Murakami Haruki
Murakami Haruki è uno degli scrittori più famosi e apprezzati, da pubblico e critica, non solo in Giappone, ma in tutto il mondo. Dopo aver esordito con due brevi romanzi nel 1979 e nel 1980 (“Ascolta la canzone del vento” e “Il flipper del ’73), scritti mentre gestiva un jazz bar a Tokyo, diventa scrittore a tempo pieno, arrivando a vincere vari premi letterari, sia in patria, sia all’estero. Apprezzato principalmente per opere quali “Norwegian Wood”, “Kafka sulla spiaggia” e “1Q84”, Murakami ha scritto ben quattordici romanzi, oltre a svarianti racconti, saggi e resoconti di viaggi. In attesa del suo prossimo romanzo (l’uscita giapponese è prevista per il 13 Aprile), scopriamo cinque suoi romanzi meno popolari dei succitati, ma altrettanto validi.
1. L’uccello che girava le viti del mondo
Uscito in tre parti tra il 1994 e il 1995, ha vinto il prestigioso premio Yomiuri-bungaku nello stesso anno. Considerato da molti uno dei suoi capolavori, il romanzo narra di Okada Toru, un uomo da poco disoccupato, che viene abbandonato in circostanze misteriose dalla moglie Kumiko. Oltre a presentare vari aspetti tipici della produzione murakamiana, quali il tema dell’abbandono o l’uso del realismo magico, “L’uccello che girava le viti del mondo” è il primo romanzo in cui Murakami mostra un forte interesse per la storia del proprio paese, inserendo all’interno della narrazione varie digressioni riguardanti l’invasione della Manciuria e la guerra sino-giapponese degli anni ’30. L’impegno storico-politico, coniugato allo stile limpido di Murakami, che rende il romanzo scorrevole nonostante la mole, lo pone non solo tra i più interessanti dell’autore, ma tra i più validi della seconda metà del Novecento.
2. A sud del confine, a ovest del sole
Pubblicato nel 1990, è uno dei tre romanzi “realistici” di Murakami (così come “Norwegian Wood” e “L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio”), in quanto non presenta i tipici elementi surreali della sua produzione. Protagonista dell’opera è Hajime, un imprenditore sposato con figli, la cui vita verrà stravolta dall’incontro con Shimamoto, suo primo amore con il quale ha condiviso i momenti più significativi della sua infanzia. “A sud del confine, a ovest del sole” può essere considerato il prodotto finale di una trilogia della quale fanno parte anche “Norwegian Wood” e “Dance Dance Dance”, i quali hanno in comune tra loro un forte interesse per temi come la “deriva” capitalistica del Giappone negli anni ’80 e il conseguente recupero della memoria di un passato, che può essere quello della giovinezza o, come nel caso di questo romanzo, dell’infanzia. L’infelicità è il tema universale di quest’opera, un’infelicità dovuta a un senso di spaesamento in un mondo in cui, anche se all’apparenza non sembra, ci si sente fuori luogo. Spesso snobbato, forse perché considerato troppo diverso dai romanzi più amati di Murakami, “A sud del confine, ad ovest del sole” è tra le sue opere più riuscite.
3. La fine del mondo e il paese delle meraviglie
Uscito nel 1985, è il primo romanzo di Murakami Haruki in cui vengono seguite due storie parallele e tra di loro collegate; ne “Il paese delle meraviglie” seguiamo la vicenda di un cibermatico incaricato di sventare un pericoloso complotto che porterebbe alla fine del mondo, mentre “La fine del mondo” è ambientato in un mondo simil fantasy, nel quale il protagonista arriva e, dopo essersi separato dalla sua ombra, inizia a lavorare come “lettore di sogni”. Fondendo elementi hard-boiled, cyberpunk, fantascientifici e fantasy, Murakami crea una storia avvincente e toccante allo stesso tempo che, nonostante soffra di una parte centrale un po’ meno coinvolgente dell’inizio, e soprattutto della fine, riesce a catturare il lettore. Nel romanzo viene presentato il problema del rapporto tra “kocchi no sekai” e “acchi no sekai”, il nostro mondo e quello altrui, due mondi in conflitto tra i quali l’individuo è alla perenne ricerca della propria identità. La commistione di vari generi e la capacità dell’autore di districarsi tra di essi abilmente rendono l’opera di gradevole lettura, e il lettore è stimolato a riflettere su temi come l’amore e la ricerca del proprio io.
Episodio finale della cosiddetta “Trilogia del ratto”, “Nel segno della pecora” viene pubblicato nel 1982 ed è stato, fino a qualche anno fa, il romanzo meno recente di Murakami pubblicato all’estero, in quanto, per volontà dell’autore stesso, “Ascolta la canzone del vento” e “Il flipper del ‘73” sono rimasti per anni non tradotti. Il protagonista di questa storia viene lasciato dalla moglie per un altro uomo, e dopo aver iniziato una relazione con una ragazza alquanto misteriosa, parte alla ricerca di una pecora con una macchia a forma di stella sul manto nello Hokkaido, costretto dal Maestro, un potente politico. Nonostante sia il primo romanzo lungo di Murakami, troviamo già vari temi che caratterizzeranno la sua produzione successiva, ed è quindi anche un ottimo punto di partenza per i novizi.
5. After Dark
Pubblicato nel 2004, due anni dopo il successo di “Kafka sulla spiaggia”, “After Dark” è un romanzo molto breve il cui titolo è ispirato, come altri di Murakami, da un brano musicale, nello specifico “Five Spot After Dark” di Curtis Fuller. Anche in quest’opera abbiamo due narrazioni parallele, dove le protagoniste sono Mari, giovane studentessa che sta passando la notte in un bar a leggere, ed Eri, che è immersa in un sonno profondo dal quale non riesce a svegliarsi. Ambientato tutto nel corso di una singola notte, “After Dark” è un romanzo dove sono preponderanti il tema dell’alienazione e quello della solidarietà, che si sviluppa in particolare tra tutti personaggi che Mari incontra nel corso della notte. Nonostante la brevità dell’opera, e la sensazione che la narrazione si fermi proprio sul più bello, “After Dark” è l’ideale per chi ha voglia di leggere Murakami Haruki e non vuole, allo stesso tempo, cimentarsi in un’opera lunga in cui investire più tempo.
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