Già in libreria, L’agenzia della buona morte è il nuovo libro di Massimiliano Nuzzolo, pubblicato dalla Marlin Editore
«Let me out of here» è l’invocazione straziante di Thom Yorke nella sua celebre No surprises. L’agenzia della buona morte si apre a suon di Radiohead, con una canzone che è l’emblema della castrazione sociale imposta dall’ipocrisia della massificazione, illusione di comunità per una essenza di gabbia. Ma Massimiliano Nuzzolo non ha intenzione di perdersi nei soliti paternali sulla società dei consumi. Attraverso Marco, antieroe irriverente, esorcizza la pressione sociale con una leggerezza grottesca, irrimediabilmente macabra.
Marco non ha nulla da invidiare: un lavoro come produttore discografico dopo una precedente carriera da musicista; un matrimonio che suona bene, con Nina, la perfezione personificata; viaggi per il mondo ad alimentare la sua passione. Marco aveva tutto, fino a quella telefonata. Morta in un incidente stradale, Nina viene trovata sul sedile da passeggero accanto al corpo di un altro uomo, il suo amante. A Marco non resta che l’estremo desiderio di morte, ma il tentativo fallito di suicidio si trasforma in pulsione all’approfondimento del mistero della vita.
«Voglio morire!». Quante volte, per stanchezza o nervi a fior di pelle, abbiamo pronunciato con semplicità queste tremende parole? Massimiliano Nuzzolo tematizza questa leggerezza di costume tramite l’idea brillante perseguita da Marco e da altri tre giovani compagni di sventura: aiutare a morire. L’agenzia della buona morte nasce così, dalle esperienze dei membri di una comitiva alla Friends, accomunati dall’esperienza ravvicinata con la morte, mai raggiunta per cause esterne. Ma attenzione, non si tratta di istigazione al suicidio. Tramite consulenza telefonica, Marco e i suoi colleghi propongono all’interlocutore che li abbia rintracciati un ideale di maieutica verso una consapevole presa di posizione nei confronti del desiderio di vita o della pulsione alla morte.
A telefono, l’agenzia della buona morte si premura di comprendere quanto quella affermazione abbia un senso per chi l’abbia pronunciata, e in caso di attitudine irremovibile alla dipartita, si preoccupa di condurre il vivo verso la morte, senza troppo dolore. Massimiliano Nuzzolo crea dei personaggi che sono agli occhi dei perbenisti degli agitatori sociali. Raggiunta la notorietà, Marco si ritrova a parlare del progetto allo studio televisivo di Mattina Italia con l’ammaliante giornalista Carla, forse reale anello di congiunzione tra la Vita e la Morte.
Massimiliano Nuzzolo tra sentimentale e grottesco
Massimiliano Nuzzolo è abile artigiano di un black humor all’inglese ispirato dai grandi amori di Marco, tra i Radiohead e Lou Reed, nell’analisi impietosa di un mondo bigotto e sordo. L’agenzia della buona morte è però anche maculata da momenti di estrema delicatezza, con fotogrammi erotici di bellezza viscerale, in un mondo dove anche Dio è morto. Da qui, il piacere fisico necessario a perdere anche solo per un istante l’amara consapevolezza che tutto finirà in una nuvola di fumo. Ma, come ci dice Marco, «anche i drammi contengono spesso una componente assoluta di comicità e grottesco».
Il finale sarà forse solo un breve epilogo senza alcuna morale, o possiamo ancora contare in un mistero più grande della vita, più forte della morte? Al lettore l’ardua sentenza.
Immagine: Academy of Achievement
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