La Fazi Editore ha pubblicato il breve ma intenso romanzo di Willa Cather (1873-1947), vincitrice del Premio Pulitzer, Il mio nemico mortale, precedentemente edito Adelphi, affascinante spaccato di vita di un’alto borghese caduta in disgrazia, raccontato da una giovane amica, Nelly, che è cresciuta nel mito della ricca e spregiudicata Myra Driscoll.
E quello di Myra Driscoll è davvero un mito, quello di una gioventù esemplare per spirito di ribellione e forza d’animo: ricca ereditiera, la giovane Myra abbandona lo zio e tutte le sue ricchezze per inseguire il suo sogno d’amore, incarnato dall’affascinante Oswald Henshawe, totalmente sprovvisto del senso degli affari.
Il gesto audace e romantico dell’intraprendente Myra diventa presto una leggenda presso famiglia e amici, tanto da fare della donna, nell’immaginario collettivo, il simbolo di una perfetta felicità coniugale e di una ricerca della felicità che sfida le convenzioni sociali e le differenze economiche.
Il mio nemico mortale, un sogno che s’infrange
Nelly è molto giovane e carica di aspettative quando incontra per la prima volta Myra, dopo averne sentito a lungo parlare dalla sua famiglia. Prova un misto di curiosità e soggezione in presenza di questa colta e abile comunicatrice, così diversa dal marito, che appare un uomo banalmente ordinario. Con un’ombra di delusione scopre, però, che il matrimonio da favola che immaginava e su cui tanti racconti avevano ricamato, non è diverso da un qualsiasi altro matrimonio: lapidarie sono le parole di sua zia che, quando la giovane le chiede se la coppia fosse felice, risponde che si tratta di una coppia felice come la maggior parte della gente.
Crolla in questa frase il mito di un’amore folle e irrazionale, di un’incontrollabile felicità, che non è scalfita dalle difficoltà economiche che la coppia affronta né dagli anni che passano: Myra e Oswald appaiono il perfetto ritratto di una coppia alto-borghese caduta in disgrazia, che tende, più che altro, alla reciproca sopportazione e, da parte soprattutto di Myra, a rimproveri e accuse nei confronti del coniuge, definito nemico mortale.
Ma nemico mortale non è solo il coniuge: è anche il demone dell’insoddisfazione, insito nella donna, che la fa sentire inadatta alla vita che vive e in perenne ricerca di qualcosa di più. Lo stesso demone che l’aveva spinta ad abbandonare le ricchezze familiari quando era una giovane aristocratica viziata ed annoiata, alla ricerca di nuove avventure con un giovane di diversa estrazione sociale. Lo stesso demone che ogni giorno le rinfaccia questo errore e nega la felicità e la spensieratezza dei primi anni, prima che la monotonia ed i problemi economici prendessero il sopravvento.
S’incrina negli anni un rapporto, nato dalla leggerezza tipica della giovinezza, di fronte ai problemi concreti della quotidianità: è la donna a rinfacciare al marito la sua totale mancanza di concretezza e abilità pratica, la sua inettitudine, mentre a sé stessa adduce frivolezza, materialismo e un perenne senso d’insoddisfazione.
Il mio nemico mortale è il racconto del declino di un matrimonio che aveva fatto scalpore proprio perché esempio di un amore fuori dal comune e che deve arrendersi, malgrado il sentimento, all’ordinarietà e alla banalità che attanaglia il vivere quotidiano di una coppia borghese.