Lontananza, il ritorno di Vigdis Hjorth

recensione lontananza di vigdis hjorth

Lontananza è il nuovo romanzo di Vigdis Hjorth edito Fazi e tradotto da Margherita Podestà Heir. L’autrice del best seller Eredità ritorna con un nuovo drammatico quadro famigliare, che disseziona attentamente, col fine di sviscerare, i segreti che si nascondono tra le mura domestiche

Lontananza di Vigdis Hjorth, trama

Dopo aver lasciato il marito e la facoltà di Giurisprudenza, per rincorrere il sogno di diventare un’artista Johanna torna a casa.
Sono passati trent’anni da quando i rapporti con la sua famiglia sono cessati, un silenzio che ha gravato sulle loro vite, ma che finalmente è pronta a revocare con una chiamata a sua madre, ormai ottantacinquenne e vedova.
Non riceve nessuna risposta.
Da qui comincia Lontananza, una conversazione che Johanna intrattiene con se stessa, durante la quale si interroga sul perché sua madre non voglia riaccogliere la figliol prodica.
La domanda che si pone innesta in lei il seme del dubbio, lasciandole passare in rassegna tutti gli eventi più importanti della sua esistenza e le ragioni che l’hanno portata a ribellarsi a un padre che ha cercato di incatenarla a una vita che non desiderava e a essere pronta a tutto pur di sentirsi libera, anche ferire a morte la sua famiglia.
Sul Dagens Næringsliv, un famoso giornale norvegese, è stato descritto come un thriller per la costruzione della trama e il ritmo linguistico; Lontananza è definibile come un thriller emotivo, un lento disvelamento di una famiglia massacrata e fatta a pezzi dal continuo ferirsi delle parti coinvolte.
Non c’è pietà, le pagine strabordano della sofferenza incessante di una figlia ripudiata, del dolore di una donna che cerca risposte, ma riceve solo un silenzio straziante, che genera ulteriori domande e sospetti.
Lontananza è un dialogo assordante con la propria mente, un monologo in cui analizza i suoi traumi infantili e gli effetti sulla sua quotidianità da adulta.

La distanza tra madre e figlia

“Marguerite Duras scrive da qualche parte che qualunque madre in qualunque infanzia rappresenta la follia. Che la madre è e rimane l’essere umano più strano che si sia mai incontrato, credo che abbia ragione.
Molti dicono quando parlano della propria madre: Mia mamma era pazza, io intendo sul serio: Pazza.”

– Lontananza, Vigdis Hjorth

Il romanzo si concentra quasi esclusivamente sul rapporto travagliato tra Johanna e sua madre.
Vigdis Hjorth mette in dubbio l’indissolubilità del legame originale che stringe la genitrice alla prole, descrivendolo come la matrice di tutti i traumi.
Nel romanzo demistifica questo rapporto sacrale onorato davanti a Dio, ritenendo la Bibbia un modo soggiogare i propri figli e trattarli come una proprietà.
L’autrice concepisce un personaggio che finalmente spezza le sue catene, da figlia adorata fintanto che avesse adempito a tutti i sogni cuciti su di lei come un abito troppo stretto dal padre, a demone incarnato, distruttrice della pace familiare.
Johanna recide il cordone, impara a essere se stessa, senza timore di mostrarsi per quella che è, il fuoco di Hamar, ma non comprende come l’essere se, senza rimorsi, possa turbare tanto le persone che ha amato.
In Lontananza Johanna riesuma il suo passato, lo fa dissezionando i suoi ricordi, specialmente quelli che non è mai riuscita a comprendere.
In tal senso, Vigdis Hjorth risveglia nel lettore un effetto che Freud chiama das Unheimliche, il perturbante, lo fa con straordinaria maestria, rievocando memorie passate in rassegna centinaia di volte, che assumono ad un tratto un significato diverso e solo l’età adulta può decodificare quel codice avvolto da angoscia, che le in trappola.

Lontananza ha il potenziale di diventare un classico contemporaneo, un romanzo che mette in discussione il rapporto tra i genitori e figli, distaccandolo dal modello di protezione e affetto, al quale siamo abituati nelle narrazioni convenzionali.
Vigdis Hjorth scandaglia questo legame con uno stile diretto e incisivo, lasciando il lettore ipnotizzato da frasi memorabili e disarmanti, che non può far a meno di rileggere per portare alla luce la loro complessità e sincerità.

 

Immagine in evidenza Fazi editore.

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A proposito di Dana Cappiello

Classe 1991, laureata in Lingue e specializzata in Comunicazione. Ho sempre sentito l’esigenza di esprimermi, impiastricciando colori sui fogli. Quando però i pensieri hanno superato le mie maldestre capacità artistiche, ho iniziato a consumare decine di agende. Parlo molto e nel frattempo guardo serie tv e leggo libri.

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