Residenza Arcadia: storia di un condominio

Residenza Arcadia

Residenza ArcadiaResidenza Arcadia, pubblicato da Bao Publishing, è la prima storia lunga del fumettista Daniel Cuello. Argentino di nascita e italiano d’adozione, da tempo pubblica vignette, racconti brevi ed illustrazioni sul web e per due anni ha lavorato su Residenza Arcadia.

La storia si svolge in un condominio (la Residenza Arcadia del titolo) alla periferia di una grande città. Le giornate passerebbero tranquille tra liti e battibecchi tra i condomini, come quelle di un palazzo qualsiasi, se non fosse che le vite dei protagonisti si intrecciano con la dittatura militare che controlla il paese. Un non specificato partito unico controlla le vite dei cittadini nel dettaglio, scegliendo persino l’amministratore del palazzo. Un giorno però viene allocata una nuova famiglia a Residenza Arcadia. Questo porterà a scoprire i drammi che si agitano nel palazzo, mentre i giorni passano lentamente tra liti sulle petunie, parate militari e arresti sommari.

Residenza Arcadia: uomini e condomini

Residenza Arcadia non è un fumetto d’azione: con il suo ritmo placido narra l’umanità che abita nel palazzo, con le sue storie, i suoi drammi, i rapporti interpersonali e con la dittatura. I personaggi includono vecchietti che si lamentano costantemente, vicine pettegole, giovani che amano la musica ad alto volume: chi abita in un condominio li riconoscerà sicuramente. Ma la loro vita non può non intrecciarsi con la dittatura nel paese: i giovani sono chiamati al servizio militare, nel palazzo abitano fedeli funzionari del partito e vedove di oppositori politici. Si alternano quindi momenti di comicità e scene serie: alle indimenticabili liti per la scelta dei fiori per abbellire il palazzo si oppongono arresti di oppositori e la scoperta di inconfessabili segreti dei condomini.

La storia di Residenza Arcadia coinvolge il lettore: il ritmo lento non lo annoia ma lo attira sempre più fino al finale che lascia l’amaro in bocca, seppur addolcito da qualche nota d’ottimismo. Gli intermezzi comici riescono a non rendere pesante la vicenda ed alla fine fanno essi stessi parte del racconto della vita in comune, che a volte sembra quasi un gran teatro. Un’altra scelta stilistica è l’alternanza tra mostrare e non mostrare, che dà profondità alla storia. Il partito, i suoi scagnozzi, i nuovi inquilini: nessuno di questi viene mostrato direttamente. La loro esistenza si deduce dagli effetti che hanno nella vita dei protagonisti, sono delle entità estranee ma questo li rende reali. Nei disegni infine dominano i colori caldi che portano un’apparenza di allegria in quella che è in gran parte una storia di chiusura, diffidenza, tradimento e paura degli altri.

Francesco Di Nucci

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