Dopo l’esordio di Comunque vada non importa, Indiana Editore, Eleonora C. Caruso pubblica nel 2018 il suo secondo romanzo Le ferite originali edito da Mondadori.
Fedele al genere della fanfiction di cui porta con sé lo pseudonimo CaskaLangley (ecco spiagata la C.), vive oggi a Milano circondata dalla sua collezione di manga. Forte e senza scrupoli, dal linguaggio schietto che ne rispecchia la personalità di donna che non si pone alcun limite, Eleonora C. Caruso ha risposto ad alcune delle nostre domande togliendoci qualche curiosità.
Eleonora C. Caruso, Le ferite originali è il suo secondo romanzo dopo una ”pausa” di 6 anni. Nota una Eleonora più matura, non solo come persona ma anche come scrittrice?
Speriamo di sì! In questi sei anni ho scritto e vissuto molto, mi auguro che il risultato sia un’opera più matura rispetto al mio primo romanzo. Tuttavia, riguardo alla “pausa”, bisogna tenere presente i tempi editoriali. Ho iniziato ad abbozzare “Le ferite originali” poco prima che uscisse “Comunque vada non importa”. Poi la promozione e le vicende private mi hanno tenuta lontana dal testo per parecchio tempo, ma era comunque già pronto due anni fa, il resto è stata soprattutto attesa… è una cosa che nessuno dice mai, agli aspiranti autori: preparatevi ad aspettare moltissimo!
Nel suo secondo romanzo ‘Le ferite originali’ tutti i personaggi soffrono. Il dolore, quindi, la ispira più della gioia?
Al contrario, invece: proprio perché la gioia mi ispira più del dolore, preferisco partire dal dolore per portare i personaggi i più vicini possibili alla gioia, prima della fine del libro. Le storie di dolore fini a se stesse, quelle che iniziano male e finiscono peggio, non mi piacciono molto. Alla fine, quello di cui scrivo è sempre la ricerca dell’equilibrio, con se stessi e con gli altri, ma per farlo onestamente credo sia importante partire dall’assunto che tutti soffriamo, per un motivo o per l’altro, e non c’è niente di strano in questo.
Nei suoi romanzi lei tratta con sfacciata incisività e con linguaggio temerario temi come il disturbo bipolare, l’omosessualità, la bulimia, disturbi borderline della personalità: di cosa si serve per descriverli?
Molta empatia e molta onestà, il resto è artigianato, cioè la voglia di scrivere e riscrivere finché non ottengo il risultato migliore nei limiti delle mie capacità attuali. Poi, ci sono i casi specifici. Per il disturbo bipolare, per esempio, prima ho ideato e scritto il personaggio di Christian, e quando sono stata sicura di conoscerlo bene l’ho sottoposto a un amico psichiatra, che mi ha indicato la terapia a cui l’avrebbe sottoposto se fosse stato un suo paziente. Per quanto riguarda l’omosessualità, invece, devo ammettere che non riesco a considerarlo un “tema”. Quando incontro un personaggio, è lui a farmi conoscere il suo orientamento sessuale. Il mio lavoro è solo dire: “ok”.
C’è un pubblico preciso a cui Eleonora C. Caruso indirizza i suoi romanzi?
Non ho in mente un pubblico ideale, quando scrivo, ma credo di rivolgermi ai lettori che nei romanzi non cercano rassicurazioni, questo sì.
Quanta influenza ha la sua passione sfrenata per i manga sui suoi romanzi e qual è un personaggio femminile dei manga che più la ispira?
Dei buoni manga amo due cose, che raramente trovo altrove: una è la capacità di sorprendere, fosse anche solo con prospettive inedite su meccanismi narrativi noti, l’altra è la fluidità del sentimento, della morale e dei rapporti umani. Non so se i miei romanzi possano dare la stessa impressione, ma se lo facessero, ne sarei felice. Quanto a un personaggio femminile, è difficile dirlo, la tradizione dei manga ne ha di incredibili. Se dobbiamo parlare di ispirazione personale, quello che ho sentito più vicino per affinità è Mikako Koda di “Cortili del cuore”, un manga per ragazze di Ai Yazawa. Mikako è un’adolescente che sa fin da piccola di voler fare la stilista, così ogni aspetto della sua vita è teso verso quell’obiettivo, a volte al limite dell’ottusità. Ho imparato molto da lei, forse dai difetti ancora più che dai pregi.
La sua esperienza scolastica, la sua passione per i manga e per le fanfiction all’apparenza la rendono un’eterna bambina, si sente effettivamente così?
No, per niente. Spesso i miei coetanei vanno nel panico quando qualcuno da loro del lei, o un bambino li chiama “signori”, ma a me fa piacere. Ho 32 anni, lavoro da quando ne avevo 17, sono un’adulta e voglio essere trattata come tale. n’adulta e voglio essere trattata come tale. Dei bambini ho conservato l’entusiasmo con cui vivo ciò che amo, questo sì. D’altra parte, non vedo perché dovrebbe imbarazzarmi. Le mie persone preferite sono sempre quelle con forti passioni, non importa che queste passioni siano i fumetti o la pesca o il tiro con l’arco, lo trovo bello a prescindere. Va anche detto che ho sempre cercato di riutilizzare in modo “attivo” le mie passioni, tant’è che di fumetti scrivo professionalmente e i manga in particolare li edito. E poi diciamolo, questa idea di fanciullezza e spensieratezza dei manga è un po’ un fraintendimento: i manga migliori tendono a essere molto drammatici, e spesso durissimi. Le fanfiction, forse, sono un hobby che conservo soprattutto per affetto fanciullesco, ma non le ho mai prese alla leggera. In fondo, ho imparato a scrivere così.
Ringraziamo Eleonora C. Caruso per il tempo concessoci e vi invitiamo alla sua prossima presentazione che si terrà a Napoli il 9 giugno: https://www.facebook.com/events/2021976191385016/
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