociale napoletana, di cui, sebbene filtrata attraverso uno sguardo palesemente innamorato della propria città d’origine, non manca di sottolineare numerose storture. Tuttavia questo “senso del reale” non è inteso come una rappresentazione meramente “fotografica” dei mali del tempo; nelle parole di Politi Cenere, diversamente, emerge un senso di riscossa necessario ed imminente, il solo che può salvare la città di Napoli, e, per esteso, l’Italia intera; lo stesso slancio che ha permesso a Masaniello di diventare leggenda.
Salvatore Di Marzo