Sistema magico: cos’è e come si scrive

Sistema magico

Sistema magico: cos’è e come si scrive

Scrivere un romanzo fantasy credibile è un’impresa tutt’altro che semplice.
Gli appassionati del genere, o chiunque si sia mai cimentato nell’ardua impresa di scrivere un’opera appartenente a questa categoria ne è ben cosciente. Creare dal nulla un mondo popolato da creature fantastiche e originali, scrivere una bella trama avventurosa — ma comunque credibile — richiede sicuramente una buona dose di fantasia ed immaginazione, che non tutti possiedono. 


Ma siamo davvero sicuri che l’inventiva e l’originalità siano gli unici ingredienti per scrivere un buon libro di genere fantasy?

Quello che per molti è tristemente noto come un genere letterario di serie B nasconde in realtà una complessità che parecchi ignorano, ma che risulta imprescindibile non solo per scrivere, ma anche per riconoscere un buon fantasy.

La magia è uno degli elementi più complessi da gestire in un’opera di questa categoria, poiché deve mantenere, nel corso di tutta la narrazione, una coerenza interna nelle varie manifestazioni in cui l’autore sceglie di rappresentare l’elemento magico.
Ma come riuscire a fare tutto questo? Come parlare di magia in modo credibile e coerente con se stesso?


Ebbene, in aiuto agli aspiranti scrittori è venuto l’autore contemporaneo Brandon Sanderson, scrittore nordamericano noto al pubblico di lettori di fantasy per i suoi complessi e inattaccabili sistemi magici.

Con sistema magico intendiamo nient’altro che un insieme di leggi e di limitazioni atte a regolamentare la magia all’interno di un’opera, che siano in grado di «spiegare l’inesplicabile». Sanderson ha formulato 3 leggi, imprescindibili per non intaccare la credibilità del fantasy e per evitare i buchi di trama nella narrazione.

  • 
La prima legge

    «La capacità dell’autore di risolvere in modo soddisfacente i conflitti fra personaggi tramite la magia è direttamente proporzionale al modo in cui il lettore è messo in grado di comprendere il funzionamento della suddetta magia nel contesto della narrazione».
    Secondo questa legge, è necessario che la magia venga introdotta e spiegata in modo chiaro, così da renderla familiare e riconoscibile al lettore quando si presenta. Qualora ciò non venisse fatto, la magia non sufficientemente contestualizzata né resa abbastanza nota al pubblico potrebbe apparire come un deus ex machina.
    
Chiaramente, un autore può scegliere di conservare un alone di mistero intorno al funzionamento della magia, ed è per questo che distinguiamo due categorie:

    1. Hard Magic, in riferimento a una magia ben definita nelle proprie potenzialità e nei propri limiti, cosicché il lettore sappia a priori cosa la magia può e non può fare;
    2. Soft Magic, in cui la magia è regolamentata da leggi vaghe e mai esplicitamente definite, sconosciute non solo al lettore ma anche a tutti gli altri personaggi dell’opera.

  • Seconda legge di Sanderson

    «Limiti > Poteri».
    Questa legge determina che in un sistema magico i limiti dei personaggi debbano essere necessariamente maggiori rispetto ai loro poteri: ciò che rende interessante la magia, di fatto, non concerne tanto ciò che essa può fare, ma più di ogni altra cosa ciò che essa non è in grado di fare.

  • Terza legge di Sanderson
    
«Espandi ciò che hai già prima di aggiungere qualcosa di nuovo».

    Al fine di creare un mondo coerente, è bene iniziare concentrandosi su pochi elementi, ma sviscerarli bene nel dettaglio, al fine di creare un contesto ricco e solido: la magia sarà sempre connessa ad un determinato mondo e a tutti gli aspetti che lo caratterizzano.
    È bene dar peso a tutti questi fattori e svilupparli al meglio delle proprie possibilità. 


Fonte immagine:  Image by Freepik

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