Sorelle: il nuovo romanzo di Daisy Johnson

sorelle

Sorelle è il secondo romanzo edito da Fazi Editore della giovane scrittrice inglese Daisy Johnson, tradotto da Stefano Tummolini

Nata nel 1990, nel 2016 ha pubblicato la raccolta di racconti Fen, grazie alla quale ha vinto l’Harper’s Bazaar Short Story Prize, l’A.M. Heath Prize e l’Edge Hill Short Story Prize. Vive a Oxford. Fazi Editore ha pubblicato Nel profondo, il suo romanzo d’esordio finalista al Man Booker Prize nel 2019; l’autrice è la più giovane ad aver partecipato al premio, e la sua scrittura, profonda e destabilizzante, ne è una chiara ed esplicita motivazione. 

Sorelle, la dipendenza affettiva nelle parole di Johnson

Sorelle è la storia di Luglio e Settembre, due adolescenti nate l’una dopo l’altra, separate solo dai nove mesi di gravidanza. Il loro rapporto inquieta per quanto è simbiotico, morboso. Il racconto parte sorprendentemente dagli occhi e dai pensieri di Luglio, la seconda sorella, quella che Settembre si trascina dietro, quella che non può mai dire di no.

“Nessuna di noi due si stupirebbe se, aprendoci la pancia, scoprissero che abbiamo degli organi in comune, che i polmoni di una respirano anche per l’altra, che un cuore solo batte due volte, all’impazzata”.

Un patto di sangue pesa sulle loro teste; le due bastano a loro stesse, o forse l’una deve bastare all’altra, ogni rapporto che si interpone è una colpa, sempre da punire. Qualcosa arriva a turbare il racconto di Luglio, senza mai però compiersi. Qualcosa ha sconvolto la vita apparentemente tranquilla delle due giovani e della loro madre-fantasma a Oxford, costringendole a trasferirsi nella Casa Accoglienza sul mare, l’esatto opposto di ciò che il nome lascerebbe intendere; tutto lì reca tracce di chi le ha precedute, impronte ammuffite e maleodoranti di vite passate che tradiscono l’incuria di chi è solo di passaggio e va di fretta; il luogo è quello dove Settembre era nata, e così suo padre, e dove forse lei è l’unica a sentirsi veramente a suo agio. Ma cosa le ha costrette a fuggire? A trovare rifugio in un luogo abbandonato e decadente?

Il racconto procede per flash quasi cinematografici, alternando ai ricordi passati, la vita nella nuova Casa, che mai si fa dimora, se non di visioni da incubo sempre più ricorrenti e che quasi prendono il posto della vita vera.

Luglio vive attraverso Settembre, sente le sue emozioni, i suoi pensieri prima ancora dei suoi, come se fossero collegate come madre e feto, come se l’una occupasse gli spazi interiori dell’altra, e l’altra è sempre Luglio. 

“Se avessi detto qualcosa, Settembre si sarebbe messa a scavare tra le parole e avrebbe trovato la verità, sepolta in fondo”.

Johnson riesce a sviscerare i meandri della dipendenza affettiva, mettendone in evidenza la sofferenza emotiva e l’inedia, il macigno che si porta dietro colui che la subisce senza possibilità di liberarsene, e insieme di quanto dal sopruso si cerchi di cavare anche una sola goccia d’amore, continuamente. 

Le visioni da incubo sono metafore nitide della realtà ed è lì che si nasconde la verità negata. Una verità indicibile, impossibile da accettare, che ferma il tempo e non concede alcuna possibilità di progressione. 

Un ribaltamento, e tutto si fa limpido, chiaro, e insieme, inaccettabile. Una promessa dovrà essere mantenuta, quella decisiva, e la realtà infine si rivela. 

I lati più oscuri della psiche sono indagati dall’autrice e messi nero su bianco con una scrittura tagliente e vivida, una luce gettata sul buio profondo che è la dipendenza, che invade e prende tutto lo spazio.

“Se il cervello è una casa con tante stanze, io vivo nello scantinato. È buio e silenzioso. A volte sento qualcosa che si muove sopra la mia testa, come dell’acqua che scorre nei tubi o qualcosa che viene digerito lentamente. A volte c’è una luce forte e riesco a vedere dove vivo. […] Ho dovuto farmi piccola per entrarci, allungarmi come le bisce che crescono nell’erba alta vicino alla spiaggia.”

Infine, comprendere di riuscire a provare qualcosa oltre al dolore è terribile, tanto quanto è insostenibile il vuoto che lascia la libera scelta, quando tutto era pieno delle scelte degli altri. Sorelle è il racconto di quando le radici della dipendenza penetrano infondo e trattengono più della libertà, dell’oppressione e dell’inedia che ne consegue, e di quanto tutto questo sia agli antipodi della vita, ancor più della morte. 

Il racconto di Daisy Johnson rapisce, trascina, sconvolge e trattiene. 

 

Fonte immagine: Fazi editore. 

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Studio Filologia Moderna all'università degli studi di Napoli "Federico II". Scrivo per immergermi totalmente nella realtà, e leggo per vederci chiaro.

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