‘O Nfierno: recensione del viaggio di Dante e Virgilio mmiezo e’ malamente raccontato da Marilena Lucente e dai suoi alunni
Marilena Lucente, insegnante di materie letterarie all’Istituto Terra di Lavoro di Caserta, ha già raccontato il mondo della scuola nel suo primo libro Scritto sui banchi (2005) e torna a parlare di scuola nel suo ultimo libro, pubblicato con Giazira Scritture, un brillante ed ambizioso lavoro di traduzione e riscrittura dell’Inferno dantesco in napoletano svolto con i suoi alunni, che prende il titolo di ‘O Nfierno. Dante e Virgilio mmiezo e malamente.
La scuola e Dante sono gli indiscussi protagonisti di questo libro: la classe terza di Marilena Lucente vive con il primo incontro con Dante, intraprende, tra i banchi di scuola, il viaggio ultraterreno intrapreso da Dante. Niente di più bello, agli occhi di un professore di letteratura, innamorato della sua materia, ma niente di più lontano dagli interessi di una classe di adolescenti, che con la letteratura non ha avuto alcun precedente approccio e si misura, adesso, col padre della letteratura europea e mondiale, adolescenti spesso distratti, affamati di vita più che di libri, sospettosi verso ciò che non conoscono, eppure pieni di curiosità.
Quanto può essere difficile insegnare Dante oggi? Quanto può essere difficile rendere Dante parte integrante della formazione degli studenti, affinché essi lo interiorizzino, ne comprendano a pieno la bellezza e la poesia? Quanto può essere difficile, in classi multiculturali come sono spesso le classi di oggi, aiutare a comprendere una lingua che è spesso ostica anche per chi ha l’italiano per lingua madre?
Il messaggio di Dante è un messaggio universale e transgenerazionale, il cammino di un uomo dal peccato verso la redenzione, attraverso tutti gli stadi dell’umana sofferenza e della beatitudine. Se è vero che ogni traduzione è un tradimento, è pur vero che mai come oggi è forse necessario ripensare al modo in cui Dante viene insegnato a scuola: affinché la sua voce possa risuonare ancora oggi forte e chiara, e non restare ancorata alle pagine di libri che la maggior parte degli studenti forse non rileggerà più nella vita, deve avvicinarsi a quella degli studenti, rompere quella barriera linguistica che genera la diffidenza e il disinteresse che privano questi adolescenti dell’esperienza di un incontro vero con Dante.
Il Dante raccontato da Marilena Lucente e dalla sua classe terza parla napoletano: un napoletano che, come la lingua di Dante nell’Inferno mescola registri diversi e volgari diversi, si nutre della linfa colta della poesia dialettale, di quella della canzone popolare e dei più vari dialetti di Napoli e della provincia, avvalendosi dello studio di manuali e dizionari di lingua, per ricreare una lingua che li accomuni tutti e che, soprattutto, avvicini Dante a loro senza tradire il suo messaggio.
Nella traduzione e rielaborazione dell’Inferno di Marilena Lucente, che diventa dunque ‘O Nfierno, la classe affronta 9 tra i canti più celebri della cantica: Dante incontra ‘o Masto (Maestro) Virgilio a mmità strada d’ ‘a vita nostra / din’t ‘a na sérva scura ed intraprende con lui il ben noto cammino nella sofferenza dei dannati, mmiezo e malamente, incontrando nel canto III Caronte, chillu diavulo cu ll’uocchie chine ‘e fuoco, nel V gli amanti Paolo e Francesca, leggiere comme o’ viento, Ciacco nel VI, chiamato così pecchè me piaceva ‘e magnà, nel X Farinata e Cavalcanti din’t ‘o paese d’ ‘e ttombe scummugliate, nel XIII Pier delle Vigne, condannato alla dannazione eterna a causa del suicidio compiuto per na femmena malamente: a’ mmiria, nel XXVI Ulisse, che fece nu volo ‘e pazze, nel XXXIII chillu muorto ‘e famma di Ugolino, nel XXXIV Lucifero, che ebbe ‘a superbia ‘e jì contro a Ddio.
Il connubio tra la musicalità del napoletano e quella delle terzine dantesche realizzato dallo sforzo condiviso degli alunni e di Marilena Lucente arricchisce e personalizza la Commedia senza tradire il suo messaggio, senza sminuirne il valore o parodiare il più grande poeta di tutti i tempi: “C’è un Dante per ogni alunno”, afferma la professoressa, “Un Dante raccontato a partire dalla Divina Commedia, ma soprattutto a partire da una determinata classe, con quegli alunni, con la loro storia, con quello che accade tra i compagni. E con l’insegnante che, man mano, divento io.”
O’ Nfierno è una lettura imperdibile, un omaggio all’immortalità di Dante e al napoletano, lingua tra i dialetti, ma soprattutto alla scuola, come comunità di creazione della conoscenza e dei saperi condivisi.