Luciana Boccardi e La signorina Crovato, cronistoria di una vita

Dall’infanzia vissuta tra indigenza e abbandoni, fino agli esordi professionali e l’inizio di una lunga e celebre carriera. È appena uscito in tutte le librerie La signorina Crovato di Luciana Boccardi, primo volume di una trilogia edita Fazi.

C’è sicuramente un momento, un trauma, un avvenimento che sconvolge le nostre vite per cambiarle per sempre. Per Luciana, questo momento arrivò molto in fretta, a soli 3 anni. Il padre Raoul, militante antifascista e musicista fin nel midollo, fu vittima di un incendio che gli causò una deformazione in viso e la perdita della vista.

Questo non è solo l’incipit de La signorina Crovato, ultimo romanzo firmato Fazi editore, ma anche l’inizio della tumultuosa vita della sua autrice, Luciana Crovato in arte Boccardi, celebre giornalista e critica di moda veneziana.

Una vita da film, che la Boccardi ha deciso di mettere nero su bianco in una trilogia che si preannuncia entusiasmante fin dal primo volume. Qui l’autrice torna indietro nel tempo, partendo dagli anni difficili della sua infanzia, quando fu costretta a trasferirsi per lungo tempo in campagna a causa dell’incidente paterno; una bambina che già in tenera età ha scoperto il lato amaro dell’esistenza, in cui dolore, abbandono e povertà erano le parole chiave.

Ma un’infanzia scandita da una caratteristica che l’ha resa una grande donna nel privato e professionalmente, ossia l’impegno e la dedizione appassionata al lavoro. Questo è ciò che si nota fin dalle prime pagine, ad esempio quando si sente orgogliosa di poter dare una mano nei campi o nelle faccende domestiche o a infornare il pane, un profumo che non dimenticherà mai e che diventerà la sua colonna sonora.

Un’etica che non emerse soltanto per ovviare alle difficoltà economiche di tutta la famiglia, ma più percepita come una pulsione a raggiungere grandi obiettivi, con sacrificio, solerzia, impegno. Diventando una bravissima dattilografa, studiando da privatista per ottenere la licenza media e poi il diploma, fino al suo primo impiego alla Biennale di Venezia, un mondo che poi divenne casa.

Un’altra protagonista de La signorina Crovato, infatti, è sicuramente la città di Venezia. Con le sue calle, la laguna, i palazzi e le piazze storiche, la gente amichevole, gentile, bonaria prima del dopoguerra, e poi affranta dalle sofferenze della seconda guerra mondiale e del fascismo. Una Venezia incantata, che Luciana racconta anche attraverso i componenti della sua famiglia, al cui legame fa spesso riferimento come ad un amore immenso che le ha fatto sempre da collante negli anni più bui e vuoti, anche quelli pieni di lontananza forzata.

Una lontananza come quella dalla sua mamma Marcella, eccelsa pianista, che fu costretta a viaggiare in Libano per contribuire alle finanze di casa. O la lontananza da suo fratello Giorgio, un bambino buono e dolce, portato in collegio perché non c’era più modo di poter badare a lui e di farlo crescere nella felicità che meritava.

Non c’è un episodio del romanzo in cui Luciana Boccardi, figlia d’arte, non parla di questo immenso amore: soprattutto quello per i nonni materni, che tra le righe hanno sempre provveduto alla sua crescita, pieni di preoccupazioni, un perno essenziale per Luciana anche grazie alle doti da eccellente sarta della nonna, che riusciva a trasformare una semplice gonna in qualcosa di meraviglioso, a dare ad un grembiule nero altri anni di resistenza o a un colletto merlettato nuova vita. Ma poi l’amore immenso per il papà, un uomo così eroico quanto disgraziato, perso nella sua condizione da cui non fece più ritorno, legato alla dipendenza dell’alcol tanto quanto alla sua fede politica e al suo clarinetto. Una vita scandita dal ritmo, dalla musica, che ha dato tantissimo anche alla stessa Luciana, come racconta nel romanzo.

La signorina Crovato è quindi non solo una biografia degna di una avventurosa sceneggiatura, ma anche una cronistoria raccontata con dovizia di particolari, che si sofferma su dettagli probabilmente essenziali per Luciana Boccardi, come gli esordi della sua carriera e gli sforzi che attraversò per arrivarci.

Il romanzo fa certamente richiamo a quei romanzi di formazione, in cui l’inizio della storia parte da lontano nella più sfortunata infanzia, ma che si sviluppa proprio facendo perno su una disgrazia per trasformarla in qualcosa di luminoso. Proprio come la vita di Luciana Boccardi.

 

A proposito di Ilaria Casertano

Nata a Napoli, laureata in Filologia moderna alla Federico II, giornalista pubblicista, social media manager. Ama i libri insieme alla scrittura, il giornalismo che pratica da anni, il disegno, ma più di tutto il cinema. Sogna di viaggiare, dovunque.

Vedi tutti gli articoli di Ilaria Casertano

Commenta