Mare in fiamme, edito L’Asino d’oro, è l’ultimo romanzo dello scrittore romano Francesco Troccoli.
«E poi tu non credi in Dio, cara»
«No, infatti. Ma credo negli esseri umani. E nelle relazioni complesse che fra essi si stabiliscono»
A pronunciare questa frase carica di umanità è proprio Marina, la protagonista di Mare in fiamme, maestra di una scuola multietnica della periferia di Roma, a cui arriva una foto di una ragazza africana sul cui retro è scritto «Sorella mia, aiutami». Intanto suo padre Italo, rimasto coinvolto in un’esplosione in Libia, è in coma presso l’ospedale militare di Roma. Marina si troverà coinvolta in un giallo che la porterà a riscoprire il passato di un padre che non aveva mai conosciuto fino in fondo come uomo, e a riconciliarsi con una Terra e con la sua Umanità grazie a una sorella ritrovata.
Dalle sfumature multietniche e dalle componenti di romanzo giallo, la trama di Mare in fiamme si snoda proprio intorno ai rapporti umani – sorelle, padri, figlie, amicizia- , un innesco caro all’autore Francesco Troccoli e che coinvolge ognuno dei personaggi del romanzo, adulti e fanciulli.
Mare in fiamme: Francesco Troccoli ricuce le sponde dell’umanità
Orazio, Italo, Marina. Un triangolo generazionale intorno al quale si sviluppa una trama e si ricongiungono i punti della storia che lega la nostra Italia all’Africa, il nostro passato al nostro presente.
Mare in fiamme è il mare in cui Orazio, nonno di Marina e padre di Italo, arruolato in marina, salvò i nemici inglesi da un naufragio, conquistandosi la fama di “eroe di guerra”. Mare in fiamme è quello in cui è rimasto irretito Italo, figlio di Orazio e padre di Marina: inchieste giornalistiche fastidiose che rivelano i crimini di guerra italiani in Libia e più in generale in Africa. Mare in fiamme è il mare che ha separato per troppi anni Marina, figlia di Italo e nipote di Orazio, da suo padre e da una parte di se stessa.
È del rapporto padre-figlio che Francesco Troccoli si serve per delineare il rapporto storico di Italia e Libia, per ricucire le due sponde nella rivelazione cruda, che da sempre i libri di storia omettono, del massacro africano, in particolare quello libico, da parte dell’Italia; mostruosità che portavano con sé, anticipandole, le oscenità naziste.
Così, leggendo il romanzo di Francesco Troccoli, mentre noi lettori facciamo i conti con un pezzo della nostra storia di oppressori, Marina fa i conti con la riscoperta di un padre e di tutto ciò che si porta dietro dalla Libia, e Orazio riscopre grazie al lavoro di suo figlio, il ruolo meschino dell’ Italia in Africa e cerca di riscattarsi con chi gli è più vicino, i suoi badanti nigeriani, lontani da lui solo etnicamente.
Ma i personaggi non si fermano a tre, e non sono solo adulti. Mare in fiamme è un romanzo che pullula di umanità e quindi di cultura: la quinta in cui insegna Marina è una classe che accoglie fanciulli, a metà tra bambini e adolescenti, provenienti da ogni parte del mondo: la piccola e silenziosa Liu, asiatica, il piccolo Zihad, arabo, il più problematico del racconto. E a loro, Francesco Troccoli, dà ampio spazio nel suo romanzo, come a riscattarli dalla poca attenzione che ricevono dai più grandi. Il loro ruolo è di iniziazione e di conclusione del romanzo stesso: il racconto si apre proprio con la lite tra Zihad e Ivano e nelle ultime pagine è Zihad che, con un tema, racconta di un suo sogno in cui appare la maestra Marina, inspiegabilmente legata a lui da un filo invisibile.
Come un occhio di bue che a teatro illumina questo o quell’angolo di palcoscenico, la scrittura di Francesco Troccoli, narratore onnisciente in Mare in fiamme, dà spazio a personaggi diversi e unici, dando a ognuno la stessa importanza. Usando le parole dello stesso autore, la componente gialla del romanzo, intessuta intorno a un mistero che Marina potrà svelare con l’aiuto di chi la circonda, ognuno inaspettatamente necessario, ha l’intento di “aggirare gli stereotipi di buoni e cattivi, poiché molti personaggi non sono ciò che sembrano”. Se infatti lo sfondo di Mare in fiamme è la Storia, ripresa attraverso flashback, il romanzo di Francesco Troccoli è molto più, è una storia di accoglienza, razzismo e ingiustizia che dà attenzione a chi non ne ha, finendo inevitabilmente per essere attuale: Mare in fiamme è l’incubo dal quale non sempre si risvegliano i migliaia di rifugiati vittime e strumento delle manovre immigratorie clandestine.
Come un’eredità presa in affidamento dal padre, Marina, presa coscienza del passato, si imbatte nel presente con lo stesso coraggio che aveva caratterizzato Italo.
Verso la fine del romanzo leggiamo di una Marina diversa dall’inizio: «Marina resta così, al margine, in piedi, sul prato, ancora lontana dal centro del parco. Oggi non le viene più da piangere. Il dolore è sempre lì, dentro di lei, ma non indossa più l’abito della tristezza. Morde con le zanne affilate dell’ingiustizia, pesa come la zavorra del sopruso, ma è tenuto a bada dalla consapevolezza del riscatto, da un’impennata di orgoglio che non ha bandiera, timbri, né sigilli, ma il marchio innato dell’umanità».
Allora Marina dovremmo essere tutti noi, poiché il romanzo di Francesco Troccoli è anche un incitamento alla responsabilità e all’educazione culturale.
Fonte immagine di copertina: L’Asino d’oro edizioni