Mio padre era un uomo sulla terra e in acqua una balena è il romanzo d’esordio di Michelle Steinbeck edito da Tunuè edizioni.
La protagonista, Loribeth, è una ragazza giovane e curiosa, che vive come sospesa da quando suo padre è fuggito di casa, abbandonandola. Ma un giorno sarà costretta ad assumersi le sue responsabilità e a mettersi in viaggio, portando con sé solo una valigia; dentro, la conseguenza e la prova, decisamente ingombrante, di un suo folle gesto.
Il romanzo si apre con un ritmo decisamente frenetico e l’inizio della narrazione sarà segnato da un evento tanto traumatico quanto simbolico, che si protrarrà nel corso di tutta la storia.
Tutti i personaggi sono iconici ed innovativi. Ognuno di essi servirà sia allo sviluppo narrativo, che a dare una nota di colore alle descrizioni. Seguiranno quindi i dettagli e le storie dell’uomo grigio, di Seifert il marinaio e di sua sorella, del vecchio senza gambe in sella ad una bici, del bambino con le scarpe luminose, della ragazza unicorno e dello stesso padre di Loribeth.
Durante la storia, Loribeth avrà modo di avere numerosi incontri romantici, anche se quello che la segnerà di più sarà proprio quello con il marinaio Seifert, un ragazzo magrolino e divertente. Michelle Steinbeck non rende il loro romanticismo banale. La loro è infatti storia d’amore originale e divertente, mai prevedibile, con dialoghi talvolta surreali. Seifert sarà quasi la chiave di tutta la storia: l’amore leggero che proverà per Loribeth porterà la ragazza ad interrogarsi in modo profondo su ciò che è stata la sua vita passata e su quello che desidera aspettarsi per il futuro.
Le vivide descrizioni del libro di Michelle Steinbeck
Le descrizioni dei luoghi sono il punto forte della narrazione di Michelle Steinbeck. Se in un romanzo “normale” c’è un susseguirsi di città o contrasti climatici, qui assisteremo ad un vero e proprio viaggio surreale in mondi deserti e mai visti prima. La città rossa ne è un chiaro esempio, qui ci sono teste di animali appese ovunque, gente costantemente infreddolita, lumache e uomini da tè. Tutte le case e tutti i mattoni sono di colore rosso.
Anche il mercato dove Loribeth si troverà con la sorella di Seifert non mancherà di originalità: qui infatti ci sarà una compravendita di denti ed orecchie.
Ma il luogo iconico e rappresentativo di tutto il romanzo sembrerebbe essere proprio “l’isola dei padri scappati”. Un nome chiaro che riporta alla mente solo una soluzione: il padre della giovane è rifugiato proprio lì. Sull’isola, l’uomo scrive e beve tè, ricorda la sua vecchia vita con leggera nostalgia ma non trova mai il coraggio di tornare indietro, sopraffatto dal ricordo della sua insoddisfazione familiare e personale. Sull’isola non ci sono doveri, si può fuggire, ma anche stare fermi, non si risponde mai a niente e le responsabilità sembrano una cosa ormai lontana.
La ragazza con la valigia porterà con sé il suo segreto fino alla fine, a volte le sfuggirà letteralmente dalle mani ma altro non appare se non l’esemplificazione di un tumulto interiore mai risolto con l’Io bambina e l’adulta di oggi, che può finalmente scegliere di “non lavare i denti per una sera“.
Il romanzo vuole presentarsi come un viaggio interiore ma mai troppo proiettato nell’intimo. Ci saranno momenti da passare nell’interiorità dei personaggi e momenti dove il “fuori” colorato ed astratto allieta ed esalta il lettore. Un viaggio di formazione e ricerca, dove le immagini, surreali quasi come quelle dell'”Alice” di Carroll, incantano ed appassionano. È un viaggio per sciogliere i vecchi nodi del passato ma anche per ritrovare un pezzo di sé stessi.
La figura del “bambino” sarà molto ricorrente in diverse parti del romanzo. Infatti se dapprima Loribeth sembrerà quasi odiare i bambini e le responsabilità che da essi conseguono, in alcuni momenti sembrerà quasi vogliosa di avere una famiglia perfetta, prova che i suoi tumulti interiori legati all’abbandono e alla solitudine porteranno dentro di lei un contrasto di desideri e propositi.
Il ritmo narrativo è incalzante ed acceso e quasi non lascia il tempo di pensare.
È un romanzo particolare, adatto a chi vuole lasciarsi stupire ed ammaliare da qualcosa di nuovo.
(Fonte immagine: Ufficio stampa Tunuè)