Il 31 agosto la Bao Publishing ha pubblicato il primo volume (il secondo uscirà ad inizio 2018) del manga Ryuko di Eldo Yoshimizu. Classe 1965, l’autore è un mangaka indipendente e Ryuko è il suo primo manga, pubblicato nel 2011 ed ora tradotto in Italia.
La storia inizia con un colpo di stato nel regno di Forossyah, in Medio Oriente. Il re prima di morire affida la figlia Barrel a Ryuko, donna boss di un clan della Yakuza che ha affari nel regno, finché diciotto anni dopo le due sono costrette alla fuga dal paese. Ma il loro passato non è quello che credevano: Barrel scopre di essere di famiglia reale, Ryuko invece dei segreti sui motivi che hanno costretto la sua “famiglia” a fuggire dal Giappone: così per maestra e allieva arriva l’ora della vendetta tra intrighi internazionali, faide tra clan e ripicche incrociate risalenti fino all’invasione sovietica dell’Afghanistan.
Ryuko: intreccio di bene e male
Innanzitutto Ryuko è un manga di azione, il ritmo della storia è incalzante tra sparatorie, sequestri, e una continua scoperta di segreti inconfessabili. Si aggiunga che ogni personaggio ha qualcosa nel suo passato che torna per perseguitarlo: da Barrel che è orfana del re a Nikolai perseguitato dal pensiero della guerra in Afghanistan.
Date le premesse, i colpi di scena non mancano e la trama coinvolge, ma la storia si interrompe ad un punto cruciale: questo è solo il primo volume e si rimane in attesa della pubblicazione del seguito. Eldo Yoshimizu è considerato un erede del gekiga, termine che indica manga con storie più introspettive, pensate per un pubblico adulto; basta guardare al tema principale di Ryuko, che secondo lo stesso autore è la complementarietà del bene e del male: nel fumetto persino spietati mafiosi della Yakuza e duri dittatori arabi possono avere una morale.
Altro tema è il rapporto tra padri e figlie: sia Ryuko che i suoi nemici hanno rapporti familiari sconvolti dall’appartenenza alla criminalità organizzata, anche se va detto che il manga di Eldo Yoshimizu non è certo considerabile un documento attendibile su tale problematica.
Il volume è composto da 256 pagine in bianco e nero, con un’impaginazione particolare: esso va sfogliato come un normale fumetto (normalmente i manga si leggono dalla fine del volume verso l’inizio) mentre le vignette conservano l’ordinamento giapponese e si leggono a partire dalla vignetta in alto a destra. Questo può disorientare il lettore e come effetto secondario “spezza” le vignette a due pagine su facciate diverse: è un problema tipico dei manga con impaginazione “occidentalizzata”: forse sarebbe stato meglio conservare quella originale. Però una volta compreso il metodo di lettura si viene attirati nella storia dallo stile di Yoshimizu, che sfrutta il contrasto tra i due colori per sottolineare i momenti più drammatici della storia ed il movimento nelle scene di combattimenti.
Francesco Di Nucci