Sono bruttissima è un libro scritto e pubblicato da Judith Fathallah nel 2007, e nonostante sia poco conosciuto, è sicuramente una delle poche opere che descrive accuratamente come l’anoressia possa facilmente entrare a far parte delle nostre vite. Dell’autrice si sa ben poco, se non che quest’opera è una trascrizione letteraria della sua esperienza personale con questo disturbo alimentare.
Trama e Caratteristiche
La protagonista del libro è Jessica, adolescente dal carattere petulante che si troverà ad affrontare una serie di avversità nella vita: dalla perdita del padre al bullismo a scuola. Durante la lettura, però, ci accorgiamo attraverso gli occhi di Jessica, che lei non considera questi come principali problemi della sua vita, sebbene sia fermamente certa che l’unica soluzione a questi sia dimagrire. Infatti, sullo sfondo di una vacanza estiva passata in famiglia, la trama si apre con un discorso giudicante sull’aspetto fisico di una donna che se ne sta seduta a mangiare, senza amor proprio, di fronte al loro ombrellone. Nonostante il continuo lamento di Jessica sul proprio aspetto fisico, la madre la incoraggia a mangiar sano e a muoversi di più, dimostrandole tutto l’appoggio che un genitore possa dimostrare ad un figlio. Jessica inizia a fare sport, a mangiare meglio, ma l’obiettivo che inizialmente si è posta inizia a diventare sempre più lontano, trasformandosi in un loop malato e giudicante che la porta ad avere pensieri tutt’altro che sani.
Ciò che rende veramente interessante questo libro è il modo in cui Judith Fatallah descrive l’anoressia, infatti, nonostante la traduzione del titolo in Italia sia Sono bruttissima, in inglese l’opera si presenta come Monkey Taming, letteralmente domare la scimmia.

Nonostante all’inizio sia presentata come una voce amica, durante tutto il viaggio attraverso la malattia, ad un certo punto Jessica inizierà a riferirsi a quella vocina con l’appellativo di scimmia, un animale perennemente presente nella sua testa che inizia a sgridarla sempre più spesso, sempre più forte.
Il lettore si ritroverà a crescere insieme a Jessica, a capirla e ad accompagnarla durante l’eventuale ricovero in una clinica psichiatrica, dove si troverà costretta a specchiarsi attraverso delle persone che soffrono proprio come lei, rendendosi conto che non lei non è l’eccezione, non è l’unica.
L’approccio medico viene descritto in maniera cruda e, a tratti, crudele. Anche il rapporto con la madre viene descritto in modo che possano essere capite ambedue le parti, un ago della bilancia che si sposta dal senso di colpa alla rabbia repressa, pesando principalmente sulla coscienza della nostra protagonista che non riesce a decidere cosa fare.
Conclusioni
Sono bruttissima è un romanzo eccellente, sia dal punto di vista grafico, che ad un certo punto diventa abbastanza pesante, sia dal punto di vista narrativo, che dimostra un crescendo di emozioni che non riescono a non affascinare. È un libro che merita di esser letto e capito in un mondo in cui queste malattie mentali sono costantemente romanticizzate e non prese sul serio.
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