Pubblicato a novembre da Fazi Editore, Per quieto vivere è l’ultimo – il terzo per la precisione – romanzo di Massimiliano Smeriglio.
La storia è ambientata a Roma, in un grande condominio abitato da persone diverse, ognuna alle prese con la propria vita. Il personaggio principale, sul quale ruota gran parte della narrazione, è il portiere dello stabile, presentato come un personaggio indifferente, privo di buone intenzioni. Il suo scopo è quello di scoprire chi tra i condomini possa essere collegato alla morte della nonna paterna – anch’ella portiera lì come il padre – avvenuta nel 1944. È così che, a uno a uno, gli altri personaggi vengono introdotti, parlando, a volte, anche di loro stessi: una donna anziana considerata pazza, uno spacciatore con la figlia adolescente, un giornalista malato accudito dal figlio e un altro figlio indifferente al lutto che ha colpito la sua famiglia. Tra loro, il morboso portiere è convinto che si celi il colpevole – colpevole perché parente di chi ha commesso il crimine settanta anni fa – della scomparsa della nonna che deve essere punito. Tra salti temporali nel passato e nel presente, voci narranti che si susseguono e alternano e il fatiscente palazzone a fare sempre da sfondo alle loro vicende, tutti i personaggi saranno chiamati in causa fino ad arrivare alla risoluzione di un vecchio mistero rimasto nel dimenticatoio per troppo tempo.
Per quieto vivere: un’indagine di Massimiliano Smeriglio sugli individui e la società contemporanei
Docente universitario, giornalista e, attualmente, vicepresidente della regione Lazio, Massimiliano Smeriglio nel suo Per Quieto vivere dipinge un gruppo di persone – non troppo difficili da immaginare nella realtà viste le descrizioni accurate, soprattutto, dei loro caratteri – con storie diverse tuttavia accomunate da una lotta interiore che combattono da sempre e quotidianamente. Centrale e forte l’individualismo che i personaggi condividono, nato o accresciuto dalle vicende passate e presenti che li hanno toccati, segnandoli e contribuendo a cambiarli nel profondo.
In Per quieto vivere non vi è nulla che rimandi a una tranquillità reale ma soltanto a una calma finta, conveniente, per evitare ulteriori e inutili problemi. Tanta, troppa è l’inquietudine che, fin troppo prepotentemente, anima i protagonisti che si muovono tra le loro esistenze problematiche le quali, a tratti, si intersecano tra di loro con una tetraggine e un grigiore onnipresenti, come a voler rimarcare la gravità della trama.
Quest’ultima, di cui il portiere – una figura alquanto detestabile e che non suscita in tutto il romanzo alcuna simpatia “grazie” a dosi elevate di egoismo, menefreghismo e razzismo – scorre fluida nonostante i salti temporali e l’alternarsi delle voci narranti che, in effetti, soddisfano la curiosità del lettore che vuole saperne di più di ciò che turba gli altri personaggi, spingendoli a comportarsi in una determinata maniera, piuttosto che in un’altra.
Per quieto vivere è un romanzo disincantato che si mostra per quello che è senza curarsi di turbare il “quieto vivere” di chi lo legge, in grado di offrire vari spunti di riflessione su tematiche sociali attuali.
Massimiliano Smeriglio, i libri
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