‘O cane di Luigia Bencivenga, la presentazione del romanzo nella libreria Wojtek

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‘O cane di Luigia Bencivenga, il romanzo edito da Italo Svevo Edizioni è stato presentato nella libreria Wojtek di Pomigliano d’Arco.

‘O cane è un romanzo di Luigia Bencivenga pubblicato dalla casa editrice Italo Svevo Edizioni, il quale è stato presentato da Miriam Corongiu nella libreria Wojtek di Pomigliano d’Arco (in provincia di Napoli)  sabato 31 maggio, dopo aver ricevuto una Menzione speciale della giuria della trentaseiesima edizione del Premio Italo Calvino. 

Bencinvenga, originaria di Castello di Cisterna, uno dei comuni dell’hinterland partenopeo, è una professoressa di musica in una scuola media di Bologna, una fisarmonicista, un’autrice di recensioni per Rockerilla e una grande amante degli autori angloamericani dello scorso secolo, come James Joyce, William Faulkner e David Foster Wallace, e dell’italiano Vitaliano Trevisan. 

Luigia Bencivenga racconta la genesi del suo romanzo ‘O cane

Innanzitutto, l’autrice di ‘O cane ha ringraziato il pubblico presente e la libreria Wojtek, poi ha illustrato la genesi della sua opera partendo dal disegno della pianta della città immaginaria di Illias, ovvero il luogo dove si svolge la vicenda:

«[…] La prima idea è stata sei, sette anni fa. Ho disegnato questo paese immaginario. Ho immaginato tutte le varie zone: [..] le case popolari, la zona delle case dei vip, le ville e poi c’è una zona chiusa, in cui una persona si è rinchiusa e sfugge dal mondo perché non ne vuole sapere della vita che c’è lì fuori. L’idea nasce da qui: io non ho mai avuto un cane, io non sono particolarmente amante dei cani, ma mi sono presa cura di molti cani perché abito da sola e gli amici in difficoltà mi dicono: «Vabbè, lo portiamo da Luigia!» […]. […]  certe volte usiamo i cani come tappabuchi per le nostre voragini emotive e (quindi) li usiamo come schermo, come sostituti di qualche altra cosa e non sempre in modo positivo. Poi, […] [per la stesura del romanzo] io mi sono divertita perché io parto dal presupposto di David Foster Wallace che bisogna divertirsi quando si scrive e non bisogna stare lì a pensare a fare citazioni e riflessioni. Io non faccio questo, mi diverto. Sono tutte storie una dietro l’altra e questo ricorda molto il nostro territorio, perché qua la vita ti investe, no, c’è sempre vita. Non è sempre così al Nord [Italia], anzi quasi mai».

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Fonte foto: Salvatore Iaconis

Dove si svolge la vicenda e chi sono i personaggi? Alla scoperta della Campania immaginaria presente all’interno del romanzo di Bencivenga

In seguito, Corongiu e Bencivenga hanno riferito al pubblico che la vicenda raccontata in ‘O cane si svolge a Illias, una città immaginaria in una «Campania fantastica che poco coincide con l’omonima regione italiana», un luogo che condivide  la medesima cultura folklorica ma gli abitanti non parlano in dialetto. La quotidianità  della metropoli è sconvolta da una misteriosa moria di cani appartenenti ai quartieri alti.

I protagonisti dell’opera sono Mimì, conosciuto come “il Figlio delle stelle” per un tatuaggio sull’occhio destro che ricorda quello di Paul Stanley dei Kiss, e “il Cane“. Inoltre, sappiamo che Mimì era stato vittima degli abusi perpetrati dal padre Sauro Consilia, ovvero il personaggio più spietato dell’universo narrativo creato da Bencivenga, nonché il direttore del Carcere Dostoevskij. Affinché sia possibile conoscere il mondo narrato in ‘O cane, tra la crudeltà del carcere e della realtà e i giochi linguistici, la scrittrice ha letto un frammento del suo romanzo: 

«Il Carcere Dostoevskij è un carcere particolare, dove Sauro Consilia […] sperimenta il suo metodo. All’esterno tutti pensano che il suo metodo sia un metodo progressista e liberale, perché i detenuti stanno abbastanza bene; ma, in realtà, è un metodo di plagio, perché Sauro Consilia è una persona sadica che tenta, con tutte le persone della sua vita, di piegarle alla sua volontà malsana. […] c’è un detenuto che si chiama Maresca e ha la possibilità di stare assieme ad un cane. Quando è costretto ad esprimersi con una guardia, Maresca articola poco le parole, la lingua si assopisce, le labbra si accorciano, gli angoli della bocca annaspano in un’impalpabile pappetta verdoline; della sua umanità ha perso traccia, poco ricorda di cosa ci faceva nel bordello di via della Spiga, […]. Secondo Consilia, Maresca è di fatto un cane, anche se in posizione eretta, con lui e Antonio Tre conversa di continuo con una lingua più canina che umana, una combinazione inedita di gutturali, “ci, gi e ch, di nach” intervallate dalla vocale e. Si scambiano opinioni sulla possibilità di una vita ultraterrena, dove incontrare tutte le anime offese e ucciderle di nuovo, ad una ad una».

‘O cane e l’Ulisse di James Joyce: punti di contatto e differenze tra le due opere

‘O cane è influenzato dalla letteratura inglese e statunitense novecentesche, in particolar modo dall’Ulisse di James Joyce: all’interno del romanzo ci sono due cani chiamati Garryowen e Molly, i cui nomi si rifanno a quelli di un cane di Dublino e della moglie di Leopold Bloom, mentre la vicenda ha inizio il 16 giugno, il giorno della pubblicazione del romanzo modernista.

Nonostante l’influenza joyciana, la trama di ‘O cane  è molto più rigida e lineare rispetto a quella del noto capolavoro novecentesco; dal momento che, l’autrice ha affermato di tenere molto all’intreccio, perché l’obiettivo degli scrittori e delle scrittrici è quello di raccontare qualcosa agli altri:

«È un po’ compulsiva la situazione. […] io scrivo per me, perché lo devo fare. Io non voglio comunicare nessun grande pensiero, mi astengo, non credo di essere in grado […]. A me piace molto raccontare le storie perché me le hanno raccontate. Io sono cresciuta con due nonne che raccontavano le stesse storie: una la raccontava in modo preciso e ti diceva tutto, il colore delle scarpe, la giacca, ti riportava i dialoghi […] con le due voci [diverse], l’altra nonna, che era più sopraffina, mi dava un segnale «Tieni, è successo questo» «Ma nonna spiegami, ti prego!» «Eh, vai a domandare a tuo padre» […].  Così si costruiva la storia. C’erano degli indizi e io ho imparato questa cosa. Questa è la narrativa».

Fonte immagine di copertina: fotografia scattata da Salvatore Iaconis per Eroica Fenice 

A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024. Sono stato un lettore onnivoro fin da piccolo e un grande appassionato di libri e di letteratura, dai grandi classici letterari ai best-seller recenti, e grande ammiratore dei divulgatori Alberto e Piero Angela. Oltre ad adorare la letteratura, la storia antica e la filosofia, sono appassionato anche di cinema e di arte. Dal 26 gennaio 2021 sono iscritto all'Albo dei Giornalisti continuando a coltivare questo interesse nato negli anni liceali.

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