Portami a casa di Sebastian Fitzek | Recensione

Portami a casa (titolo originale: Der Heimweg) è l’ultimo romanzo dello scrittore tedesco Sebastian Fitzek, pubblicato in Italia lo scorso ottobre. Il libro è stato tradotto da Elisa Ronchi ed edito da Fazi, che lo ha inserito nella sua collana Darkside.

L’autore

Sebastian Fitzek ha studiato Giurisprudenza ma non ha mai esercitato la professione, preferendo seguire la strada della scrittura. Il suo esordio letterario risale al 2006, anno di uscita in Germania di La terapia, un romanzo che ha avuto un enorme successo. In seguito, lo scrittore ha pubblicato altre ventisette opere che lo hanno confermato un esponente di punta del thriller psicologico mondiale, come “Il ladro di anime” (Einaudi, 2019).  Da Portami a casa verrà presto tratta una versione cinematografica per Amazon International.

La sinossi

Siamo a Berlino. Una giovane donna, Klara, più volte maltrattata dal marito e madre della piccola Amelie, una sera decide di chiamare la linea telefonica gratuita riservata alle donne sole che rientrano a casa tardi la sera. La donna, però, non ha bisogno di compagnia, bensì, di aiuto. Dall’altra parte del ricevitore sarà Jules a risponderle, che si trova lì per sostituire un amico. Anche lui porta sulle spalle un peso insostenibile: ha perso moglie e figli in maniera tragica e non si è ancora ripreso del tutto dal trauma.  Era venuto a sapere del terribile evento proprio attraverso una linea telefonica di emergenza per cui lavorava. Purtroppo, però, non era riuscito ad arrivare in tempo per poter salvare i suoi cari. Intanto, in città, gira a piede libero un pericoloso serial killer che uccide le persone comunicandogli in anticipo la data precisa della loro morte. È per questa caratteristica che si guadagnerà il soprannome di  “killer del calendario“. Inizia così una notte surreale, in cui Jules cercherà di salvare Klara, intenta a scappare dal proprio persecutore.

Recensione

Portami a casa di Sebastian Fitzek è uno di quei thriller psicologici che lascia con il fiato sospeso dalla prima all’ultima pagina. Aiutato da uno stile sintetico e davvero molto efficace, riesce a trasmettere al lettore l’immensità della disperazione che vivono i protagonisti, Klara e Jules, mentre trascorrono insieme la grottesca notte iniziata dalla telefonata. I colpi di scena sono numerosi e non mancano repentini passaggi da una storia all’altra: tra digressioni e flashback, sembra di essere costantemente sulle montagne russe. Per il lettore, processare i complessi sentimenti di Klara non sarà un compito facile. La donna, infatti, passa dalla volontà di suicidarsi a quella di liberarsi da una situazione in cui i suoi carnefici si confondono con i salvatori
L’unico problema che abbiamo riscontrato durante la lettura del romanzo è che, malgrado la trama sia davvero avvincente e capace di coinvolgere appieno chi la legge, alcuni passaggi peccano di coerenza temporale e logica.

Fonte immagine: Fazi Editore

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A proposito di Rita Giordano

Sono laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche e mi occupo di progettazione sociale per il No Profit. Mi definisco curiosa e appassionata verso l’arte in tutte le sue forme: amo scrivere, dipingere ma soprattutto leggere, tanto da andare in astinenza se non leggo per più di un una settimana. Ho collaborato con varie riviste specializzate (Storie, Cevitasumarte, Guerra e Pace, Eco delle città).

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