Promesse di Bryan Washington: la recensione

Bryan Washington Promesse

Recensione del primo romanzo dell’autore americano Bryan Washington, Promesse (Memorial)

Esce in occasione del Pride Month per NN Editore il romanzo di Bryan Washington Promesse, romanzo scritto in uno stile dialogico decisamente non convenzionale, che si avvicina all’oralità.
Il romanzo racconta, alternando i punti di vista, di Mike e Benson, una coppia gay che convive a Houston (Texas), nel momento in cui, a seguito di un periodo di crisi, Mike è richiamato in Giappone, la terra dalla quale proviene, per assistere il padre morente, mentre Benson, un giovane afroamericano, resta a Houston, a condividere l’appartamento con la madre di Mike, Mitsuko, che l’uomo ha appena conosciuto e con la quale trascorrerà, in assenza di Mike – che nel frattempo conosce il padre, che ha abbandonato lui e sua madre quando era un ragazzino – , lunghi mesi a conoscere lei, Mike attraverso di lei e, soprattutto, sé stesso.
Tra i punti di forza del romanzo di Bryan Washington non si può non menzionare lo stile, originalissimo: dal punto di vista stilistico, il romanzo si presenta come un vero e proprio flusso di coscienza, il che dimostra grande maestria e padronanza delle tecniche narrative dell’autore, a dispetto della giovanissima età. Il romanzo è, infatti, costruito alternando i punti di vista dei due in delle macrosezioni che, più che capitoli, corrispondono a stagioni della vita interiore dei protagonisti, dove dialoghi, pensieri, descrizioni e narrazione non sono distinti sulla pagina per scelte grafiche o interpuntive, ma sono riportati tal quali appaiono e si susseguono, come in un lungo monologo, dove trovano spazio finanche le fotografie che i due protagonisti si inviano nelle chat di messaggistica istantanea, come se il lettore stesse leggendo un lunghissimo messaggio su smartphone e non un romanzo.

La relazione omosessuale e interraziale di Mike e Benson è ormai arrivata, dopo quattro anni, ad un vicolo cieco: nessuno dei due ha il coraggio di voltare davvero pagina, anche se entrambi sanno che questa è la cosa giusta da fare, ed il lungo viaggio di Mike, del quale Benson subisce la decisione improvvisa – cosa che spinge, il lettore, inizialmente ad empatizzare con lui, per poi sovvertire completamente il paragone non appena il punto di vista si sposta su Mike – mette i due giovani alla distanza necessaria per poter ripensare a sé come coppia ma, innanzitutto, a loro stessi come individui. La tematica omosessuale è senz’altro una tematica fondamentale del romanzo di Bryan Washington, così come la questione razziale e la sieropositività. ma ad essere veramente centrali sono le tematiche della memoria, della famiglia e dell’identità: a trovare largo spazio sono sì la quotidianità dei due giovani, rivissuta soprattutto sotto forma di ricordo, e la crisi di coppia, non così diversa dalla crisi che potrebbe affrontare una coppia eterosessuale arrivata ad un punto di stagnazione, ma trovano larghissimo spazio i ricordi d’infanzia, la famiglia ed il rapporto con essa, che ha forgiato l’identità dei due uomini e ha determinato il loro rapporto con l’altro. Promesse è un romanzo figlio del nostro tempo, della generazione della crisi, degli smartphone e della flessibilità: tempo di relazioni fugaci e rapporti precari almeno quanto i lavori instabili in cui sono impiegati Mike e Benson, un tempo in cui soltanto chi si gode l’oggi senza farsi domande sul domani può davvero sperare di vederlo, il domani, e mantenere le promesse di quel domani non appena esso si fa presente e diventa “oggi”, un tempo in cui non è possibile promettere nulla né costruire nulla se non avendo prima costruito un rapporto solido con sé stessi, essere scesi a patti con i propri mostri, aver sofferto e aver reagito alla sofferenza per costruire una nuova identità forte e adulta. La distanza è ciò che consente ai due uomini di guardarsi dentro, ripiegarsi sull’io, come condizione imprescindibile per ripensare il “noi”, ridefinire le relazioni e lasciare che siano esse ad adattarsi al cambiamento.

 ll titolo originale, Memorial, pone enfasi sul peso che la memoria ha sulla crescita dell’individuo e sulla caratteristica del romanzo di essere una sorta di intima “confessione” che scava nel profondo per ricostruire, mentre il titolo italiano, Promesse, pone l’accento sulla precarietà dell’esistenza e sulla fugacità delle relazioni quando non si ha davvero sviluppato una buona relazione con sé stessi. Ma “promessa” è, in italiano, anche il germoglio di qualcosa: “promesse” sono Mike e Benson, che si riscoprono simili e allo stesso tempo diversi dai propri genitori, e traggono dall’osservazione i propri punti di forza, affinché siano le loro scelte, e non le loro radici, per quanto importanti, ad orientare il corso della loro vita.

Promesse è un romanzo particolare e ben scritto, che indaga le relazioni umane senza cedere a facili stereotipi e banalizzazioni ed affronta i grandi temi della letteratura novecentesca con serietà e delicatezza.

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Laureata in Filologia Moderna alla Federico II, docente di Lettere e vera e propria lettrice compulsiva, coltivo da sempre una passione smodata per la parola scritta.

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