Mistero napoletano è un romanzo di Ermanno Rea pubblicato nel 1995, vincitore del Premio Napoli e del Premio Viareggio nel 1996.
Trama di Mistero Napoletano
L’opera è caratterizzata dall’intrecciarsi di una vicenda pubblica con una vicenda privata. Si tratta della vicenda personale di Rea, scrittore e personaggio, che nel tentativo di fare i conti con il PCI conduce un’inchiesta sulle ragioni che hanno indotto Francesca Spada, donna cara all’autore e attivo membro del PCI, al suicidio. In Mistero napoletano, la città ricopre un ruolo fondamentale.
L’etica della salvezza in Mistero napoletano
L’autore di Mistero napoletano, prima di elaborare il suo teorema e procedere con l’investigazione, prende in considerazione la teoria del filosofo Aldo Masullo, secondo cui il tempo è la misura del cambiamento […] che crea rottura, e questa frattura, questa perdita, è necessaria per l’etica della salvezza: l’istinto individuale e il bisogno di salvarsi sono condizioni esistenziali ineludibili che rendono possibile il superamento di quella frattura, per quanto dolorosa essa sia. Alla luce di questa riflessione, Rea si domanda quali possibilità di salvezza ci possano essere in una realtà in cui invece il tempo è bloccato, riferendosi tanto alla Napoli degli anni ’40 e ’50 quanto alla vicenda di Francesca Spada. Grazie alla sua posizione privilegiata di scrittore che opera negli anni ’90, in Mistero napoletano Rea ha il vantaggio di una prospettiva completa su quello che fu il quadro storico della Napoli che, alla fine della guerra, vide sfumare la possibilità di ricostruirsi a causa della presenza americana durante la guerra fredda, dopo che Lauro appoggiò la decisione di rendere la città sede della NATO. Una delle ipotesi che Rea adduce al suicidio di Francesca è strettamente legata al contesto in cui la donna viveva: «Si uccise perché, come un pesce in un acquario stagnante, sentì venirle meno via via l’ossigeno. L’acquario ovviamente è la metafora dietro la quale si nasconde la città, Napoli, la metropoli cupa e melmosa degli anni Quaranta e Cinquanta. Francesca si uccise a Pasqua del 1961».
Un suicidio illustre
Il suicidio di Francesca rientra in una serie di suicidi illustri (come quello di Renato Caccioppoli e di Luigi Incoronato) avvenuti nello stesso periodo, e l’autore di Mistero napoletano interpreta questi suicidi come forma suprema di trasgressione e insieme biblica protesta contro il male del mondo, come punto estremo di una delusione storica dovuta alla caduta degli ideali di giustizia e di antifascismo.
Francesca, Alcesti e Napoli
Mistero napoletano svela come ciò contro cui Francesca si pone è la delegittimazione di cui sono vittime lei e suo marito Renzo Lapiccirella, entrambi invisi al PCI per le loro tendenze lontane dalla rigida linea gerarchica della schiera togliattiana vicina allo stalinismo: per permettere che suo marito possa affermarsi politicamente, lei, considerata una presenza ingombrante e motivo di scandalo per il suo passato controverso, decide di farsi da parte con una morte teatrale, su un letto cosparso di petali e con una particolare lettera d’addio contenente una poesia di Rilke, Alcesti, come metafora dell’amore indicibile. Della capacità di sacrificio. Come metafora della fierezza della dignità. Francesca dunque, come Alcesti, è martire innocente che si sacrifica per il suo Admeto come Napoli si sacrifica agli americani per una nazione intera.
Alla fine di Mistero napoletano, Rea lascia intravedere un barlume di speranza di rinascita: essa risiede nel nuovo sindaco di Napoli, Antonio Bassolino, identificato come un moderno Eracle che può avere la forza di far risalire in alto le due donne, Napoli e Francesca.
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