“Non ditelo allo scrittore” (Garzanti, 2017) è l’ultimo romanzo della scrittrice Alice Basso. Arguto e frizzante, “Non ditelo allo scrittore” torna a raccontarci le avventure di Vani (Silvana) Sarca, già protagonista dei precedenti “Scrivere è un mestiere pericoloso” (2016) e “L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome” (2015), tutti editi da Garzanti.
Vani Sarca è una persona fortemente empatica: riesce a comprendere in pochi minuti la personalità di chi le sta di fronte; ciò le permette di svolgere in maniera impeccabile il suo lavoro, la ghostwriter per una casa editrice, ovvero di scrivere libri a nome di altri. Grazie a questa sua qualità, Vani collabora a tempo perso anche con la polizia, in particolare con il commissario Berganza con il quale ha instaurato un gran bel feeling. Ma “empatia” non significa “simpatia”: Vani è una persona complicata: non ama stare con gli altri, si veste sempre di nero e conserva un atteggiamento cinico nei riguardi del mondo.
In “Non ditelo allo scrittore” Vani si trova alle prese con una situazione complicata: la casa editrice dove lavora viene a sapere che l’autore di uno dei libri più conosciuti di tutti i tempi in realtà è un ghostwriter, proprio come lei. A Vani l’ingrato compito di capirne l’identità prima e di renderlo un buon oratore dopo.
La polizia, invece, si trova alle prese con Mastrofanti, uno dei più pericolosi criminali di Torino e che si scopre, nonostante sia agli arresti domiciliari, riesca ancora a manovrare i traffici malavitosi della città. Vani viene coinvolta nel caso e, malgrado non sia un poliziotto, riuscirà addirittura a salvare la vita al commissario. Questo caso farà tornare Vani indietro nel tempo, a quando era una studentessa e amava le lezioni del professor Reale su “Paradise Lost” di John Milton.
La protagonista di “Non ditelo allo scrittore”
“Non ditelo allo scrittore” non delude le aspettative dei lettori: così come i romanzi precedenti è ben scritto, piacevolissimo da leggere, soprattutto grazie alla caratterizzazione della protagonista e all’arguta personalità di Vani. Si tratta di un personaggio sui generis: è poco simpatica, ostile nei confronti degli altri per definizione (“Un bar è un’aberrazione della società incivile che vuole che degli esseri umani che si ritrovano a meno di un metro di distanza da dei perfetti estranei si sentano a loro agio tanto da scambiarsi confidenze. Io non voglio sentire le confidenze nemmeno della gente che conosco. Figuriamoci quelle di due estranee. Figuriamoci quelle di due estranee ventenni”.) e anche un po’ presuntuosa (“Perché io sono Una che Capisce”). Allo stesso tempo, però, Vani è una persona di un’intelligenza rara che, dietro la scorza dura, nasconde una personalità che ha sempre trovato difficoltà a trovare un posto nel mondo, già da quando era un’ adolescente.